Udienza Generale (17/10/2018) - Foto © Vatican Media

"Amare significa lasciare da parte l’egoismo"

Le parole del Papa alla recita dell’Angelus

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Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica (cfr Mc 10,35-45) descrive Gesù che, ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. L’occasione gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ormai hanno fatto parecchia strada con Lui e appartengono proprio al gruppo dei dodici Apostoli.
Perciò, mentre sono in cammino verso Gerusalemme, dove i discepoli sperano con ansia che Gesù, in occasione della festa di Pasqua, instaurerà finalmente il Regno di Dio, i due fratelli si fanno coraggio, si avvicinano e rivolgono al Maestro la loro richiesta: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (v. 37). Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati, dallo spirito del mondo. Perciò risponde: «Voi non sapete quello che chiedete» (v. 38). E mentre loro parlavano di “troni di gloria” su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un «calice» da bere, di un «battesimo» da ricevere, cioè della sua passione e morte. Giacomo e Giovanni, sempre mirando al privilegio sperato, dicono di slancio: sì, «possiamo»! Ma, anche qui, non si rendono veramente conto di quello che dicono. Gesù preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno, cioè che anch’essi, come gli altri Apostoli, parteciperanno alla sua croce, quando verrà la loro ora. Però – conclude Gesù – «sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato» (v. 40). Come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell’amore “in perdita”, e al premio ci penserà il Padre celeste.
La via dell’amore è sempre “in perdita”, perché amare significa lasciare da parte l’egoismo, l’autoreferenzialità, per servire gli altri. Gesù poi si accorge che gli altri dieci Apostoli si arrabbiano con Giacomo e Giovanni, dimostrando così di avere la stessa mentalità mondana. E questo gli offre lo spunto per una lezione che vale per i cristiani di tutti i tempi, anche per noi. Dice così: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (v. 42-44). È la regola del cristiano.
Il messaggio del Maestro è chiaro: mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: «Il Figlio dell’uomo – dice Gesù – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (v. 45). La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità. La Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio, ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Malaga (Spagna), è stato proclamato Beato il sacerdote gesuita Tiburzio Arnáiz Muñoz, fondatore delle Missionarie delle Dottrine Rurali. Rendiamo grazie al Signore per la testimonianza di questo zelante ministro della Riconciliazione e instancabile annunciatore del Vangelo, soprattutto tra gli umili e i dimenticati. Il suo esempio ci spinga ad essere operatori di misericordia e missionari coraggiosi in ogni ambiente; la sua intercessione sostenga il nostro cammino. Al Beato Tiburzio un applauso, tutti!
Oggi celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale, sul tema “Insieme ai giovani portiamo il Vangelo a tutti”. Insieme ai giovani: questa è la strada! Ed è la realtà che, grazie a Dio, stiamo sperimentando in questi giorni nel Sinodo a loro dedicato: ascoltandoli e coinvolgendoli scopriamo tante testimonianze di giovani che in Gesù hanno trovato il senso e la gioia della vita. E spesso lo hanno incontrato grazie ad altri giovani, già partecipi di questa sua compagnia di fratelli e sorelle che è la Chiesa.
Preghiamo perché alle nuove generazioni non manchino l’annuncio della fede e la chiamata a collaborare alla missione della Chiesa. Io penso a tanti cristiani, uomini e donne, laici, consacrati, sacerdoti, vescovi, che hanno speso la loro vita e la spendono ancora lontani dalla patria, annunciando il Vangelo. A loro il nostro amore, la nostra gratitudine e la nostra preghiera. Preghiamo per loro un’“Ave o Maria” [recita la preghiera] E ora saluto tutti voi, pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi. In particolare, quelli della diocesi di Płock e della scuola “San Giovanni Paolo II” di Kartuzy, in Polonia; quelli di Braço do Norte (Brasile), di Santa Fe (New Mexico) e del Liceo “Saint Chaumond” di Poitiers (Francia). E un gruppo di giovani di Buenos Aires e Cordoba, Argentina. Saluto l’Ordine Secolare Trinitario Italiano e i ragazzi del “Villaggio dei semplici” di San Cataldo, in Sicilia. E anche i cresimandi di Galzignano, che vedo lì.
Un pensiero speciale rivolgo al gruppo della Caritas Internationalis, guidato dal Presidente Cardinale Luís Antonio Tagle, con alcuni Vescovi e persone provenienti da vari Paesi del mondo. Avete compiuto un breve pellegrinaggio in Roma, per esprimere il desiderio di camminare insieme imparando così a conoscersi meglio. Incoraggio questa iniziativa del “condividere il cammino”, che viene promossa in tante città e che può trasformare il nostro rapporto con i migranti. Grazie tante alla Caritas! E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.
Secondo la Gendarmeria Vaticana erano presenti in Piazza San Pietro alla recita dell’Angelus 20.000 fedeli.

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ZENIT Staff

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