Incontro con i popoli dell'Amazzonia (Perù) - Foto @ Vatican Media

Card. Lorenzo Baldisseri presenta il Documento Preparatorio dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica

Conferenza Stampa di presentazione – Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale (ottobre 2019)

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Alle ore 11.00 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza stampa di presentazione del Documento Preparatorio dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, in programma nel mese di ottobre del prossimo anno 2019, sul tema: Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Intervengono l’Em.mo Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; S.E. Mons. Fabio Fabene, Sottosegretario; e il Rev. P. Pablo Mora, Officiale della Segreteria Generale.
Pubblichiamo di seguito l’intervento del Card. Lorenzo Baldisseri:
Come è stato annunciato dal Santo Padre Francesco il 15 ottobre 2017, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi, sul tema: “Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, avrà luogo nel mese di ottobre del prossimo anno 2019. I nuovi cammini di evangelizzazione sono pensati per e con il Popolo di Dio che abita in quella regione. Per questo motivo, fin dall’inizio del camino sinodale, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha lavorato in stretto collegamento con la Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), organismo che svolge le attività ecclesiali in quella regione.
Anche se il tema si riferisce ad un territorio specifico, come la Panamazzonia – e per questo motivo si parla di “Sinodo Panamazzonico” – le riflessioni che lo riguardano superano l’ambito regionale, perché esse attingono tutta la Chiesa e anche il futuro del pianeta. Tali riflessioni intendono far un ponte verso altre realtà geografiche simili quali, ad esempio: il bacino del Congo, il corridoio biologico Centroamericano, i boschi tropicali dell’Asia nel Pacifico, il sistema acquifero Guaranì. Questo grande progetto ecclesiale, civico ed ecologico permette di estendere lo sguardo al di là dei rispettivi confini e di ridefinire linee pastorali rendendole adeguate ai tempi di oggi. Anche per queste ragioni il Sinodo sarà celebrato a Roma. Nella regione panamazzonica, prioritaria è l’attenzione ai popoli nativi che la abitano. Questi popoli, come ha affermato Papa Francesco a Puerto Maldonado (19 gennaio 2018), mai sono stati così tanto minacciati come ora.
In secondo luogo si porrà attenzione al tema dell’ambiente, dell’ecologia e della cura del creato, la Casa Comune. Tutto questo sarà presentato alla luce dell’insegnamento e della vita della Chiesa, operante nella Regione. In questa linea oggi si pubblica il Documento Preparatorio, che raccoglie istanze, suggerimenti e propone piste per una adeguata preparazione all’Assemblea sinodale. Il Documento Preparatorio consta di una introduzione e tre parti, che corrispondono al metodo del “vedere, giudicare (discernere) e agire”; metodo già utilizzato precedentemente (Sinodo sulla famiglia) con buoni risultati. Si include infine, un Questionario sul quale le Chiese locali ed altri enti interessati lavoreranno.
La prima parte del Documento, dedicata al “vedere”, delinea l’identità della Panamazzonia e l’urgenza dell’ascolto. Gli argomenti che vengono affrontati sono: il territorio; la varietà socioculturale; l’identità dei popoli indigeni; la memoria storica ecclesiale; la giustizia e i diritti dei popoli, così come la spiritualità e saggezza dei popoli amazzonici. La regione panamazzonica comprende più di sette milioni e mezzo di kilometri quadrati, con nove Paesi che condividono questo grande Bioma (Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Surinam, Guyana e Guyana francese) e coinvolge sette Conferenze Episcopali. Il bacino idrografico dell’Amazzonia rappresenta per il nostro pianeta una delle maggiori riserve di biodiversità (dal 30 al 50% della flora e della fauna del mondo) e di acqua dolce (20% dell’acqua dolce non congelata di tutto il pianeta).
Inoltre, la regione possiede più di un terzo dei boschi primari del pianeta, ed è un importante fornitore di ossigeno per tutta la terra. La popolazione in questo immenso territorio è di circa 34 milioni di abitanti di cui oltre 3 milioni sono indigeni appartenenti a più di 390 etnie. Si includono pure popoli e culture di ogni tipo come afro-discendenti, contadini, coloni, ecc. Tutti vivono in un rapporto vitale con la vegetazione e le acque dei fiumi secondo i loro movimenti ciclici, quali straripamenti, riflussi e periodi di siccità. I centri abitati e le città in Amazzonia si sono rapidamente accresciuti di numero a causa del fenomeno migratorio verso le periferie, cosicché attualmente la popolazione tra il 70% e l’80% risiede in questi centri e città.
La ricchezza della foresta e dei fiumi è minacciata da grandi interessi economici, nei diversi punti del territorio, che provocano la deforestazione indiscriminata, la contaminazione dei fiumi e dei laghi, a motivo dell’uso di agro-tossici, di fuoriuscite di petrolio, dell’estrazione mineraria e la produzione di droghe. A tutto questo si aggiunge un aumento drammatico del traffico di persone, in particolare di donne e bambini, a scopo di ogni tipo di sfruttamento disumano. Fin dalla prima evangelizzazione la Chiesa è stata presente in modo forte e significativo, seppur con ombre, nella difesa e nello sviluppo dei popoli sino ai nostri tempi, in cui essa si è maggiormente coinvolta con la sua azione ecclesiale e sociale a riscatto dei popoli oppressi ed emarginati.
Al riguardo, particolarmente rilevanti sono stati gli interventi dell’Episcopato Latinoamericano attraverso i documenti di Medellín (1968), Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e Aparecida (2007). Sulla giustizia e i diritti dei popoli, l’orientamento di Papa Francesco è chiaro: «Credo che il problema essenziale sia come conciliare il diritto allo sviluppo, compreso quello sociale e culturale, con la tutela delle caratteristiche proprie degli indigeni e dei loro territori. […] In questo senso dovrebbe sempre prevalere il diritto al consenso previo e informato» (Fr. FPI).
La seconda parte del Documento riguarda il “discernere” nuovi cammini a partire dalla nostra fede in Gesù Cristo, illuminati dal Magistero e la Tradizione della Chiesa. Quindi, il contenuto di questa parte è segnato dall’annuncio del Vangelo in Amazzonia, nelle sue diverse dimensioni: biblico-teologica, sociale, ecologica, sacramentale e ecclesiale-missionaria. I racconti biblici ispirano ad una riflessione profonda della realtà specifica dell’Amazzonia, del suo destino e la sua dimensione cosmica, a partire dalla Genesi sino all’Apocalisse. Alla luce della Parola di Dio si instaura la tensione tra il già e il non ancora che coinvolge la famiglia umana e il mondo intero. «L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità […] nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19-22).
L’annuncio evangelico ha un “contenuto inevitabilmente sociale” (EG 177) ed implica l’impegno in favore dell’altro per migliorare la sua vita e così “far presente nel mondo il Regno di Dio” (EG 176). Questa dimensione sociale e comunitaria trova un’espressione rilevante proprio nel territorio Amazzonico in cui l’ecosistema si coniuga inseparabilmente con la vita delle persone e garantisce la stabilità e la salvaguardia della Casa Comune. Ne segue quindi, come ci ricorda Papa Francesco, che l’opera di evangelizzazione non può «mutilare l’integralità del messaggio del Vangelo» (EG 39), e allo stesso tempo non può non tener conto dell’esigenza di disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: la vicinanza, l’apertura al dialogo, la pazienza, l’accoglienza (cf. EG 165). Un elemento basilare che l’evangelizzazione deve considerare è quello dello sviluppo umano concepito come un processo integrale, ben espresso con la formula, spesso usata da Papa Francesco, «nel mondo tutto è collegato», quale paradigma della ecologia integrale (cf. LS 137- 142). Pertanto, il processo di evangelizzazione della Chiesa in Amazzonia non può prescindere dalla promozione e dalla cura del territorio (natura) e dei suoi popoli (culture). Per raggiungere questo scopo sarà necessario articolare i saperi ancestrali con le conoscenze contemporanee (cf. LS 143-146), con riferimento particolare all’utilizzo sostenibile del territorio e allo sviluppo coerente con i valori e le culture delle popolazioni.
Gli auspicati nuovi cammini di evangelizzazione della Chiesa in Amazzonia non possono reggersi se non con uno sguardo ecclesiale contemplativo della creazione e della pratica sacramentale. Infatti, «i sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso» (LS 235). Come afferma il Documento Preparatorio la celebrazione del Battesimo mette in luce l’importanza dell’“acqua” come fonte di vita e di purificazione, facilitando l’inculturazione di riti e tradizioni del territorio. Così pure l’Eucaristia, secondo lo stesso Documento, ci riporta al «centro vitale dell’universo, il centro traboccante d’amore e di vita inesauribile» del Figlio incarnato, presente sotto le apparenze del pane e del vino, frutto della terra e del lavoro degli uomini (cf. LS 236). Nell’Eucaristia la comunità celebra un amore cosmico, in cui gli esseri umani, accanto al Figlio di Dio incarnato e a tutta la creazione, rendono grazie a Dio per la vita nuova in Cristo resuscitato (cf. ibidem). Pertanto, l’Eucaristia, mentre costituisce la comunità pellegrina e festiva, diventa «fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato» (cf. LS ibidem).
Alla fine della seconda parte il Documento parla della dimensione ecclesiale e missionaria. Al riguardo si afferma che in una Chiesa “in uscita” (cf. EG 46), «per sua natura missionaria» (AG 2, Doc. Aparecida 347), tutti i battezzati hanno la responsabilità di essere discepoli missionari, partecipando alla vita ecclesiale con modalità diverse e all’interno di ambiti differenti. La presa di coscienza della dimensione missionaria fa sì che l’annuncio implichi l’affermazione dei principi morali anche nell’ordine sociale ed esige il rispetto dei diritti fondamentali della persona e la pratica della giustizia in favore dei poveri.
Rilevante è il senso religioso dei popoli dell’Amazzonia come espressione del sensus fidei. Tanto è così che lo stesso Papa Francesco ha voluto farvi riferimento con queste parole a Puerto Maldonado: «Ho voluto venire a visitarvi e ascoltarvi, per stare insieme nel cuore della Chiesa, unirci alle vostre sfide e con voi riaffermare un’opzione sincera per la difesa della vita, per la difesa della terra e per la difesa delle culture». La Chiesa, come ce lo ricorda Papa Francesco, deve essere una Chiesa “in uscita” (cf. EG 46), nella quale tutti i battezzati hanno la responsabilità di essere discepoli missionari, partecipando alla vita della medesima, in modo diverso e in diversi ambiti. In tale senso, una prospettiva missionaria nell’Amazzonia esige più che mai un magistero ecclesiale esercitato nell’ascolto dello Spirito Santo che agisce in tutto il popolo di Dio, e che garantisce l’unità e la diversità dei fedeli. Questa unità nella diversità, seguendo la tradizione della Chiesa, presuppone il sensus fidei del popolo di Dio. Così, Papa Francesco ha ripreso questo aspetto enfatizzato dal Concilio Vaticano II (cf. LG 12; DV 10), con queste parole: «In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, agisce la forza santificante dello Spirito che dà impulso ad evangelizzare.
Il Popolo di Dio è santo per questa unzione che lo fa infallibile “in credendo”. Questo significa che quando crede non sbaglia […] Dio munisce la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che lo aiuta a discernere su quello che viene veramente da Dio» (EG 119). Il senso religioso in Amazzonia, come espressione del sensus fidei, ha bisogno dell’accompagnamento e della presenza dei pastori (cf. EN 48). “In questo ascolto reciproco tra il Papa (e le autorità ecclesiali) e gli abitanti del popolo amazzonico, si alimenta e si fortifica il sensus fidei del popolo e cresce il suo essere ecclesiale: «Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che udire» (EG 171).
La terza parte del Documento si riferisce all’“agire”. Si tratta, cioè, di trovare nuovi cammini pastorali per una Chiesa dal volto amazzonico, con dimensione profetica alla ricerca di ministeri e di linee di azione più adeguate in un contesto di ecologia veramente integrale. È Papa Francesco che ci indica la strada per capire l’espressione “volto amazzonico”. Infatti egli afferma a Puerto Maldonado: «quanti non abitiamo queste terre abbiamo bisogno della vostra saggezza e delle vostre conoscenze per poterci addentrare, senza distruggerlo, nel tesoro che racchiude questa regione. E risuonano le parole del Signore a Mosè: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai, è suolo santo” (Es 3,5)» (Francesco, PM). Quanto espresso lo si ritrova anche nel Documento Preparatorio che afferma: «l’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica è chiamata a individuare nuovi cammini per far crescere il volto amazzonico della Chiesa e anche per rispondere alle situazioni di ingiustizia della regione» (Doc. Prep. 12). Una rinnovata pastorale dell’Amazzonia esige allora la necessità di «rilanciare l’opera della Chiesa» (Doc. Aparecida, 11) nel territorio e di approfondire il «processo di inculturazione» (EG 126), con proposte concrete ed efficaci.
Negli ultimi decenni, anche grazie al grande impulso venuto dal Documento di Aparecida, la Chiesa in Amazzonia ha preso coscienza della necessità di «una maggiore presenza ecclesiale, per poter rispondere a tutto ciò che è specifico di questa regione a partire dai valori del Vangelo, avendo consapevolezza, fra l’altro, dell’immensa estensione geografica, tante volte di difficile accesso, della grande diversità culturale e del forte influsso esercitato da interessi nazionali e internazionali in cerca di un arricchimento economico facile attraverso le risorse presenti nella regione. Una missione incarnata esige di ripensare la scarsa presenza della Chiesa in rapporto all’immensità del territorio e alla sua varietà culturale» (Doc. Prep. 14). Infatti, per intervenire sulla presenza precaria della Chiesa e trasformarla in una presenza più capillare e incarnata, c’è bisogno di stabilire una gerarchia delle urgenze in Amazzonia. Una priorità è quella di precisare i contenuti, i metodi e gli atteggiamenti di una pastorale inculturata. Un’altra priorità è quella di proporre ministeri e servizi per i diversi agenti pastorali, che rispondano ai compiti e alle responsabilità della comunità (cf. Doc. Prep. 14). Come ha detto Papa Francesco, il compito della nuova evangelizzazione delle culture tradizionali che abitano nel territorio amazzonico e in altri territori, esige prestare ai poveri «la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro» (EG 198).
Pertanto, un attento ascolto di queste voci amazzoniche e della saggezza che esse esprimono, dovrà segnare l’indirizzo delle priorità per i nuovi cammini della Chiesa in Amazzonia. In questo modo, la Chiesa in Amazzonia si prepara secondo una “cultura dell’incontro” (EG 20), per celebrare l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi di ottobre 2019.

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ZENIT Staff

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