L‘azzardo è un predatore votato a creare dipendenza: i malati affetti da disturbi da gioco d’azzardo rappresentano il 3 per cento della popolazione, ma garantiscono quasi il 60 per cento del fatturato di questa industria, che senza di loro fallirebbe. Il giro d’affari ha dunque bisogno di giocatori patologici, a cui sottrarre un’enorme quantità di tempo e denaro senza nulla restituire: ore di lavoro perse, aziende fallite, affetti infranti… In pochi anni l’Italia è diventata uno dei Paesi più colpiti da questo fenomeno.
Diventato il terzo comparto industriale italiano, l’azzardo abbassa di oltre 2 punti il nostro Pil. Tra il 2014 e il 2019, il fatturato del gioco d’azzardo è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro. Una crescita del 30 per cento, che ha visto complice uno Stato ambiguo: da un lato, acquirente di slot machine e promotore di nuovi casinò e, dall’altro, finanziatore di campagne per curare i giocatori patologici. Diversamente dagli Stati Uniti, non sono molti gli studi in Italia sul problema. Da qui l’importanza di questa libro della psicoterapeuta Daniela Capitanucci e del giornalista Umberto Folena, una inchiesta di forte denuncia che snocciola dati sulle proporzioni gigantesche di un fenomeno di cui pochi osano parlare.
Scrive nella prefazione Maurizio Fiasco, esperto della Consulta nazionale antiusura e Ricercatore e docente su Sicurezza pubblica e Gioco d’azzardo: «È il gioco d’azzardo, in Italia un’abitudine pesante per non meno di 5 milioni e 200 mila persone, delle quali oltre un milione e mezzo in stato di dipendenza patologica. Sono uomini, donne, ragazzi della porta accanto, colleghi di lavoro, pensionati, colf…». Dietro i dati, tante storie drammatiche – personali e familiari – che parlano di rovina, criminalità, vergogna, ma anche della progressiva quanto subdola instillazione della «cultura del gioco d’azzardo» in atto da decenni nel nostro Paese. Solo con un’ardua resistenza civica sarà possibile uscire da questa deriva deleteria, causa di un’enorme sofferenza sommersa e di un danno sociale per tutti.
Conclude Fiasco: «Che fare, dunque? La risposta è semplice a formularsi: diffondere quanto più possibile la conoscenza documentata del tema, porre in grado sempre più cittadini, famiglie, professionisti e operatori onesti di padroneggiare la critica e il discernimento. Insomma, la via maestra si presenta come caratterizzata da trasparenza, da responsabilità nel rendere il conto, da chiarezza di metodi e da completezza di esposizione».
Gli Autori
Daniela Capitanucci è psicoterapeuta, dirigente del Sistema Sanitario Nazionale. È socio fondatore, past president e responsabile scientifico dell’Associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze e docente a contratto di Psicologia sociale alla Scuola di Medicina dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese. Dal 1999 si occupa di gioco d’azzardo, svolgendo formazione sul tema rivolta a operatori, amministratori locali e volontari.
Umberto Folena è giornalista professionista. È stato per molti anni inviato speciale e caporedattore di Avvenire, occupandosi di società, religione, spettacolo e sport. Di Avvenire è tuttora collaboratore ed editorialista. Sul tema del gioco d’azzardo tiene conferenze in tutta Italia presso scuole, comunità e associazioni.
Daniela Capitanucci
Umberto Folena
Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia
Edizioni Terra Santa, Milano 2020
315 pagine 18,00 €
e-book ISBN: 978-88-6240-744-1