Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Bulgaria e nella Macedonia del Nord – Santa Messa in Piazza Macedonia - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"Abbiamo fame, Signore, del pane della tua Parola"

Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Bulgaria e nella Macedonia del Nord – Santa Messa in Piazza Macedonia – Omelia e Parole finali del Santo Padre

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Santa Messa in Piazza Macedonia
Alle ore 11.00, lasciato il Memoriale Madre Teresa, il Santo Padre Francesco si reca in auto in Piazza Macedonia. All’ingresso della piazza, cambia vettura e, dopo alcuni giri in papamobile tra i fedeli, alle ore 11.30 presiede la Celebrazione Eucaristica [in latino e in macedone] e tiene l’Omelia. Al termine della Santa Messa, S.E. Mons. Kiro Stojanov, Vescovo di Skopje, rivolge un breve saluto al Santo Padre. Quindi, prima della Benedizione finale, il Papa pronuncia alcune parole di ringraziamento. Subito dopo lascia Piazza Macedonia e si trasferisce in auto alla residenza del Vescovo di Skopje dove e è accolto da 4 suore e da 4 seminaristi e dove pranza con i membri del Seguito papale. Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre pronuncia nel corso della Celebrazione Eucaristica e il saluto di ringraziamento a conclusione della Messa:
Omelia del Santo Padre
«Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete», ci ha appena detto il Signore (Gv 6,35). Nel Vangelo, attorno a Gesù, si concentra una folla che aveva ancora negli occhi la moltiplicazione dei pani. Uno di quei momenti che sono rimasti impressi negli occhi e nel cuore della prima comunità dei discepoli. Era stata una festa… La festa di scoprire la sovrabbondanza e la sollecitudine di Dio verso i suoi figli, resi fratelli nel dividere e condividere il pane.
Immaginiamo per un momento quella folla. Qualcosa era cambiato. Per qualche istante, quelle persone assetate e silenziose che seguivano Gesù alla ricerca di una parola sono state in grado di toccare con le loro mani e sentire nei loro corpi il miracolo della fraternità capace di saziare e di far sovrabbondare. Il Signore è venuto per dare vita al mondo e lo fa sempre in un modo che riesce a sfidare la ristrettezza dei nostri calcoli, la mediocrità delle nostre aspettative e la superficialità dei nostri intellettualismi; mette in discussione le nostre vedute e le nostre certezze, invitandoci a passare a un orizzonte nuovo che dà spazio a un modo diverso di costruire la realtà. Lui è il Pane vivo disceso dal cielo, «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete». Tutta quella gente scoprì che la fame di pane aveva anche altri nomi: fame di Dio, fame di fraternità, fame di incontro e di festa condivisa.
Ci siamo abituati a mangiare il pane duro della disinformazione e siamo finiti prigionieri del discredito, delle etichette e dell’infamia; abbiamo creduto che il conformismo avrebbe saziato la nostra sete e abbiamo finito per abbeverarci di indifferenza e di insensibilità; ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà.
Diciamolo con forza e senza paura: abbiamo fame, Signore… Abbiamo fame, Signore, del pane della tua Parola capace di aprire le nostre chiusure e le nostre solitudini; abbiamo fame, Signore, di fraternità dove l’indifferenza, il discredito, l’infamia non riempiano le nostre tavole e non prendano il primo posto a casa nostra. Abbiamo fame, Signore, di incontri in cui la tua Parola sia in grado di elevare la speranza, risvegliare la tenerezza, sensibilizzare il cuore aprendo vie di trasformazione e conversione. Abbiamo fame, Signore, di sperimentare, come quella folla, la moltiplicazione della tua misericordia, capace di rompere gli stereotipi e dividere e condividere la compassione del Padre per ogni persona, specialmente per coloro di cui nessuno si prende cura, che sono dimenticati o disprezzati. Diciamolo con forza e senza paura, abbiamo fame di pane, Signore: del pane della tua parola e del pane della fraternità. Tra pochi istanti, ci metteremo in movimento, andremo alla mensa dell’altare per nutrirci del Pane della Vita seguendo il mandato del Signore: «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,35).
È l’unica cosa che il Signore ci chiede: venite. Ci invita a metterci in cammino, in movimento, in uscita. Ci esorta a camminare verso di Lui per renderci partecipi della sua stessa vita e della sua stessa missione. “Venite”, ci dice il Signore: un venire che non significa solo spostarsi da un posto all’altro, bensì la capacità di lasciarci smuovere, trasformare dalla sua Parola nelle nostre scelte, nei sentimenti, nelle priorità per avventurarci a fare i suoi stessi gesti e parlare col suo stesso linguaggio, «il linguaggio del pane che dice tenerezza, compagnia, dedizione generosa agli altri»,[1] amore concreto e palpabile perché quotidiano e reale. In ogni Eucaristia, il Signore si spezza e si distribuisce e invita anche noi a spezzarci e distribuirci insieme a Lui e a partecipare a quel miracolo moltiplicatore che vuole raggiungere e toccare ogni angolo di questa città, di questo Paese, di questa terra con un poco di tenerezza e di compassione.
Fame di pane, fame di fraternità, fame di Dio. Come conosceva bene tutto questo Madre Teresa, che ha voluto fondare la sua vita su due pilastri: Gesù incarnato nell’Eucaristia e Gesù incarnato nei poveri! Amore che riceviamo, amore che doniamo. Due pilastri inseparabili che hanno segnato il suo cammino, l’hanno messa in movimento, desiderosa anch’essa di placare la sua fame e la sua sete. È andata dal Signore e nello stesso atto è andata dal fratello disprezzato, non amato, solo e dimenticato; è andata dal fratello e ha trovato il volto del Signore… Perché sapeva che «amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio»,[2] e quell’amore era l’unica cosa capace di saziare la sua fame.
Fratelli, oggi il Signore Risorto continua a camminare in mezzo a noi, là dove passa e si gioca la vita quotidiana. Conosce la nostra fame e ci dice ancora: «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,35). Incoraggiamoci a vicenda ad alzarci in piedi e a sperimentare l’abbondanza del suo amore; lasciamo che Egli sazi la nostra fame e sete nel sacramento dell’altare e nel sacramento del fratello.
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[1] J.M. Bergoglio, Homilía Corpus Christi, Buenos Aires, 1995. [2] Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 15.
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Parole finali del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
prima della Benedizione finale sento il bisogno di esprimere la mia gratitudine. Ringrazio il Vescovo di Skopje per le sue parole e soprattutto per il lavoro fatto in preparazione di questa giornata. E insieme con lui ringrazio quanti hanno collaborato, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Grazie di cuore a tutti! E rinnovo la mia riconoscenza anche alle Autorità civili del Paese, alle forze dell’ordine e ai volontari. Il Signore saprà donare a ciascuno la migliore ricompensa. Da parte mia, vi porto nella mia preghiera, e chiedo anche a voi di pregare per me.

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ZENIT Staff

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