Piergiorgio faceva parte di un gruppo di persone che si incontravano tutte le settimane a parlare di Gesù, della sua vita. Il loro scopo era di conoscere, discutere, approfondire il Vangelo.
Si accorgevano però di essere come chi si avvicina ad una tavola imbandita, limitandosi ad aspirare il profumo dei cibi, a pregustarne il sapore, senza mai gustarli a pieno.
Finchè un giorno uno di loro raccontò la storia dell’asino morto di fame davanti a quintali di fieno che a mala pena arrivava ad annusare. Improvvisamente capirono che, come il pane è vita se viene mangiato, così il vangelo è gioia di vivere se viene vissuto.
La loro condotta subì un cambiamento radicale. Alla luce del vangelo cominciarono, aiutandosi reciprocamente, a rivedere ciascuno i rapporti nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, con chiunque incontrassero.
“E’ stata un’esperienza entusiasmante” – mi racconta Piergiorgio. “Di tanto in tanto, ci si sofferma, pieni di riconoscenza verso Dio e verso il prossimo, a contemplare una fioritura di atti d’amore, di attenzioni verso tutti, un clima di serenità. Certo si registrano molti capitomboli, ma anche un’insolita sveltezza nel balzare di nuovo in piedi. Mi sembra di poter esaminare la mia vita con il compiacimento con cui si guarda un giardino fiorito.”
Era la prima tappa del percorso spirituale del mio amico.
Un giorno cominciarono per lui le prove, i dolori, le privazioni, i distacchi. Arrivò una malattia che lo mise in pericolo di vita. Dovette sottomettersi a cure lunghissime e dolorose.
Poi di nuovo un periodo di calma bonaccia durante il quale potè rivedere sotto luce nuova la sua vita e confrontare il suo modo di vivere prima della prova, con il suo attuale modo di vedere, di pensare, di gustare Dio. E si rese conto di aver ricevuto da Dio una ulteriore accelerazione. Investito da insolita luminosità, comprese soprattutto di non avere in sé che debolezze, fragilità, difetti e che tutto ciò che di buono riusciva a fare era opera di Dio. La sua vita divenne solo riconoscenza per le meraviglie che Dio stava compiendo in lui, attraverso l’azione benefica e purificatrice del dolore.
Mi ritorna alla mente un racconto che mi pare rispondere alle confidenze di Piergiorgio.
Due amici vivevano nella stessa zona. Sovente Antonino passava a trovare Alfonso che con cura tutto il giorno lavorava il suo giardino; nell’ammirare l’orto dell’amico, Antonino non lesinava i complimenti e spesso ripeteva: “Che bello il tuo giardino! Vedo con gioia che tu e Dio lavorate in società!”
Questo elogio Alfonso se lo sentiva rinnovare quasi ogni giorno. E le parole erano quasi sempre queste: “Ogni giorno è più bello il tuo giardino! Vedo con gioia, dai risultati, che tu e Dio lavorate proprio in società”.
Finchè una volta non si trattenne dal rispondere: “Dici così perché non hai ammirato le meraviglie di quest’orto quando a lavorarlo era solo Dio”.
Giardino / Pixabay CC0 - WerbeFabrik, Public Domain
In società con Dio
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont