Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Thailandia e Giappone (19-26 novembre 2019) – Santa Messa con i giovani nella Cattedrale dell’Assunzione di Bangkok (22/11/2019) - Foto © Vatican Media

“Volete prepararvi per rispondere alla chiamata del Signore?”

Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Thailandia e Giappone (19-26 novembre 2019) – Santa Messa con i giovani nella Cattedrale dell’Assunzione di Bangkok

Share this Entry

Nel pomeriggio, lasciata la Chulalongkorn University, il Santo Padre Francesco si è recato alla Cattedrale dell’Assunzione di Bangkok per la celebrazione della Santa Messa con i giovani. Al Suo arrivo, dopo aver effettuato il cambio di auto, il Papa è salito su una vettura elettrica a bordo della quale ha compiuto un giro tra i giovani presenti. Alle ore 16.40 locali (10.40 ora di Roma), il Santo Padre ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Memoria di Santa Cecilia, Vergine e Martire. Dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia. Al termine della Santa Messa, prima della benedizione finale, l’Arcivescovo di Bangkok, Em.mo Card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, ha rivolto a Papa Francesco il suo saluto. Quindi, dopo aver rivolto ai 10.000 fedeli presenti alcune parole di ringraziamento, il Papa ha benedetto 25 pietre per le nuove Chiese della Thailandia e, prima di lasciare la Cattedrale, ha salutato alcune persone impiegate della Curia. Subito dopo il Santo Padre è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica. Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica e il ringraziamento finale che ha rivolto ai presenti al termine della Santa Messa:

Omelia del Santo Padre

Andiamo incontro al Signore che viene! Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci invita a metterci in movimento e guardare al futuro per incontrarci con la cosa più bella che vuole regalarci: la venuta definitiva di Cristo nella nostra vita e nel nostro mondo. Diamogli il benvenuto in mezzo a noi con immensa gioia e amore, come solo voi giovani sapete fare! Prima che noi andiamo a cercarlo, sappiamo che il Signore ci cerca, ci viene incontro e ci chiama a partire dal bisogno di una storia da fare, da creare, da inventare. Andiamo avanti con gioia perché sappiamo che lì Lui ci aspetta.

Il Signore sa che attraverso di voi, giovani, entra il futuro in queste terre e nel mondo, e conta su di con voi per portare avanti la sua missione oggi (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 174). Come aveva un disegno per il popolo eletto, così Dio ha un disegno anche per ognuno di voi. Lui è il primo a sognare di invitarci tutti a un banchetto che dobbiamo preparare insieme, Lui e noi, come comunità: il banchetto del suo Regno da cui nessuno dovrebbe restare fuori.

Il Vangelo di oggi ci parla di dieci ragazze invitate a guardare al futuro e a partecipare alla festa del Signore. Il problema è stato che alcune di loro non erano pronte a riceverlo; non perché si fossero addormentate, ma perché mancò loro l’olio necessario, il combustibile interiore per mantenere acceso il fuoco dell’amore. Avevano uno slancio e una motivazione grandi, volevano partecipare alla chiamata e alla convocazione del Maestro, ma col tempo le forze e la volontà si erano spente, si erano esaurite, ed erano arrivate tardi. Una parabola su cosa potrebbe succedere a tutti i cristiani quando, pieni di slancio e di desiderio, sentiamo la chiamata del Signore a far parte del suo Regno e a condividere la sua gioia con gli altri. Capita spesso allora che, di fronte ai problemi e agli ostacoli, che tante volte sono molti, come ognuno di voi sa bene nel suo cuore; davanti alla sofferenza di persone care, o all’impotenza che si sperimenta in situazioni che sembrano impossibili da cambiare, l’incredulità e l’amarezza possono guadagnare spazio e infiltrarsi silenziosamente nei nostri sogni, facendo sì che si raffreddi il nostro cuore, che perdiamo la gioia e arriviamo tardi.

Per questo mi piacerebbe domandarvi: volete mantenere vivo il fuoco che può illuminarvi in mezzo alla notte e in mezzo alle difficoltà? Volete prepararvi per rispondere alla chiamata del Signore? Volete essere pronti a fare la sua volontà?

Come procurarsi l’olio che può mantenervi in movimento e incoraggiarvi a cercare il Signore in ogni situazione?

