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Papa: "Dio fa crescere i suoi fiori più belli in mezzo alle pietre più aride"

Nell’Udienza generale, Francesco ricorda che il nostro cammino di fede nasce dalla Risurrezione: la pietra rovesciata al sepolcro è fonte di gioia e vita

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“Gesù ci ha presi, ci ha afferrati, ci ha conquistati per non lasciarci più”. Sono parole cariche di speranza, quelle pronunciate da Papa Francesco oggi, 19 aprile 2017, nel corso della catechesi dell’Udienza generale. Francesco, la cui veste è sferzata dal forte vento, insiste sul fatto che il cristianesimo “non è tanto la nostra ricerca nei confronti di Dio – una ricerca, in verità, così tentennante –, ma piuttosto la ricerca di Dio nei nostri confronti”.
Un Dio che si è fatto carne e che “continua ad essere vivo in mezzo a noi”. Esclama Bergoglio: “Gesù è qui, in piazza con noi, vivo e risorto”. La Risurrezione – sottolinea – è “il nocciolo del messaggio cristiano”, come spiega San Paolo nelle sue Lettere. È infatti un atto di fede non “accettare che Cristo è morto”, bensì “credere che è risorto”.
Paradigmatica la vicenda personale dello stesso Paolo. Egli – ricorda il Pontefice – “non era un chierichetto”, bensì “un persecutore della Chiesa, orgoglioso delle proprie convinzioni”. Ma poi, in questo quadro apparentemente perfetto, rileva Francesco che “un giorno avviene ciò che era assolutamente imprevedibile: l’incontro con Gesù Risorto, sulla via di Damasco”. Quell’episodio “gli avrebbe capovolto il senso della vita”.
Ecco allora che la conversione dell’Apostolo di Tarso dimostra che è Dio che ci cerca. “Gesù ci ha presi, ci ha afferrati, ci ha conquistati per non lasciarci più”, afferma il Papa. E prosegue: “Il cristianesimo è grazia, è sorpresa, e per questo motivo presuppone un cuore capace di stupore. Un cuore chiuso, razionalista, è incapace dello stupore e non può capire il cristianesimo, perché il cristianesimo è grazia e la si incontra nello stupore”. Il Vescovo di Roma ribadisce d’altronde che il cristianesimo “non è un’ideologia, non è un sistema filosofico, ma è un cammino di fede che parte da un avvenimento”.
Il significato della Pasqua diventa allora penetrante. Tutti noi – spiega il Santo Padre – possiamo andare al nostro sepolcro fatto di “propositi di bene (…) rimasti sulla carta” e di “insuccessi” e “vedere la grande pietra rovesciata e pensare che Dio sta realizzando per me, per tutti noi, un futuro inaspettato”.
“Qui – prosegue riferendosi al sepolcro – c’è felicità, gioia e vita, dove tutti pensavano ci fosse solo tristezza, sconfitta e tenebre. Dio fa crescere i suoi fiori più belli in mezzo alle pietre più aride”. A quel punto potremo anche noi gridare, come fa San Paolo riecheggiando i profeti: “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”.
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Qui il testo integrale.

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Federico Cenci

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