Papa & Mariella Enoc, 6 settembre 2016 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

“Comprendere come possiamo realizzare meglio la nostra missione”

Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2020

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Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2020 dal titolo «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Intervengono l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Rev.do Bruno Marie Duffé, Segretario del medesimo Dicastero; la Dott.ssa Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Intervento della Dott.ssa Mariella Enoc

La quaresima è “un tempo favorevole”, una “nuova opportunità”, ci suggerisce nel suo messaggio Papa Francesco. In questo tempo di grazia siamo chiamati a fermarci, a cercare di ricomporre le fratture tra vita e fede, a comprendere come possiamo realizzare meglio la nostra missione, a fare discernimento. Uno dei passaggi più intensi del messaggio di quest’anno è l’invito a condividere la ricchezza, invece di accumularla. Mi sento profondamente toccata da queste parole, soprattutto per il mio servizio come presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Sono soprattutto due le sue ricchezze:
– il sapere, la conoscenza medico-scientifica
-il saper fare, la capacità di cura e di assistenza

Nel corso degli anni l’ospedale è cresciuto molto, è diventato uno tra i più grandi centri di cura e di ricerca al mondo. La tensione costante verso l’eccellenza non è stata un mero obiettivo di politica aziendale, ma è stata una tensione di tipo morale, una sorta di imperativo etico: il dovere di obbedienza – ci ha ricordato il Santo Padre in occasione dell’ultima udienza – «all’autorità morale dei bambini malati e sofferenti». Sono loro che comandano. Sono loro a comandare i nostri lavori, i nostri pensieri, le nostre ricerche, le nostre azioni. La capacità di dare risposta in modo efficace ai problemi di salute dei bambini credo sia un segno di concretezza evangelica che coniuga parole e opere.

Non c’è forse povertà maggiore di quella di chi è privo di salute a causa di una malattia grave, di una malattia cronica – che ti accompagna per tutta la vita – o di una malattia rara, di cui non riesci a scoprire neanche il nome. Quando una famiglia accompagna un bambino da noi, prima di tutto ci chiede di guarirlo, e se non possiamo guarirlo, di curarlo al meglio. Questa concretezza è il nostro primo dovere morale. La capacità di cura, alimentata dalla ricerca scientifica, è la nostra prima forma di carità, la nostra principale ricchezza da condividere.

La scienza e le competenze acquisite in ambito clinico non sono una proprietà privata da custodire gelosamente, ma un talento da mettere a disposizione degli altri, nella logica del Vangelo. Da questa consapevolezza sono nate negli anni le esperienze di cooperazione internazionale dell’Ospedale, che oggi ci vedono impegnati con progetti soprattutto di formazione in molti Paesi: dalla Siria al Centrafrica, dalla Giordania alla Tanzania, dall’India all’Etiopia, dalla Cina alla Cambogia. San Giovanni Paolo II parlava della «La carità del sapere che edifica la pace» (nel 1983 durante un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze). La condivisione del sapere è esattamente il principio che ispira tutti questi nostri progetti di cooperazione sanitaria internazionale, il modo principale in cui Bambino Gesù coltiva la sua vocazione di “Ospedale dei figli del mondo”, segno concreto della carità della Chiesa e del Papa.

Attraverso la formazione dei medici e la cura dei bambini di tutto il mondo, ovviamente nei limiti delle nostre possibilità, abbiamo cercato di interpretare concretamente la “diplomazia della misericordia” di Papa Francesco. Un modello originale e allo stesso tempo esemplare del nostro impegno è rappresentato dall’esperienza di Bangui, nella Repubblica del Centrafrica, dove il Santo Padre aveva aperto il Giubileo della Misericordia nel novembre del 2015. Nei tre anni successivi abbiamo provveduto alla costruzione del centro per bambini malnutriti e alla ristrutturazione dei reparti; alla formazione del personale medico e sanitario; all’accoglienza a Roma dei bambini che richiedevano interventi chirurgici complessi, non eseguibili nella capitale del Centrafrica. Nell’ultimo anno, sono stati più di 100 i bambini prevenienti da tutto il mondo – non solo da Bangui – che l’Ospedale ha accolto e curato in via umanitaria, facendosi interamente carico delle spese grazie al sostegno della sua Fondazione e della generosità di molti.

Le richieste di aiuto sono tante, è difficile dire di no a chi cerca una speranza. Ma questo tempo di quaresima chiede anche a noi di non dare per scontato quello che facciamo. Abbiamo la necessità di tornare alsenso profondo delle nostre azioni. Allora per il Bambino Gesù questo periodo è un’occasione di verifica. Per comprendere se davvero i nostri gesti di condivisione gettano semi di solidarietà, che scardinano l’ideologia dell’economia dello scarto. Per discernere come trovare ogni giorno la giusta misura tra sostenibilità e apertura al mondo.

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ZENIT Staff

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