Il Santo Padre Francesco ha ricevuto oggi in Vaticano i partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine dei Servi di Maria che si svolge dal 7 al 27 ottobre 2019 presso la Casa Divin Maestro ad Ariccia. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha preparato per la circostanza e consegnato ai presenti nel corso dell’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli!
Siete ormai al termine del vostro 214° Capitolo generale, e avete desiderato incontrare il Successore di Pietro per essere confermati nella fede e incoraggiati nell’impegno della testimonianza e del servizio. Vi saluto tutti con affetto e ringrazio il Priore Generale per le sue parole.
L’Ordine dei Servi di Maria ha avuto le sue origini e il primo sviluppo nella Firenze del secolo XIII, una città vivace quanto bellicosa. Nacque da un gruppo di uomini: i Sette Santi Fondatori, dediti al commercio e al volontariato. Tuttavia, la vostra famiglia religiosa colloca il nucleo germinale del proprio carisma nella consacrazione speciale alla Vergine Maria, riconosciuta come la vera “fondatrice”. Voi vivete la consacrazione personale a Maria come impegno quotidiano nell’assimilarne lo stile, così come è tramandato dalla Sacra Scrittura. Anche lo studio teologicopastorale della figura di Maria di Nazareth diventa per voi parte integrante di una vocazione, che trasmettete in particolare attraverso l’insegnamento nella Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”.
Un altro ambito nel quale testimoniate il Vangelo, ispirandovi alla Vergine Santa, è quello dell’apostolato e della missione. Qui vi sforzate di imitare Maria ispirandovi in particolare a quattro suoi atteggiamenti. Quando dopo l’Annunciazione va ad aiutare Elisabetta; quando a Cana di Galilea ottiene da Gesù il segno dell’acqua cambiata in vino per la gioia dei novelli sposi; quando rimane piena di fede e di dolore ai piedi della croce di Gesù; e infine quando prega nel cenacolo con gli Apostoli in attesa dello Spirito Santo.
Partendo da questi quattro “momenti” mariani, siete sempre chiamati ad approfondire il carisma di fondazione per attualizzarlo, così che possa rispondere con speranza alle sfide che il mondo contemporaneo lancia alla Chiesa e anche al vostro Ordine. Il tema che ha guidato il vostro Capitolo generale: “Servi della Speranza in un mondo che cambia” esprime proprio questo proposito, che diventa traccia di cammino e di missione per i prossimi anni.
In questa prospettiva, vorrei richiamare un aspetto importante della vostra storia, che può essere paradigmatico. I Sette Santi Fondatori hanno saputo vivere il monte e la città. Infatti, da Firenze sono saliti sul monte Senario, dove hanno fatto l’esperienza profonda dell’incontro con Colui che è la Speranza, Gesù Cristo. Successivamente sono ridiscesi dal monte, stabilendo la loro dimora a Cafaggio, immediatamente fuori dalle mura di Firenze, nella periferia della città, per impegnarsi nella vita quotidiana, nella testimonianza e nel servizio alla società e alla Chiesa. Può far bene rileggere, alla luce della pagina evangelica della Trasfigurazione (cfr Lc 9,28- 36), questo cammino dei vostri Fondatori. Essi, forti della esperienza di Dio, scendono più a fondo nella storia rinnovati interiormente. E così possono vivere il Vangelo rispondendo ai bisogni della gente, di fratelli e sorelle che chiedono di essere accolti, sostenuti, accompagnati, aiutati nel percorso della loro vita.
Ripercorrendo quella loro singolare esperienza umana e vocazionale, anche voi diventate sempre più uomini di speranza, capaci di dissipare le paure che talvolta assillano il cuore, anche in una comunità religiosa. Penso, ad esempio, alla scarsità di vocazioni in certe zone del mondo; come pure alla fatica di essere fedeli a Gesù e al Vangelo in alcuni contesti comunitari o sociali. Il Signore, Lui solo, vi permette di portare ovunque, mediante la santità della vita, una presenza di speranza e uno sguardo di fiducia, individuando e valorizzando i tanti germogli di positività che emergono. Pensiamo alle vocazioni nei nuovi territori in cui siete inseriti. Vi esorto a godere della bellezza e della novità culturale e spirituale di tanti popoli ai quali siete stati inviati ad annunciare il Vangelo. Essere uomini di speranza vuol dire coltivare il dialogo, la comunione e la fraternità, che sono profili di santità. Infatti, la santificazione, «è un cammino comunitario, da fare due a due. Così lo rispecchiano alcune comunità sante» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 141).
Essere uomini di speranza vuol dire trovare il coraggio di affrontare alcune sfide odierne. Penso ad esempio a quella di usare in modo responsabile i mezzi di comunicazione, che veicolano notizie positive, ma che possono anche distruggere la dignità delle persone, affievolire lo slancio spirituale, ferire la vita fraterna. Si tratta di educarsi ad un uso evangelico di questi strumenti. Un’altra sfida da raccogliere e gestire è quella della multiculturalità, che infatti avete affrontato in questo Capitolo. Non c’è dubbio che le comunità religiose cattoliche sono diventate dei “laboratori” in questo senso, certo non senza problemi e tuttavia offrendo a tutti un segno chiaro del Regno di Dio, a cui sono invitate tutte le genti, attraverso l’unico Vangelo di salvezza.
Non è facile vivere in armonia le differenze umane, ma è possibile ed è motivo di gioia se facciamo spazio allo Spirito Santo, che in questo, come si dice, “ci va a nozze”. Possano anche le vostre comunità essere segno della fraternità universale, scuole di accoglienza e di integrazione, luoghi di apertura e di relazionalità. Con questa testimonianza aiuterete a tenere lontane le divisioni e le preclusioni, i pregiudizi di superiorità o inferiorità, i recinti culturali, etnici, linguistici, i muri di separazione. E le vostre comunità saranno così nella misura in cui voi siete uomini di comunione, di fraternità e di unità, come lo furono i vostri Fondatori. La Vergine Maria custodisca sempre in voi la gioia Vangelo. Benedico di cuore voi e tutti i fratelli dell’Ordine, come pure le comunità a voi affidate. E vi chiedo per favore di pregare per me.