Maira Shahbaz, la 14enne cattolica pakistana rapita e violentata, è scappata dalla casa di Mohamad Nakash, l’uomo che secondo l’Alta Corte di Lahore sarebbe suo legittimo marito perché, secondo il giudice, l’adolescente si sarebbe convertita all’Islam. Maira dopo la fuga si è recata presso una stazione della polizia riferendo fra l’altro di essere stata filmata mentre veniva violentata dal sequestratore. La ragazza di Madina Town (Punjab) insieme alla madre Nighat e a tre fratelli sono attualmente in fuga dall’abitazione di Nakash, residente nei pressi di Faisalabad, luogo dove secondo fonti vicine ai familiari della vittima sarebbe stata anche costretta a prostituirsi. Maira ha confermato di rifiutare l’abiura della propria fede cattolica, sottolineando di essere stata ingannata tramite la firma di documenti in bianco estortale dal rapitore. Ha aggiunto che il sequestratore e i suoi complici l’hanno minacciata di pubblicare online il video dello stupro qualora non si fosse attenuta alle loro richieste.
La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) è entrata in possesso, tramite il legale della famiglia, l’avv. Khalil Tahir Sandhu, del documento attestante le dichiarazioni rese da Maira alle forze di polizia. Descrivendo quanto accaduto dopo il sequestro avvenuto lo scorso aprile la minorenne ha dichiarato: “Mi sono trovata in un luogo sconosciuto dove l’accusato mi ha costretta a prendere un bicchiere di succo contenente un alcolico. In quel momento ero semi cosciente e l’accusato mi ha stuprata violentemente e mi ha anche filmata mentre ero nuda. Quando sono tornata in me ho iniziato a gridare e a chiedere loro di lasciarmi andare. Hanno minacciato di uccidere tutta la mia famiglia. Mi hanno anche mostrato il video in cui ero nuda e le foto che avevano scattato con i loro cellulari mentre mi stupravano». La vittima ha ribadito: «La mia vita era in balia dell’accusato e… Nakash mi ha stuprata ripetutamente e violentemente».
L’attivista per i diritti umani Lala Robin Daniel, in un colloquio con ACS, ha descritto la vita in fuga della vittima, costretta a spostarsi continuamente da un posto all’altro. «Maira è traumatizzata. Vogliamo portarla da un medico ma temiamo di essere scoperti».
La famiglia ha richiesto l’arresto di Mohamad Nakash per crimini sessuali ai danni di un minore e l’avv. Tahir Sandhu si è rivolto all’autorità giudiziaria per ottenere l’annullamento del presunto matrimonio e il riconoscimento della violenza subita anche per ottenere la conversione all’Islam. Il presunto sequestratore ha reagito richiedendo l’arresto della madre della vittima, Nighat, degli zii e di Lala Robin Daniel asserendo che loro avrebbero rapito la ragazza portandola via dalla propria casa nei pressi di Faisalabad. Sono passate quasi tre settimane dopo la decisione assunta dall’Alta Corte di Lahore a favore di Mohamad Nakash, nonostante il legale di Maira abbia prodotto un certificato di nascita ufficiale dal quale risulta che l’adolescente aveva 13 anni al tempo del presunto matrimonio che si sarebbe consumato mesi prima del sequestro, lo scorso ottobre. Il religioso islamico citato nel certificato di matrimonio lo ha peraltro dichiarato falso e si è rivolto alle forze di polizia.
Dopo mesi dal sequestro e dalle violenze fisica e spirituale Maira attende giustizia, e con lei restano in attesa le altre 2.000 ragazze che ogni anno in Pakistan subiscono trattamenti simili.