Angelus (06/01/2020) - Foto © Vatican Media

“Ripartire da Gesù Cristo, Agnello pieno di misericordia”

Le parole del Papa alla recita dell’Angelus

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Alle ore 12 di oggi [19 gennaio 2020], il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

Prima dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Questa seconda domenica del Tempo Ordinario si pone in continuità con l’Epifania e con la festa del Battesimo di Gesù. Il brano evangelico (cfr Gv 1,29-34) ci parla ancora della manifestazione di Gesù. Infatti, dopo essere stato battezzato nel fiume Giordano, Egli fu consacrato dallo Spirito Santo che si posò su di Lui e venne proclamato Figlio di Dio dalla voce del Padre celeste (cfr Mt 3,16- 17 e par.).

L’Evangelista Giovanni, a differenza degli altri tre, non descrive l’avvenimento, ma ci propone la testimonianza di Giovanni Battista. Egli è stato il primo testimone di Cristo. Dio lo aveva chiamato e lo aveva preparato per questo. Il Battista non può trattenere l’impellente desiderio di rendere testimonianza a Gesù e dichiara: «Io ho visto e ho testimoniato» (v. 34). Giovanni ha visto qualcosa di sconvolgente, cioè il Figlio amato di Dio solidale con i peccatori; e lo Spirito Santo gli ha fatto comprendere la novità inaudita, un vero ribaltamento. Infatti, mentre in tutte le religioni è l’uomo che offre e sacrifica qualcosa a Dio, nell’evento Gesù è Dio che offre il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità. Giovanni manifesta il suo stupore e il suo consenso a questa novità portata da Gesù, mediante un’espressione pregnante che noi ripetiamo ogni volta nella Messa: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (v. 29).

La testimonianza di Giovanni Battista ci invita a ripartire sempre di nuovo nel nostro cammino di fede: ripartire da Gesù Cristo, Agnello pieno di misericordia che il Padre ha dato per noi. Lasciarci nuovamente sorprendere dalla scelta di Dio di stare dalla nostra parte, di farsi solidale con noi peccatori, e di salvare il mondo dal male facendosene carico totalmente. Impariamo da Giovanni Battista a non presumere di conoscere già Gesù, di sapere già tutto di Lui (cfr v. 31). Non è così.

Fermiamoci sul Vangelo, magari anche contemplando un’icona di Cristo, un “Volto santo”. Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore; e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo, che dentro ci dice: È Lui! È il Figlio di Dio fattosi agnello, immolato per amore. Lui, Lui solo ha portato, Lui solo ha sofferto, ha espiato il peccato, il peccato di ognuno di noi, il peccato del mondo, e anche i miei peccati. Tutti. Li ha portati tutti su di sé e li ha tolti da noi, perché noi fossimo finalmente liberi, non più schiavi del male. Sì, ancora poveri peccatori siamo, ma non schiavi, no, non schiavi: figli, figli di Dio!

La Vergine Maria ci ottenga la forza di rendere testimonianza al suo Figlio Gesù; di annunciarlo con gioia con una vita liberata dal male e una parola piena di fede meravigliata e riconoscente.

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Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,
oggi si svolge a Berlino una conferenza volta a discutere della crisi in Libia. Auspico vivamente che questo vertice, così importante, sia l’avvio di un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese.

Saluto tutti voi, cari pellegrini e fedeli romani. In particolare, i membri di alcune Confraternite di Sevilla, Spagna; i fedeli di Bielsko-Biała e di Poznań, Polonia; gli studenti del “Loras College” di Dubuque, Stati Uniti, e quelli di Vila Pouca de Aguiar, in Portogallo. Saluto i gruppi parrocchiali di Scandicci e Quarto d’Altino, quelli di San Giuseppe al Trionfale e di San Melchiade in Roma, come pure i ministranti di Corva, diocesi di Concordia-Pordenone, con i loro familiari.

Mi fa piacere ricordare che il 2020 è stato designato a livello internazionale come “Anno dell’Infermiere e dell’Ostetrica”. Gli infermieri sono gli operatori sanitari più numerosi e più vicini agli ammalati, e le ostetriche compiono forse la più nobile tra le professioni. Preghiamo per tutti loro, perché possano svolgere al meglio il loro prezioso lavoro. A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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Britta Dörre

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