Mons. Francesco Follo - Foto © Servizio Fotografico-L'Osservatore Romano

Mons. Francesco Follo: "La nascita che prepara la Nascita"

Natività[1] di San Giovanni Battista – Solennità – XII Domenica Tempo Ordinario – Anno B –   24 Giugno 2018

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Rito Romano
Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80
 
Rito Ambrosiano
V Domenica dopo Pentecoste
Gen 17,1b-16; Sal 104; Rm 4,3-12; Gv 12,35-50
V Domenica dopo Pentecoste
 
1) La nascita di Giovanni: il precursore, il profeta, il martire, il battezzatore.
Oggi 24 giugno, a pochi giorni dal solstizio d’estate, la Chiesa celebra con solennità della nascita di San Giovanni Battista. Fra sei mesi la liturgia, a pochi giorni dal solstizio d’inverno, la Liturgia ci farà di nuovo celebrare con ancor più  solennità la nascita del Salvatore. Col 25 dicembre le giornate cominciano ad allungarsi, col 24 giugno le giornate cominciano a diminuire.
Riferendosi a Gesù, Giovanni dice: “Lui deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30). La logica vuole che quando il sole splende le lampade vengano spente, non sono più necessarie per vedere le persone e le cose. In ogni caso, San Giovanni anche se non è la luce, è “la lampada che arde e splende” (Gv 5,35) per testimoniare la luce.
Anche nel dato astronomico c’è un parallelismo evidente tra la festa del Natale di Cristo e quella del natale di San Giovanni, il precursore, il cui padre, Zaccaria, si rivolge a lui appena nato dicendo: “E tu, che ora sei piccolo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, camminerai davanti al Signore” (Lc 1,76). Così è venuto al mondo “colui che è il più grande tra i nati di donna … più che un profeta” (Lc 7,26.28).
Dunque, San Giovanni non è solo il precursore, è anche un profeta speciale. In effetti, i profeti prima di lui hanno parlato di Cristo, annunciando la sua venuta. Lui, Giovanni l’ha indicato, presente tra noi dicendo “Ecco l’Agnello che toglie i peccati del mondo”. L’ultimo (in ordine di tempo) dei profeti ma il il più grande e il più prossimo al Salvatore. Ed è stato anche il primo testimone di Cristo che per Lui ha dato la vita, quindi lo si può e si deve chiamare martire.
A questo profeta e martire è stato dato il nome di “Giovanni”, che indica il suo compito: “Dio dà misericordia”. In effetti, in lingua ebraica Giovanni significa “Dio è misericordioso”. Così già nel nome si esprime il fatto che il neonato un giorno annuncerà il piano di salvezza di Dio.
A questo nome di “Giovanni” è quasi sempre unito il Battista, perché questo Santo che ha indica al mondo la misericordia incarnata,  ha predicato  e impartito “il battesimo della conversione” nel Giordano, dove ha battezzato Cristo stesso. Ciò facendo ha permesso al Redentore di svelare due aspetti del Suo mistero: l’umiltà e la carità: l’umile Dio di misericordia e il Figlio, l’Amato, l’Unto del Signore.
2) Dio di misericordia.
Come ho accennato poco sopra, il brano evangelico parla anche del nome che è dato al neonato: Giovanni. Ma è importante anche ciò si ascolta nella prima lettura e nel salmo responsoriale della festa di oggi.
La prima lettura, presa dal libro di Isaia, dice: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra”. Il salmo responsoriale ritorna su questo concetto che Dio ci conosce fin dal seno materno: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre… Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi” (Sal 138).
Comunemente, si ha un’idea molto riduttiva e giuridica di persona che genera molta confusione nel dibattito sull’aborto. Sembra che un bambino acquisisca la dignità di persona dal momento in cui questa gli viene riconosciuta dalle autorità umane. Per la Bibbia persona è colui che è conosciuto da Dio, colui che Dio chiama per nome; e Dio, ci viene assicurato, ci conosce fin dal seno materno, i suoi occhi ci vedevano quando eravamo “ancora informi” nel seno della madre. La scienza ci dice che nell’embrione c’è, in divenire, tutto l’uomo futuro, progettato in ogni minimo particolare; la fede aggiunge che non si tratta solo di un progetto inconscio della natura, ma di un progetto d’amore del Creatore.
La figura di Giovanni è davvero una figura speciale. E il nome che riceve indica un’azione del Dio di misericordia, il “chinarsi” di Dio, l’irradiarsi di Dio, sul suo popolo.
Luiè l’uomo che la provvidente Misericordia ha scelto per preparare l’ingresso dell’Eterno nella storia.
Se va poi ricordato che Giovanni non è solo il battezzatore, il martire, il profeta e il precursore di Gesù, solo per quanto riguarda la nascita, la missione e la morte. Lui è anche l’amico dello sposo che, presentata la sposa allo sposo e organizzata la festa di nozze, scompare dalla scena di questo mondo. Non va dimenticato che Giovanni il Battista dice di se stesso: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia” (Gv 1, 23).
Se dovessi dare una definizione di Giovanni il Battista, non dovrei fare altro che ripetere quanto ho appeno scritto. Ma se alla domanda: “Chi è il Battista”, dessi un senso più largo, scriverei che il battezzatore è ciascuno di noi. Essendo diventati figli di Dio per mezzo del Battesimo, non voluto da noi, ma voluto dall’Alto, siamo chiamati, a tener fede alle parole dei nostri genitori, impegnandoci a vivere veramente da figli di Dio, da risorti, obbedienti alla volontà del Padre che, non ci chiederà cose superiori alle nostre forze, ma che sta alla nostra destra per difenderci.
Siamo come il Battista, quando siamo obbedienti alla volontà di Dio, quando ci veniamo incontro l’un l’altro, quando ci facciamo piccoli perché Cristo si faccia grande nel cuore di ciascuno che incontriamo.
La vita di ogni essere umano è un compimento di un disegno di Dio. Come il Battista fu preannunciato, ogni nascita è un preannuncio. Dio ha un disegno su di noi. Come dice: “Io ti ho disegnato sul palmo della mia mano” (Is 49, 16).
Dal grembo di mia madre tu hai detto il mio nome, ancora prima che nascessi tu mi conoscevi (Id) e il Salmo 138 dice: “Tu mi hai tessuto nel grembo di mia madre cioè mi sei più madre di mia madre. Ai tuoi occhi sono un prodigio perché Dio mi vede con l’occhio della madre.
Ecco capire che il nostro nascere è il compimento di un disegno di amore vuol dire una cosa ben precisa vuol dire che la nostra vita viene dall’amore, quella è la sua sorgente e la sua sorgente è anche ciò che contiene. Se la nostra sorgente è il veleno, la morte, il nulla o è l’odio o chissà che cosa, la nostra vita sarà o l’uno o l’altro o chissà che cosa. Se invece al suo principio c’è questo disegno di amore che mi ha pensato, mi ha curato, mi ha tessuto: “Tutti i miei giorni erano contati ancora prima che ne esistesse uno; sono scritti nel tuo libro e non solo i giorni prima ma anche tutte le mie lacrime nell’otre tuo raccogli”.
Nulla è perso dell’essere umano; è tutto visto, è previsto e amato e accolto o perdonato da Dio.
Vedere la nascita così vuol dire vedere la persona in un modo diverso. Ogni nascita è un aspetto di questa tenerezza di Dio che si espande su tutta la creazione ed è fonte di gioia. Questa gioia c’è non solo quando c’è una nascita naturale, ma anche, e soprattutto, quando c’è ujna nascita spirituale. Di questa fecondità spirituale sono testimoni speciali le Vergini consacrate.
Papa Francesco insegna: “Anche oggi la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne consacrate…, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate”.
E San Giovanni Paolo II scriveva: “La verginità nel senso evangelico comporta la rinuncia al matrimonio, e dunque anche alla maternità fisica. Tuttavia, la rinuncia a questo tipo di maternità, che può anche comportare un grande sacrificio per il cuore della donna, apre all’esperienza di una maternità di diverso senso: la maternità «secondo lo spirito» (cf. Rm 8, 4). La verginità, infatti, non priva la donna delle sue prerogative. La maternità spirituale riveste molteplici forme. Nella vita delle donne consacrate che vivono, ad esempio, secondo il carisma e le regole dei diversi Istituti di carattere apostolico, essa si potrà esprimere come sollecitudine per gli uomini, specialmente per i più bisognosi: gli ammalati, i portatori di handicap, gli abbandonati, gli orfani, gli anziani, i bambini, la gioventù, i carcerati e, in genere, gli emarginati. Una donna consacrata ritrova in tal modo lo Sposo, diverso e unico in tutti e in ciascuno, secondo le sue stesse parole: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi (…), l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). L’amore sponsale comporta sempre una singolare disponibilità ad essere riversato su quanti si trovano nel raggio della sua azione. Nel matrimonio questa disponibilità, pur essendo aperta a tutti, consiste in particolare nell’amore che i genitori donano ai figli. Nella verginità questa disponibilità è aperta a tutti gli uomini, abbracciati dall’amore di Cristo sposo” (Mulieris dignitatis, 21).
Le Vergini consacrate, infine, testimoniano che la verginità, come vocazione della donna, è sempre vocazione di una persona, di una concreta ed irripetibile persona. Dunque, profondamente personale è anche la maternità spirituale, una maternità di grazia, che si fa sentire nella loro vocazione. Con il loro sì (fiat) docile, generoso e fedele a Cristo queste donne “permettono” a Dio di mantenere la sua promessa d’amore fecondo e santificante.
 