Voi siete eredi di una magnifica storia di evangelizzazione che vi è stata trasmessa come un tesoro sacro. Questa bella Cattedrale è testimone della fede in Cristo che hanno avuto i vostri antenati: la loro fedeltà, profondamente radicata, li ha spinti a compiere buone opere, a costruire l’altro tempio, ancora più bello, composto da pietre vive per poter portare l’amore misericordioso di Dio a tutte le persone del loro tempo. Hanno potuto fare questo perché erano convinti di quanto il profeta Osea ha proclamato nella prima Lettura di oggi: Dio aveva parlato loro con tenerezza, li aveva abbracciati con amore forte, per sempre (cfr Os 2,16.21).

Cari amici, perché il fuoco dello Spirito Santo non si spenga, e voi possiate mantenere vivo lo sguardo e il cuore, è necessario essere radicati nella fede dei nostri anziani: padri, nonni, maestri. Non per restare prigionieri del passato, ma per imparare ad avere quel coraggio che può aiutarci a rispondere alle nuove situazioni storiche. La loro è stata una vita che ha resistito a molte prove e a molta sofferenza. Ma, lungo la strada, hanno scoperto che il segreto di un cuore felice è la sicurezza che troviamo quando siamo ancorati, radicati in Gesù, radicati nella vita di Gesù, nelle sue parole, nella sua morte e risurrezione.

«A volte ho visto alberi giovani, belli, che alzavano i loro rami verso il cielo tendendo sempre più in alto, e sembravano un canto di speranza. Successivamente, dopo una tempesta, lo ho trovati caduti, senza vita. Poiché avevano poche radici, avevano disteso i loro rami senza mettere radici profonde nel terreno, e così hanno ceduto agli assalti della natura. Per questo mi fa male vedere che alcuni propongono ai giovani di costruire un futuro senza radici, come se il mondo iniziasse adesso. Perché è impossibile che uno cresca se non ha radici forti che aiutino a stare bene in piedi e attaccato alla terra». Ragazzi e ragazze, è molto «facile ‘volare via’ quando non si sa dove attaccarsi, dove fissarsi» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 179).

Senza questo forte senso di radicamento, possiamo restare sconcertati dalle “voci” di questo mondo, che si contendono la nostra attenzione. Molte di quelle sono allettanti, proposte ben “truccate”, che all’inizio sembrano belle e intense, ma con il tempo finiscono per lasciare solo il vuoto, la stanchezza, la solitudine e la svogliatezza (cfr ibid., 142) e vanno spegnendo quella scintilla di vita che il Signore ha acceso un giorno in ognuno di noi.

Cari giovani! Voi siete una nuova generazione, con nuove speranze, nuovi sogni e nuove domande; sicuramente anche con alcuni dubbi, ma, radicati in Cristo, vi invito a mantenere viva la gioia e a non aver paura di guardare al futuro con fiducia. Radicati in Cristo, guardate con gioia e guardate con fiducia. Questa condizione nasce dal sapersi desiderati, incontrati e amati infinitamente dal Signore. L’amicizia coltivata con Gesù è l’olio necessario per illuminare il cammino, il vostro cammino, ma anche quello di tutti coloro che vi circondano: amici, vicini, compagni di studio e di lavoro, compreso quello di quanti sono del tutto in disaccordo con voi.

Andiamo incontro al Signore che viene! Non abbiate paura del futuro e non lasciatevi intimidire; al contrario, sappiate che nel futuro il Signore vi sta aspettando per preparare e celebrare la festa del suo Regno.

*

Ringraziamento del Santo Padre al termine della Messa con i giovani

Al termine di questa celebrazione, desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la mia visita in Tailandia e che hanno collaborato alla realizzazione.

Rinnovo l’espressione della mia gratitudine a Sua Maestà il Re Rama X, al Governo e alle altre Autorità del Paese per la loro premurosa accoglienza. Ringrazio di cuore i miei fratelli Vescovi e in particolare il Cardinale Francis Xavier, come pure i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i fedeli laici, e specialmente voi, i giovani!

Un grazie sentito ai volontari che hanno collaborato con tanta generosità; e a quanti hanno mi accompagnato con la loro preghiera e i loro sacrifici, in modo particolare ai malati e ai carcerati.

Il Signore vi ricompensi con la sua consolazione e la pace che solo Lui può dare. E vi lascio un compito: non dimenticatevi di pregare per me. Tante grazie!

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione