Incontro di Papa Francesco con i membri dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato presso l' Aula Paolo VI - Foto © Vatican Media

Card. Giovanni Angelo Becciu : "Il male non ha l’ultima parola"

Omelia in occasione della Festa di San Michele Arcangelo

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Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che l’Em.mo Card. Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha pronunciato questa mattina nella Cappella del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano Maria Madre della Famiglia in occasione della Festa di San Michele Arcangelo, patrono e protettore della Polizia di Stato Italiana e del Corpo della Gendarmeria Vaticana:
Omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Angelo Becciu
Eminenze, Eccellenze, Distinte Autorità, Cari Gendarmi ed Agenti, Cari fratelli e sorelle!
Oggi [29/09/2018] ricorre la festa di San Michele Arcangelo, la cui celebrazione è associata a quella di San Gabriele e San Raffaele. Nel 1949, Papa Pio XII ha proclamato l’Arcangelo Michele patrono e protettore della Polizia di Stato Italiana, per sostenere la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni con impegno professionale al servizio del prossimo, dell’ordine e dell’incolumità delle persone. Anche la Gendarmeria vaticana, riconosce San Michele arcangelo come proprio patrono. Ed è significativo che questo comune riferimento patronale riunisca le due compagini di polizia – italiana e vaticana – nella memoria liturgica e nella celebrazione eucaristica.
Contemplando l’esempio del Santo Patrono, i gendarmi e i poliziotti sono stimolati a riflettere sulla loro vita e a rafforzare l’impegno per continuare nel modo migliore il servizio che prestano per il bene della comunità nella quale operano. Alla luce di questo spirito di condivisione, rivolgo il mio deferente saluto alle autorità civili e militari; in particolare al Ministro dell’Interno sen. Matteo Salvini e al Capo della Polizia Italiana, dott. Franco Gabrielli. E saluto cordialmente il Comandante della Gendarmeria Pontificia dott. Domenico Giani. Nella devozione popolare, e specialmente in diverse preghiere rivolte a S. Michele, il credente lo invoca con questa espressione, o con altre simili: “Difendici in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia”. Questa invocazione interpreta in forma di orazione quanto viene annunciato dalla Parola di Dio che è stata proclamata nella prima lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse (Ap 12,7-12a).
L’Arcangelo Michele appare, potremmo dire, nel pieno della sua missione. È una missione molto significativa, che si rivolge a quelle situazioni nelle quali e contro le quali è davvero difficile lottare. Una lotta impari, contro il male e Satana, contro quel «drago» che, dice letteralmente il testo biblico, «seduce tutta la terra abitata». Quindi un angelo, un solo angelo, contro un potere universale! La sua battaglia contro il drago richiama la lotta tra Dio e il maligno. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al paragrafo 328, afferma che «l’esistenza di esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli, è una realtà di fede. La testimonianza delle Scritture è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione». Altri esseri spirituali incorporei sono presentati dalla Scrittura come “nemici” di Dio e falsi amici dell’uomo. Infatti, la potenza del Male usa la strategia dell’inganno per mettere odio tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e la sua coscienza, tra l’uomo e il suo fratello.
La prima e decisiva lotta contro la forza del Male la dobbiamo sostenere all’interno di noi stessi. Il drago ce lo portiamo dentro. La vita morale, la nostra coscienza umana e cristiana, diventa molto spesso un campo di battaglia dove il Maligno ci assedia con il fuoco incendiario della cupidigia, dell’invidia, dell’odio, dell’egoismo, del sospetto, del disprezzo o del rifiuto dell’altro, e di ogni genere di pensieri distruttivi. Questa guerriglia spirituale “urbana” cioè interiore, si trasferisce spesso sul campo “extraurbano” dei rapporti familiari, dei rapporti lavorativi e sociali in genere. Dentro di noi si scatena una lotta impari tra il bene che desideriamo compiere e il male che invece prende il sopravvento perché mascherato da angelo di luce che inganna la libertà umana.
Il Drago del Male esercita anche una sua azione sociale di disgregazione, fomentando la logica della violenza, della conflittualità, della contrapposizione, dell’arroganza come forma di supremazia e di affermazione di sé, dell’aggressione verbale e fisica. L’intercessione dell’arcangelo Michele ci induca a riconoscere e a compiere sempre il bene per noi e per gli altri, a costo di qualunque sacrificio, perché il bene verrà sempre ripagato da Dio con altrettanto bene. San Michele sia sostegno ed esempio soprattutto di voi, impegnati a custodire, difendere e promuovere la giustizia, le regole della comune convivenza civile, la sicurezza sociale. Egli custodisca la vostra onesta operosità e il vostro infaticabile impegno per la difesa di ogni cittadino, specialmente dei più deboli.
