L’uomo è un essere fragile, seriamente debole se manca di prospettive capaci di scuotere la sua mente e il suo cuore. Il discorso diventa ancora più serio se si volge lo sguardo in direzione del mondo dei giovani. La società senza una loro illuminata formazione rimarrà sempre azzoppata, nonostante le numerose neo tendenze sociali, messe in campo attraverso le leggi del mercato e di quel potere politico ad esse assoggettato. Sono le nuove generazioni il pilastro necessario da “costruire con materiale di prima scelta”, evitando scorciatoie e finte soluzioni. Quando cede un qualsiasi sostegno basilare si sa cosa succede! Quale punto fermo bisognerà indicare perciò loro?
Occorre di certo che conoscano le variegate fonti scientifiche, giuridiche, culturali, sociali, reggenti l’impalcatura del sistema relazionale delle comunità attuali all’interno del nostro pianeta. È necessario che sappiano riconoscere le differenze; le sensibilità; le tradizioni e i cambiamenti che maturano giornalmente attraverso spinte e processi spesso complicati, privi di chiare rotte verso cui proseguire. Lo studio al primo posto, assieme ad una idea della vita che non si fermi all’esaltazione del decisionismo fine a sé stesso o all’avanzamento personale e collettivo sempre e comunque, fino all’annullamento dell’altro.
La reale consistenza delle cose, sia essa riferita al “successo” personale o alle mille conquiste volte, spesso a parole, al benessere comune, ha bisogno di solide fondamenta. Queste ultime non possono mantenersi affidandosi solo alla potenza visiva di ciò che nasce attorno a sé, ma alle ragioni ontologiche che sostengono il valore universale di quanto realizzato. Credere in Dio non è quindi una delle tante opzioni in campo da scegliere. Comprendere il valore storico e cosmico del Crocifisso non può limitarsi ad una tradizione di famiglia o di Stato. È anche tutto questo, se in presenza di uno Stato e di una di famiglia leali difensori di una scelta condivisa, ma è necessario che sia altro.
La vera liberazione, la redenzione o la rivoluzione sociale ed economica sulla via del bene comune, non possono venire dall’uomo che ha tagliato i ponti con la verità di Dio. Esse sono tutte nella volontà del Signore. L’uomo deve prestare all’Eterno le mani, la mente e il cuore se vuole che si realizzino e siano storicamente agganciate ad un reale cambiamento della società in cui si vive. Non bisogna vergognarsi di raccontare ai giovani questa verità. Non farlo significa privarli delle loro immense possibilità che hanno a disposizione per costruire una vita migliore, per sé e per gli altri. Scrive il mio maestro spirituale a pochi giorni della fine delle celebrazioni per la Santa Pasqua:
“Urge passare alla contemplazione di Gesù Crocifisso, nel quale è racchiuso tutto l’infinito amore di Dio per l’uomo da redimere. Il Padre ha mostrato la sua onnipotenza di grazia sulla croce, conservando il Figlio suo nel più puro amore. Ha rivelato la sua onnipotenza di gloria nel sepolcro risuscitandolo, rivestendolo di un corpo spirituale, glorioso, incorruttibile, immortale, di luce, facendolo sedere alla sua destra nel più alto dei cieli”. Questo invito non fa parte di un racconto fiabesco, ma della autentica storia dell’uomo. Non riconoscerlo cambia la struttura dell’esistenza umana e condanna le nuove generazioni alla non oggettività.
Ma noi insegnanti, famiglie, politici, imprenditori, professionisti, magistrati, religiosi, predicatori, finanzieri, ecc., rendiamo testimonianza del Crocifisso durante l’espletamento del nostro ruolo? Se non lo facciamo come possiamo pretendere che i giovani crescano con quel bagaglio imprescindibile, per poter contribuire a cambiare un mondo al limite dell’implosione? Oggi, ad esempio, la sofferenza è soltanto un fatto medico, se trattasi del corpo e una condizione di stress, semplice o complesso, se riferito ad un fatto comportamentale. La morte crudele di Cristo in croce ha invece trasformato il senso della sofferenza, se vissuta senza rancore verso sé stessi e gli altri, in un passaggio di rinascita.
Quando la sofferenza dell’uomo è stata innalzata su quella del Crocifisso l’umanità ha conquistato le vette più alte del progresso sociale, civile ed economico. Senza questa visione si perde ogni convincimento di fede e si aprono le strade dell’odio verso la stessa sofferenza, generando anche impulsi dannosi per potersene liberare, magari provocando gratuitamente dolore in chi sta accanto. Le guerre del passato, ma anche quelle di oggi sono lo specchio di una sempre più debole condizione umana. In proposito giungono ancora nette le parole del mio maestro spirituale:
“Senza il Crocifisso nasce l’odio per la sofferenza e da essa ci si deve liberare. Le vie per la liberazione da essa sono note: aborto, divorzio, eutanasia, violenza, delinquenza, furti, speculazioni, omicidi, guerre, stragi, infinti falsi diritti, abomini e nefandezze che il cuore senza Cristo Crocifisso si inventa, ma con risultati di perdizione eterna. È stoltezza liberarsi dalla sofferenza creando sofferenza. Gesù alla sofferenza si è inchiodato in modo indissolubile e l’ha vinta con la grazia onnipotente del Padre”. Continuare a togliere dalla vista dei giovani il Crocifisso significa privarli della sua redimente contemplazione, non dicendo loro apertamente che quel divieto non fa altro che favorire il mancato rispetto dell’armonia del creato.
Ed ecco le camere a gas di ieri e le sale d’attesa di assistenza alla morte di oggi; i tribunali con sentenze che violentano la natura, ecc. Su questa strada il potente sarà sempre di più “prepotente” contro il debole e quest’ultimo a sua volta vivrà solo per distruggere chi lo ha messo sempre all’angolo. Un film già visto che non insegna nulla alle nuove generazioni, rendendole schiave di vecchie logiche, sprovviste dalla capacità di vivere la loro età nella libertà che costruisce ponti; dalla verità che sa intendere il cielo; dalla sofferenza che nel Crocifisso prepara nel risorgere a nuova vita.
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Se manca il Crocifisso alle nuove generazioni
La morte crudele di Cristo in croce ha trasformato il senso della sofferenza