Alle ore 11 di questa mattina [18 dicembre 2018], presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa per la presentazione del Messaggio per la 52ma Giornata Mondiale della Pace sul tema La buona politica è al servizio della pace, che si celebra il 1° gennaio 2019. Intervengono alla Conferenza stampa: l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Rev.do Mons. Bruno Marie Duffé, Segretario del medesimo Dicastero. Ne riportiamo di seguito l’intervento:
Intervento del Rev.do Mons. Bruno Marie Duffé
Presentare la politica come un servizio della pace è dare a questa responsabilità per la collettività una dignità e una visione, in un contesto mondiale e locale, dove la politica sembra più o meno squalificata, a volte disprezzata. Nel Messaggio del Santo Padre si parla, prima di tutto, di una missione che trova la sua ispirazione nel mandato che hanno ricevuto gli Apostoli, quando Gesù disse loro: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa» (Lc 10,5).
C’è una pace da offrire a tutti coloro che soffrono la violenza, il dolore, gli abusi del potere. Una pace che dovremo costruire insieme, con la parola, il dialogo e la salvaguardia del diritto. Una pace che dovremo vivere come relazione di rispetto, verso il prossimo, verso il povero, verso il Creato che è la nostra casa comune. «Pace a questa casa».
Com’è possibile tuttavia sviluppare e tradurre in atto il servizio della pace e come può la politica essere pacifica? C’è bisogno di un discernimento permanente per trovare ciò che contribuisce alla costruzione del bene comune e rifiutare ciò che ostacola la solidarietà… Ecco la missione politica, come un cammino quotidiano dell’incontro, del dialogo, della conciliazione e della ri-conciliazione mutua. Questo discernimento è necessario per capire ciò che dice il Santo Padre quando parla della buona politica. Perché questa politica che vuole e promuove il bene comune e la pace sociale rompe con la sola ricerca di potere, dell’interesse personale o di un gruppo – che esclude gli altri o non vuole costruire la società in maniera comune.
Quando la politica diventa un servizio, ascolta le persone, tutte le persone, accoglie i talenti e le aspirazioni di tutti, con una attenzione particolare per i poveri e i bisognosi. La buona politica non vuole opporsi ai gruppi o alla comunità – sociale, etnica o religiosa. Si fa promotrice invece di tante iniziative per far crescere la relazione tra cittadini. Incontrare, ascoltare, proporre e finalmente decidere per l’avvenire della comunità: ecco una grande e nobile missione! Lo sappiamo: la pace è fragile come un fiore. Non può esserci la pace senza rispetto reciproco, ospitalità reciproca e mantenimento delle promesse.
La politica è una parola che chiama la fedeltà. E la pace non si riduce ad una relazione di forza. Non è un mercato. È piuttosto un impegno per le generazioni presenti e future. Ma sappiamo anche: il futuro inizia oggi. Come servizio della pace, la politica è cura della relazione, all’interno della società così come nella cooperazione tra stati e nazioni, con la diversità delle culture e delle storie. La pace richiede prima di tutto il rispetto del diritto e dei diritti umani. Il riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti umani che abbiamo celebrato per i settant’anni della sua approvazione, mette in luce la dignità della persona umana ed i diritti fondamentali (l’educazione, la salute, la cultura, ma anche la libertà di espressione e di religione) come condizione de pace.
Come ha detto Papa Giovanni XXIII nella sua Enciclica Pacem in Terris (1963), i diritti umani sono allo stesso tempo doveri umani. La reciprocità diritti/doveri è condizione per una società pacifica, con il riferimento – nella fede cristiana – ad un Dio di amore e di perdono. Il Messaggio del Santo Padre non vuole negare le derive ed i vizi che portano alla morte della politica e della pace: la corruzione, che è un male in tutti i paesi; il potere del denaro; la relativizzazione del diritto, la xenofobia, il razzismo, l’ideologia che presenta i migranti come nemici e tutti i discorsi che sono incompatibili con una politica di pace.
La responsabilità della pace comincia nel cuore della persona e nel cuore di ogni famiglia. Passiamo dalla famiglia umana alla famiglia delle nazioni. La pace tuttavia nasce in ogni persona. Siamo membri di un solo corpo – dice san Paolo – abbiamo un unico Padre che dà la sua pace a tutti. La Parola di Dio, che Gesù dà ai suoi discepoli, fa di loro «attori di pace». «Beati gli artigiani di pace!». Questa pace è sempre pace con gli altri: pace sociale, ma anche pace con la natura e pace con la nostra coscienza. «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa» (Lc 10,5).
Stricioni "Seek Peace and Pursue It" - Foto © Vatican Media
"La responsabilità della pace comincia nel cuore della persona"
Intervento del Rev.do Mons. Bruno Marie Duffé – Conferenza Stampa per la presentazione del Messaggio per la 52ma Giornata Mondiale della Pace