Nel linguaggio comune, tante volte gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine sono definiti «angeli» a motivo del valore di cura e custodia che caratterizza la loro missione. Soffermandoci sulla figura dell’Arcangelo Michele, possiamo dire che il compito affidatogli da Dio, la lotta contro il male, è molto simile al servizio che svolgono la Gendarmeria vaticana e la Polizia di Stato italiana: la lotta contro il male è necessaria per rendere più serena la vita della comunità. E il male può concretizzarsi in diverse forme non necessariamente violente, ma che si manifestano in comportamenti disordinati e nella mancata osservanza delle regole. Sappiamo quanto sia faticoso lottare contro il male, non è facile batterlo, né si potrà vincere finché ci saranno uomini sulla terra, poiché il peccato sarà sempre presente e ci saranno sempre coloro che vorranno lottare contro il bene, vorranno recare del male agli altri e alla società. La vostra missione, tuttavia, non è quella di combattere le persone, ma di contrastare le scorrettezze compiute dalle persone. Quanti lavorano nelle Forze dell’ordine e di polizia sono chiamati a distinguere sempre tra il male e l’uomo che compie il male: la persona, la sua dignità, merita di essere sempre rispettata, qualunque cosa abbia commesso. Il peccato e il reato invece no, non possono essere accettati, devono essere sempre combattuti con tutto l’impegno.
Molte volte non è facile distinguere tra il peccato e il peccatore, tra il reato o l’illecito e colui che li compie, però è necessario combattere il male e l’ingiustizia, mettendo quanti sbagliano nella condizione di non sbagliare più. Dovete agire sempre come gli angeli, cioè con lo spirito di chi è mandato per l’edificazione del bene. Allora il significato di questa festa consiste proprio nel guardare a San Michele Arcangelo, perché tutti noi, ispirati da lui, possiamo diventare dei buoni angeli nel nostro lavoro quotidiano. Soltanto così saremo in grado di lottare con tutte le nostre forze il male della società per poterlo estirpare totalmente, affinché la convivenza della comunità civile possa essere una convivenza veramente serena, pacifica, rispettosa tanto delle leggi quanto dei diritti e della dignità della persona umana, e possa impegnare tutti a costituire un’unica famiglia, ad essere pronti a mettersi al servizio gli uni degli altri per dare vita a quella famiglia umana che insieme si dirige verso il regno di Dio.
Voi gendarmi siete chiamati a un compito importante che attiene alla sicurezza e all’ordine pubblico. La vostra presenza discreta e vigile, assicura tranquillità per un sereno svolgimento delle attività del Santo Padre e dello Stato della Città del Vaticano. Desidero anche evidenziare che la vostra preziosa opera si svolge mediante una proficua cooperazione e una fattiva sinergia con la Guardia Svizzera Pontificia, come pure con le forze di Polizia di altri Stati, specialmente dell’Italia, alle cui Istituzioni siamo grati per la generosa disponibilità, sempre manifestata anche in occasione dei viaggi apostolici del Santo Padre.
Auspico che possiate sempre più avvalervi reciprocamente di questo efficace stile operativo, attraverso un fruttuoso scambio di esperienze e di informazioni. La sicurezza, infatti, è un bene prezioso che si realizza con un costante lavoro di squadra e un’azione ponderata e articolata. Ciò richiede non soltanto preparazione fisica e intellettuale, ma anche spirituale. Vi esorto pertanto ad attingere dalla preghiera e dai Sacramenti la forza per essere sempre bene attrezzati di fronte ai problemi e agli avvenimenti imprevisti.
Cari gendarmi, cari uomini della Polizia, grazie per la dedizione talora nascosta nella quotidianità e lealtà di tanti vostri gesti!! Grazie di cuore per come portate avanti il vostro compito, gravoso e prezioso; un compito che va accompagnato, per questo avete scelto San Michele come Patrono. Egli vi ricorda, ci ricorda, che il male non ha l’ultima parola e che, come diceva San Giovanni Paolo II, il limite imposto al male è la misericordia. Essa si manifesta a voi come dono e come compito. Come dono attraverso una Persona, il Signore che incrocia il vostro sguardo, allo stesso modo in cui, nel Vangelo di oggi (Gv 1,47-51), Natanaele si sente «guardato» e «conosciuto» – quindi amato – da Gesù. È il senso della Celebrazione così significativa di oggi che vede riuniti nella preghiera Gendarmeria vaticana e Polizia italiana, ed è il mio augurio agli esponenti di queste due benemerite Istituzioni: sappiate «guardare» ogni creatura con amore, ad imitazione di Gesù, per riuscire a difenderla dal male, come fa San Michele. Che Egli vi custodisca, per rendervi capaci di custodire!

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ZENIT Staff

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