Una preghiera alla Vergine per i suoi peccati e una richiesta a Dio di missionari santi: così risulta essere il Canto di Raimondo, ossia le quattordici strofe dell’opera poetica che il laico e coniugato Raimondo Lullo, denominato doctor illuminatus, compose nel 1300 nella natia isola di Maiorca. Leggere tale poesia trobadorica in cui il catalano, che la tradizione vuole terziario francescano, riepiloga la sua vita – opera disponibile in una nuova traduzione italiana in Raimondo Lullo, Libro di santa Maria, a cura di S. Sari, Milano 2017 – offre un metodo per affidarsi alla misericordia e chiedere il dono di vocazioni missionarie. Ecco alcune delle quattordici strofe di sei versi.
Sono un uomo vecchio, povero, disprezzato,
non ricevo aiuto da nessuno
e ho intrapreso un’impresa troppo grande.
Ho percorso la gran parte del mondo,
ho dato grande e buon esempio:
poco conosciuto e amato.
Voglio morire in un mar d’amore.
Sebbene siano grandi, non ho paura
dei cattivi principi o dei cattivi pastori.
Ogni giorno penso al disonore
che fanno a Dio i grandi signori
che fanno rimanere il mondo in errore.
Prego Dio che mandi messaggeri
devoti, sapienti e veritieri
per divulgare che Dio si è fatto uomo.
Prego la Vergine dove Dio si è fatto uomo
e tutti i santi a lei sottomessi
di non essere mandato all’inferno.
Per un ulteriore approfondimento cfr. Sara Muzzi, Raimondo Lullo. Opere e vita straordinaria di un grande pensatore medievale, Edizioni Terra Santa, Milano 2016, p. 80, euro 8,00 e l’omelia del cardinale Angelo Amato .
@ p. Pietro Messa, ofm