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Dal punk rock alla fede: “Cristo mi ha cambiato la vita”

La musica secondo Francesco Lorenzi dei The Sun. Domani L’11 agosto concerto a Roma coi giovani italiani riuniti attorno al Papa

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Di molti dei 700 concerti tenuti fin qui in tutto il mondo, Francesco Lorenzi (autore, cantante e chitarrista), Riccardo Rossi (batterista), Matteo Reghelin (bassista), Gianluca Menegozzo e Andrea Cerato non conservano ricordi esaltanti. Avevano realizzato il loro sogno di bambini: ma il mondo in cui vivevano, fatto di eccessi e dipendenze di ogni tipo, “escludeva pregiudizialmente Dio dalla vita umana”.
Nel mezzo dei 20 anni di carriera dei “The Sun” l’evento centrale parrebbe non aver nulla a che fare con la musica: si tratta del riavvicinamento di Lorenzo al cristianesimo, dopo essersene allontanato da giovane, cammino poi condiviso anche dagli altri membri della band. Oggi, racconta a Zenit, “non potrei più fare musica senza farmi guidare dalla Fede”.
E infatti i “The Sun” da allora hanno suonato alle GMG di Rio De Janeiro (2013) e Cracovia (2016). E prima ancora, su invito del card. Gianfranco Ravasi, avevano partecipato all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sulle culture giovanili emergenti. Ora sono attesi l’11 agosto al Circo Massimo, a Roma, per esibirsi nel corso di “siamo qui”, un incontro dei giovani italiani con Papa Francesco in vista del prossimo Sinodo sui giovani.
I “The Sun” sono considerati la rock band di ispirazione cattolica più in voga di oggi, in Italia e non solo. “siamo dei rocker atipici, ma per fortuna! Perché le nostre vite sono piene di gioia, di amore e di pienezza!”, dice a nome di tutti Francesco Lorenzi; non nasconde che dare testimonianza di fede è penalizzante nel music business: “Non diventeremo gli U2, ma Dio ha liberato le nostre anime e ci dona moltissime gioie attraverso il nostro lavoro”. Zenit lo ha intervistato.
Francesco Lorenzi, anzitutto ti chiedo di presentarti: età, da dove vieni, professione, a che punto sei arrivato del tuo percorso professionale (e anche umano)…

Ho 35 anni, vengo da Thiene, Vicenza (Veneto, Italia). Sono autore, compositore, chitarrista e cantante nella band The Sun (www.thesun.it). Da alcuni anni sono anche scrittore, e nonostante le 8 edizioni italiane e le 8 traduzioni estere del mio libro La strada del Sole, mi sento ancora molto timido nel dire quest’ultima parte della mia esperienza professionale.

A che punto sono del mio percorso? Anche se ho fatto tanta strada, in realtà sono ancora all’inizio: suono da oltre vent’anni, ma sono ancora un giovincello; con i The Sun ho fatto oltre 700 concerti in 3 continenti, ma guardo ancora il mondo con gli occhi di un bimbo in viaggio per la prima volta; ho pubblicato dischi con Sony Music e il mio editore attuale è il leader del mercato, Mondadori, ma sono tra gli autori più indipendenti in circolazione; non sono un’agenzia viaggi, ma porto con me in Terra Santa centinaia di giovani. Sì, perché Cristo mi ha cambiato la vita, ma la vita in Cristo va rinnovata ogni giorno, come una promessa, come un matrimonio, e allora portare tanti giovani nella terra di Gesù mi ricorda dov’è il mio cuore e il mio tesoro.

 

Dove vuoi arrivare ancora?

Dove mi chiama il Signore. Intanto sono in tournée con il nuovo spettacolo dei The Sun: “Ogni Benedetto Giorno”; il nostro tour è iniziato in contemporanea con la pubblicazione dell’enciclica “Gaudete et Exultate” di papa Francesco e ne sembra, per molti aspetti,  una declinazione artistica! Inoltre sto scrivendo un nuovo libro, ed è una ulteriore prova spirituale che mi chiede molta preghiera, discernimento e studio. Il libro sarà un vademecum per vivere quotidianamente la lotta spirituale e trovare la propria strada della felicità. Una vera sfida, che ognuno di noi deve affrontare ogni benedetto giorno.

 

Sei un musicista e un cantante che ha raggiunto molta notorietà… era questo il tuo sogno da bambino?

Da bambino, specialmente da molto piccolo, sognavo di fare il cantante e suonare la chitarra. I miei genitori mi hanno cresciuto con un amore speciale per la musica: io li vedevo spesso ballare felici, nella semplicità, in cucina mentre mamma preparava da mangiare o magari in salotto la sera ecc. Quando c’era musica, c’era gioia e condivisione. Questo mi fece intuire che le canzoni possono unire le persone e accompagnarle ogni giorno della loro vita.

