Il «Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici» nasce dalle numerose richieste, giunte alla Congregazione per la Dottrina della Fede da parte di Vescovi, Ordinari, Superiori degli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, di avere a disposizione uno strumento che li possa aiutare nel delicato compito di condurre correttamente le cause che riguardano diaconi, presbiteri e vescovi quando vengono accusati di abuso su minore.
La storia recente attesta la maggiore attenzione della Chiesa a questa piaga. La strada della giustizia non può da sola esaurire l’azione della Chiesa, ma è necessaria per giungere alla verità dei fatti. Si tratta di una strada articolata, che si addentra nel fitto bosco delle norme e della prassi, di fronte alla quale Ordinari e Superiori si trovano talvolta nell’incertezza della direzione da seguire. Ecco dunque il Vademecum, scritto innanzitutto per loro, oltre che per gli operatori del diritto che li aiutano nella trattazione dei casi.
Non si tratta di un testo normativo: nessuna nuova legge viene promulgata, nessuna nuova norma emanata. Si tratta invece di un “manuale di istruzioni”, che intende prendere per mano chi deve trattare concretamente i casi dall’inizio alla fine, ovvero dalla prima notizia di un possibile delitto (notitia de delicto) alla conclusione definitiva della causa (res iudicata). Tra questi due estremi vi sono tempi da osservare, passaggi da compiere, comunicazioni da attivare, decisioni da prendere.
La richiesta di questo strumento è stata formalizzata nell’incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo sulla tutela dei minori nella Chiesa (21-24 febbraio 2019). In quella occasione il S. Padre ha consegnato 21 punti di riflessione per indirizzare i lavori, il primo dei quali recitava: “Elaborare un vademecum pratico nel quale siano specificati i passi da compiere a cura dell’autorità in tutti i momenti chiave dell’emergenza di un caso”. La proposta è stata raccolta e rilanciata dai partecipanti, così che nella conferenza stampa finale l’elaborazione del testo è stata assunta tra le proposte concrete da attuare.
Le fonti di questo testo sono sia giuridiche che pratiche. A livello normativo i riferimenti principali sono i Codici vigenti, le Norme sostanziali e processuali sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede promulgate con il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela (2001, aggiornate nel 2010 da Benedetto XVI), e il più recente motu proprio Vos estis lux mundi (2019). Accanto alle norme si pone l’altra fonte del Vademecum: la prassi della Congregazione, maturata nel corso degli anni, in particolare dal 2001, anno della prima normativa dedicata specificamente ai delitti più gravi. Si è avvalsa del contributo di numerosi canonisti, interni ed esterni alla Congregazione, dei Tribunali locali e delle diocesi che negli anni hanno condotto indagini e processi su mandato della Congregazione. Questa prassi si è nel tempo consolidata e ora è giunta a una sua maturità.
Il Vademecum viene oggi consegnato nella sua prima versione, chiamata “1.0”: un numero che prevede futuri aggiornamenti. Essendo un “manuale”, esso dovrà seguire gli eventuali sviluppi della normativa canonica, adattandosi ad essa. Dovrà inoltre dare una risposta alle nuove sfide che l’esperienza offrirà alla trattazione giuridica dei casi in questione. Dovrà infine fare tesoro delle considerazioni che giungeranno dalle diverse realtà ecclesiali: diocesi, istituti, facoltà ecclesiastiche, centri di ascolto istituiti a livello diocesano e interdiocesano. Il loro contributo qualificato contribuirà a correggere, integrare, precisare e chiarire quei punti che, come è naturale, esigeranno una più approfondita riflessione.