Riprendiamo il discorso completo pronunciato da papa Francesco incontrando in Piazza Maggiore a Bologna il mondo del lavoro e i disoccupati.
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Cari fratelli e sorelle, buona domenica!
Saluto tutti voi che appartenete al mondo del lavoro, nella varietà delle sue espressioni. Tra queste c’è purtroppo anche quella negativa, cioè la situazione difficile, a volte angosciante, della mancanza di lavoro. Grazie per la vostra accoglienza!
Voi rappresentate parti sociali diverse, spesso in discussione anche aspra tra loro, ma avete imparato che solo insieme si può uscire dalla crisi e costruire il futuro. Solo il dialogo, nelle reciproche competenze, può permettere di trovare risposte efficaci e innovative per tutti, anche sulla qualità del lavoro, in particolare l’indispensabile welfare. È quello che alcuni chiamano il “sistema Emilia”. Cercate di portarlo avanti. C’è bisogno di soluzioni stabili e capaci di aiutare a guardare al futuro per rispondere alle necessità delle persone e delle famiglie.
Nel vostro territorio da lungo tempo si è sviluppata l’esperienza cooperativa, che nasce dal valore fondamentale della solidarietà. Oggi essa ha ancora molto da offrire, anche per aiutare tanti che sono in difficoltà e hanno bisogno di quell’“ascensore sociale” che secondo alcuni sarebbe del tutto fuori uso. Non pieghiamo mai la solidarietà alla logica del profitto finanziario, anche perché così la togliamo – potrei dire la rubiamo – ai più deboli che ne hanno tanto bisogno. Cercare una società più giusta non è un sogno del passato ma un impegno, un lavoro, che ha bisogno oggi di tutti.
La situazione della disoccupazione giovanile e quella di tanti che hanno perduto il lavoro e non riescono a reinserirsi sono realtà alle quali non possiamo abituarci, trattandole come se fossero solamente delle statistiche. E questa è la tentazione.
L’accoglienza e la lotta alla povertà passano in gran parte attraverso il lavoro. Non si offre vero aiuto ai poveri senza che possano trovare lavoro e dignità. Questa è la sfida appassionante, come negli anni della ricostruzione dopo la guerra, che tanta povertà aveva lasciato. Il recente “Patto per il lavoro”, che ha visto tutte le parti sociali, e anche la Chiesa, firmare un comune impegno per aiutarsi nella ricerca di risposte stabili, non di elemosine, è un metodo importante che auspico possa dare i frutti sperati.
La crisi economica ha una dimensione europea e globale; e, come sappiamo, essa è anche crisi etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, da parte sia di singoli sia di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e assegnarla alla persona e al bene comune. Ma perché tale centralità sia reale, effettiva e non solo proclamata a parole, bisogna aumentare le opportunità di lavoro dignitoso. Questo è un compito che appartiene alla società intera: in questa fase in modo particolare, tutto il corpo sociale, nelle sue varie componenti, è chiamato a fare ogni sforzo perché il lavoro, che è fattore primario di dignità, sia una preoccupazione centrale.
Qui ci troviamo davanti a San Petronio, ricordato come Pater et Protector e raffigurato sempre con la città sulle sue mani. Da qui fisicamente vediamo tre aspetti costitutivi della vostra città: la Chiesa, il Comune e l’Università. Quando essi dialogano e collaborano tra loro, si rafforza il prezioso umanesimo che essi esprimono e la città – per così dire – “respira”, ha un orizzonte, e non ha paura di affrontare le sfide che si presentano. Vi incoraggio a valorizzare questo umanesimo di cui siete depositari per cercare soluzioni sapienti e lungimiranti ai complessi problemi del nostro tempo, vedendoli sì come difficoltà, ma anche come opportunità di crescita e di miglioramento. E questo che dico vale per l’Italia nel suo insieme e per l’intera Europa.
Cari amici, vi sono particolarmente vicino, mettendo nelle mani del Signore e della Madonna di San Luca tutte le vostre ansie e preoccupazioni. A Lei, così venerata da tutti i bolognesi, ci rivolgiamo ora con la preghiera dell’Angelus.
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