Poi, crescendo, dimenticai questo sogno, ma una serie di “Dio-incidenze” me lo riportarono. Così, a 14 anni, cominciai a suonare e scrivere canzoni da autodidatta. E ora vivo quel sogno esattamente come lo vedevo da bimbo.

 

La canzone che oggi meglio descrive chi sono i The Sun qual è? E cosa dice?

Le nostre canzoni raccontano esperienze personali riviste attraverso lo sguardo che dona il discernimento e la Fede. Ci sono molti argomenti e temi diversi, perciò è difficile identificarne una sola canzone in grado di rappresentare i The Sun oggi dopo 20 anni di vita insieme. Lasciami citare una canzone per album: Non ho paura (Spiriti del Sole), Onda perfetta (Luce), Il mio miglior difetto (Cuore Aperto) e L’Alchimista,  che è tratta dal nostro ultimo lavoro discografico “20”. Alla base di queste canzoni c’è spesso la forza dell’amicizia, di un’amicizia trasfigurata in Dio.

 

Sei un musicista e cantante che non nasconde di avere vissuto, lungo il suo percorso umano e di artista, un’esperienza molto forte: riscoprire la fede. Cosa te l’aveva fatta perdere di vista?

Quando hai 18/20 anni e ti ritrovi a viaggiare suonando musica punk anche al fianco dei tuoi idoli (band come The Offspring, The Cure, per citarne due) potendo disporre liberamente della tua vita e lasciandoti trasportare dalle esperienze che ti vengono proposte, è facile perdere la giusta strada. Gli eccessi, le ambiguità sessuali, le droghe, ma anche in generale vivere in un mondo musicale che escludeva pregiudizialmente Dio dalla vita umana, ci portò lontano dalla Verità e da noi stessi.

 

Oggi quale rapporto c’è, nella tua vita quotidiana, tra la fede e il fare musica?

E’ un rapporto inscindibile. Vivere un cammino di Fede significa rapportare tutto della tua vita alla luce della Verità, di Cristo. La musica è un pezzo di me, come un braccio o, ancor più, il cuore. Non ha importanza se è anche la mia professione. Dio ci guida a vivere unitariamente tutti gli aspetti della nostra vita, se in noi ci fossero scompartimenti stagni e divisioni, non sarebbe un cammino di Dio. Non potrei più fare musica senza farmi guidare dalla Fede, mi è stato fatto un dono ed è mio compito utilizzarlo per fare del bene come posso.

 

Ma è possibile fare musica – per di più rock – e lanciare messaggi di fede?

Questa domanda mi viene rivolta spesso. La musica è un dono altissimo di Dio, che poi l’uomo può decidere se utilizzare per il bene e per la libertà, o per il male e la schiavitù. Il rock in se stesso ha energia, forza, chiarezza, schiettezza, entusiasmo. E’ uno stile di musica perfetto per risvegliare le coscienze, dare coraggio, dire le cose come stanno. E ci sono tanti musicisti che s’impegnano a portare un po’ di luce suonando musica rock!

 

E il mondo giovanile è ancora recettivo a questi messaggi? Sappiamo tutti che le giovani generazioni – rispetto a qualche tempo fa – si sono molto allontanate dalla Chiesa…

I giovani si sono allontanati in parte dalla Chiesa. Dove trovano testimoni credibili e guide spirituali realmente realizzate, i giovani restano, anzi, accorrono. Ma serve qualcosa di molto vero, costante e reale. E la comunicazione non può più essere fatta in modo banale o poco interessante. Oggi la sfida è questa.

In questi ultimi anni abbiamo realizzato molti incontri nelle scuole, con studenti adolescenti che spesso non avevano nemmeno mai sentito nominare Gesù. In tutti i casi, indipendentemente dal Paese di origine e dall’estrazione sociale,  restavano colpiti dalla nostra storia – e considera che noi diciamo con chiarezza la nostra Fede. Quegli studenti spesso ci ascoltano per ore in silenzio e alla fine ci riempiono di domande: hanno bisogno di trovare una direzione concreta in un mondo che propone esclusivamente esempi superficiali, finti o irraggiungibili. I giovani sono ricettivi se stimolati nel giusto modo. Il nostro dovere, come quello di qualsiasi adulto, è quello di dar loro un esempio positivo e reale, tutelando la loro crescita vivendo la nostra nella verità. L’esempio è tutto.