Lettura Patristica
Sacramentarium Veronense, n. 237
 
Il posto che occupa Giovanni Battista nella storia della salvezza spiega l’antica origine del suo culto in tutta la Chiesa. Sia l’Oriente che l’Occidente, già nel IV secolo conoscono la festa in onore del Precursore di Cristo, e numerose basiliche e templi sono dedicati al suo nome. L’Oriente celebra la commemorazione di Giovanni Battista il 7 gennaio, collegandola con l’Epifania del Signore, che nella liturgia orientale corrisponde al Battesimo di Gesù nel Giordano. L’Occidente, già nei tempi di sant’Agostino, sceglie la data del 24 giugno facendo riferimento al giorno della nascita di Cristo: la nascita di Giovanni ebbe luogo sei mesi prima di quella di Cristo. Il culto di Giovanni Battista si diffonde moltissimo nel V secolo; la festa è preceduta dalla veglia notturna; il giorno stesso della festa, poi come nel Natale, sono celebrate tre Messe. La festa diviene molto popolare, e il popolo ha legato con essa diversi costumi risalenti al paganesimo. In Oriente, sono comparse altre due feste in onore di san Giovanni: la memoria dell’Incarceramento e la memoria della Decollazione. Quest’ultima, attraverso la liturgia gallica entra, nel VI secolo nel calendario romano ed è celebrata il 29 agosto. È il giorno della dedicazione della chiesa di San Giovanni Battista a Sebaste di Samaria, dove i discepoli avrebbero seppellito il corpo del loro Maestro.
«Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni» (Jn 1,6). Fu santificato già nel seno della madre, poiché doveva svolgere una grande missione nella storia della salvezza. Giovanni prepara il popolo alla venuta dell’atteso Messia, battezza Gesù e lo indica come Agnello che toglie i peccati del mondo. Cristo dirà di lui che tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni Battista.
Grande per la sua missione, rimane pieno d’umiltà. Dice: «Viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali» (Lc 3,16); «Egli deve crescere e io invece diminuire» (Jn 3,30).
Jn nacque prima di Cristo, per primo cominciò ad insegnare al popolo, precederà anche Cristo nel sacrificio della vita. La Chiesa celebra il giorno della «nascita al cielo» dei suoi santi: per Giovanni fa una eccezione. La sua nascita preannuncia e prepara la nascita di Gesù.
Celebrando la nascita di Giovanni, la Chiesa porge l’orecchio alla voce di Giovanni, che chiama alla conversione e chiede la sua intercessione: affinché la Chiesa sappia sempre riconoscere colui che Giovanni preannunciava; affinché i credenti camminino lungo la via indicata da Giovanni, l’unica via che porta a Colui che il Santo additava.
Dio onnipotente ed eterno,
concedi ai nostri cuori quella rettitudine
nel seguire le tue vie
che insegnò la «voce che grida» del beato Giovanni Battista.
 
[1] Al posto della XII Domenica del Tempo Ordinario quest’anno –come ogni anno in cui il 24 giugno cade di Domenica- si celebra la festa della Natività di S. Giovanni Battista. Si tratta di una festa antichissima risalente al IV secolo. Perché la data del 24 Giugno? Nell’annunciare la nascita di Cristo a Maria l’angelo le dice che Elisabetta sua parente è al sesto mese. Dunque il Battista doveva nascere sei mesi prima di Gesù e in questo modo è rispettata la cronologia (Il 24, anziché il 25 giugno, è dovuto al modo di calcolare degli antichi, non per giorni, ma per Calende, Idi e None)
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Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi.

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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