María José Santiago: "Cantare davanti al Papa, una svolta per la mia vita"

Parla l’artista flamenca che stamane si è esibita in Aula Paolo VI davanti al Pontefice, in occasione dell’Udienza ai partecipanti al Pellegrinaggio Mondiale del Popolo gitano

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La voce della cantante jerezana María José Santiago e le corde della chitarra di Paco Cepero hanno riempito di note di flamenco l’Aula Paolo VI in Vaticano, dove il Papa stamane ha ricevuto in Udienza migliaia di partecipanti al Pellegrinaggio Mondiale del Popolo gitano. Un momento che per l’artista, che ha aperto l’incontro esibendosi davanti al Pontefice, “segna un prima e un dopo per la mia vita”, come racconta a ZENIT. 

“È stata la cosa più importante che abbia mai vissuto, in assoluto”, spiega con l’emozione ancora sul volto. “Io avevo già cantato davanti a gente importante, in teatri di numerosi paesi, però questo dono che Dio mi ha donato di esibirmi davanti a Papa Francesco è stata una cosa molto ‘forte’. Dio mi ha detto ‘sono con te e non ti abbandono'”.

Maria – come lei stessa spiega – è un tipo di artista che, al contrario di molte altre ‘cantaora’ di flamenco in Spagna “non segue la linea delle riviste di gossip e della tv”. “Non mi interessano – dice -. Tuttavia se non appari sulle riviste e in televisione, è come se non esistessi. Io, però, continuo a fare i miei concerti e tante volte mi chiedo: ‘Mio Dio, cosa vuoi da me?’, se magari mi ha fatto un regalo…’. Sono tentazioni molto umane”.

Oggi per esempio è stato “un grande regalo”. Non solo per lei, ma anche per tutto il publico presente in Aula, ovvero le comunità di migliaia di gitani provenienti da tutto il mondo. “È stato importante per la presenza del Santo Padre, ma anche perché è stato un momento collettivo. Credo di non aver mai ricevuto tante congratulazioni da gente che non parla la mia lingua. Vescovi, sacerdoti, monache… tutto il mondo. Mi hanno pure chiesto preghiere per le loro famiglie”.

A proposito di famiglia, nella sua – racconta l’artista flamenca – c’è una cugina, “che è come una sorella”, che è monaca delle Sorelle della Croce. Anche per lei e per tutte le sue consorelle Maria si è esibita, in occasione del concerto benefico organizzato per la canonizzazione di Madre María de la Purísima, del medesimo ordine religioso. Anche quello – afferma – “è stato un giorno molto emozionante”.

Riguardo invece alle parole che il Santo Padre ha rivolto al popolo nomade, la cantante spiega che, al di là di qualche incomprensione per la scarsa conoscenza dell’italiano, è stata “molto consapevole di tutto ciò che il Papa ci stava dicendo e ho applaudito quanto più potevo perché questo Papa è meraviglioso!”. Il loro saluto, aggiunge, “è stato molto naturale”, anche se all’inizio lei non sapeva come avvicinarsi, poi alla fine è stato Francesco ad abbracciarla per primo.

In conclusione, María José Santiago lancia un messaggio alla comunità gitana: “Come ci ha indicato il Santo Padre, dobbiamo seguire l’esempio del beato Zeffirino e amarsi, amarsi tanto lasciando da parte rancori e complessi. E anche essere immagine di Gesù Cristo sulla tierra perché siamo parte di Lui”.

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Rocío Lancho García

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