 

Come rock band voi – The Sun – siete quanto di più lontano possibile dallo stereotipo del rocker dalla vita piena di eccessi, di trasgressioni … vi sentite dei Rocker un po’ atipici?

Sì, effettivamente oggi siamo dei rocker atipici, ma per fortuna! Perché le nostre vite sono piene di gioia, di amore e di pienezza!

Siamo ragazzi cristiani che fanno rock. Esempi di questo tipo ce ne sono stati molti nella storia della musica, anche ad altissimi livelli, basti pensare al nostro amatissimo Johnny Cash (che ebbe anche lui i suoi eccessi, ma anche una vita piena di amore per Dio) o agli U2, solo per citarne un paio. Certo, fa più notizia e scalpore un artista che muore a causa della droga o che conduce una vita spericolata rispetto ad uno che promuove costantemente uno stile di vita semplice e iniziative benefiche. Ma questo succede, purtroppo, perché i media in primis continuano a riempirci principalmente di esempi negativi, anche nella musica, abbassando costantemente il livello della qualità dei contenuti proposti alle masse. Ciononostante, la Bellezza e la Verità salveranno il mondo.

 

Ma perché nel mondo della musica rock è così trendy l’immagine del rocker “maledetto”?

Di sicuro gioca un ruolo importante il fatto che la notorietà crescente porti ad avere accesso a delle opportunità inaspettate e, contemporaneamente, porti gli artisti ad essere circondati da persone che stanno con loro per interesse e convenienza. Avere rapporti profondi e veri, radicati nella carità della verità, è importantissimo, soprattutto quando hai successo. Senza questi, è facile cedere alle tentazioni, soprattutto se poi non vivi in modo serio e costante la battaglia spirituale ogni giorno. Parlerò anche di questo nel mio nuovo libro.

Al contempo c’è da dire un’altra cosa: negli anni 60 e 70 spesso l’espressione musicale era frutto di un’esperienza di vita forte, magari tragica, magari difficile e complessa; da quelle esperienze nascevano anche le canzoni come forma di grido al mondo. In quei casi i rocker erano sì “maledetti”, ma perché avevano già vissuto una vita inquieta e quando raggiungevano la notorietà facilmente cadevano negli eccessi Al giorno d’oggi, invece, è molto più una moda che si basa su una assenza di radici.

 

Domanda brutale: come va la vostra carriera di musicisti – dopo la svolta che vi ha portato a riscoprire la fede? E’ possibile vivere e testimoniare la fede – nel mondo della musica rock – senza perdere qualcosa in termini di visibilità, gradimento, opportunità di carriera?

Oggi siamo molto felici anche della nostra carriera. Non diventeremo gli U2, ma Dio ha liberato le nostre anime e ci dona moltissime gioie attraverso il nostro lavoro.

Quando si parla di perdere qualcosa è sempre utile comprendere cosa si è guadagnato al contempo, perché altrimenti si prende in considerazione solo una faccia della medaglia. Sicuramente la nostra testimonianza di Fede ci penalizza nel mondo del music business. Ci vuole quindi molta pazienza, mitezza e sopportazione, perché spesso dobbiamo dimostrare due volte più degli altri il nostro valore. E, nonostante questo, molti media sostenuti da determinati gruppi di potere e di interesse, ci escludono comunque a priori. Ciononostante abbiamo imparato da tempo a portare avanti il nostro percorso artistico senza farci “distrarre” da quello che succede (o non succedeva) intorno a noi. E se guardo oggi quello che sono i The Sun, a quanto bene si è generato dalle nostre scelte, quante vite sono cambiate e rinate anche grazie alla nostra musica, ti posso assicurare che non ci manca davvero nulla!

 

La tua band 20 anni di attività. E’ un traguardo importante, però siete anche molto giovani, ancora… C’è un desiderio personale che hai per il futuro?

Solo continuare a fare bene e con fedeltà ciò che Dio ci indicherà, volendoci sempre bene come fratelli, esattamente come oggi.

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Deborah Castellano Lubov

Deborah Castellano Lubov is Senior Vatican Correspondent for Zenit and its English edition. Author of 'The Other Francis,' now published in five languages, she gave a personal, in-depth look at the Holy Father, through interviews with those closest to him and collaborating with him, featuring the preface of Vatican Secretary of State, Cardinal Pietro Parolin. Lubov often covers the Pope's trips abroad, and often from the Papal Flight, where she has also asked him questions on the return-flight press conference on behalf of the English-speaking press present. Deborah Castellano Lubov, who also serves as NBC Vatican Analyst and collaborator, also has done much TV & radio commentary, including for NBC, Sky, EWTN, BBC, Vatican Radio, AP, Reuters and more. She also has written for various Catholic publications.

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