Visita al "Centro Penitenciario Femenino" - Viaggio Apostolico in Cile @Vatican Media

Le “catechesi itineranti” di Francesco in Cile e Perù

Un articolo che rilegge teologicamente i gesti compiuti da Papa Francesco

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Il magistero di Francesco si esprime anche attraverso i gesti, le azioni e le relazioni interpersonali. Del resto, già il Francesco Padre Serafico, di cui il Pontefice ha preso il nome, invitava ai suoi frati a predicare con le opere e se necessario anche con le parole. Ed ecco che in questa luce, anche i comportamenti di Papa Francesco, come ha osservato in un suo studio il teologo sistematico don Massimo Naro, divengono come delle «catechesi itineranti», possiedono cioè un «tenore contestuale», «un plusvalore», perché «non sono rivolte da un centro a delle periferie» ma «sono espresse a partire da quelle periferie, dal di dentro di quei ben precisi e specifici contesti ecclesiali e sociali» (Contro i ladri di speranza, 21).
Considererei “catechesi itineranti” anche i gesti compiuti “in volo” e quelli scendendo dalla papa mobile.
Una foto per la pace
Dapprima sul volo da Roma verso Santiago, quando il Papa ha fatto distribuire dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke, ai 70 giornalisti al seguito, la foto di un bambino che tiene sullo zaino posto sulle sue spalle il fratellino morto in attesa che venga cremato. La foto è stata scattata a Nagasaki nel ’45. Il Papa l’ha firmata sul retro aggiungendo una frase lapidaria: “Il frutto della guerra”. Nella didascalia poi si sottolinea la “disperazione del bambino, espressa nel gesto di mordersi le labbra che trasudano sangue”.
Il primo “matrimonio in volo” celebrato da un Papa
Il 18 gennaio, in volo da Santiago a Iquique del nord (Cile), il Papa ha invece sposato una coppia del personale della compagnia aerea Latam, una hostess e uno steward, Paula Podest e Carlo Ciuffati. Ne hanno dato notizia loro stessi:  “Ci siamo avvicinati al Papa – racconta Carlos ai giornalisti presenti sul volo – per chiedere una benedizione per il nostro matrimonio che avevamo intenzione di fare anche in chiesa. Gli abbiamo detto che eravamo sposati civilmente e che avevamo pianificato tutto per sposarci anche in parrocchia ma la chiesa era crollata per il terremoto nel 2010». «Siete già sposati civilmente?» ha chiesto il Papa. «E tu – ha detto a Carlos – sei sicuro? Siete sicuri di volerlo?». «Bueno – ha detto il Papa – allora vi sposo io!». Nel volo di ritorno ha poi precisato che i due nubendi avevano frequentato i corsi prematrimoniali ed erano anche confessati.
Gesti in “terra”: Una Chiesa chiamata a rialzare chi è caduto
Una Chiesa ospedale da campo, che si fa prossima e non passa oltre. In coincidenza con il passaggio della papa mobile lungo il percorso dal Campus Lobito di Iquique, dove il papa aveva celebrato la messa, alla casa di ritiri Señora de Lourdes dei Padri oblati, a Iquique, una donna carabiniere è caduta dal suo cavallo improvvisamente imbizzarrito. Francesco ha fatto fermare l’auto, è sceso, ha raggiunto la donna rimasta a terra e, insieme ai soccorritori, le ha rivolto parole di ringraziamento per il servizio prestato e d’incoraggiamento per una pronta ripresa.  
… e a lasciarsi raggiungere dai poveri e dagli ultimi
Nel percorso verso la piazza di Trujillo, dove il Papa ha elevato  la sua voce per condannare la piaga del femminicidio, un uomo solleva un cartello a nome di una donna anziana che sosta vicino a lui. La scritta recita: “Mi chiamo Trinidad, ho 99 anni, non ci vedo, chiedo di toccare le tue mani”. Frasi non dissimili da quelle rivolte da quanti si stringevano a Gesù, chiedendo solo di toccare il lembo del suo mantello. Papa Francesco ha fatto fermare la papa mobile per andare ad abbracciare e benedire l’anziana donna peruviana.
Gesti che esorcizzano il male con il bene
Una presenza, quella del Papa, chiamata a mediare il balsamo della consolazione e la forza della speranza, solcando quei luoghi dove sono ancora vive le ferite inferte dalla storia.
Al Centro Penitenziario Femminile di Santiago in ascolto della confessione delle detenute. E poi i luoghi scelti per la celebrazione dell’Eucarestia: messa nell’aerodromo Maquehue di Temuco, dove Pinochet faceva torturare gli indios, generando separazioni e divisioni, approdano invece le popolazioni autoctone dell’Auracania, i Mapuche, gli indigeni di Rapanui (Isola di Pasqua), di Aymara, di Quechua e Atacama; La messa ad Iquique, nel nord del Cile, in terra di migrazioni, a mezzogiorno, nel deserto, ai piedi delle Ande, affacciati sul Pacifico, e sotto l’egida della Vergine del Carmelo. Segno del fatto che il male si vince con il bene, non solamente come opzione etica ma come riproposizione credente del valore salvifico del sacrificio di Cristo. A Lui infatti si deve guardare. Ma ancora i due “baci della croce”: al crocifisso alla Cattedrale di Santiago e alla Pontificia Università Cattolica; la particolare intercessione richiesta alla Vergine del Carmelo; i due incontri con i gesuiti, cileni e peruviani.
E ancora, a Puerto Maldonado, al Coliseo “Madre de Dios” in Amazzonia, (prima tappa ufficiale in Perù!), i tanti “abbracci papali”, come li ha definiti padre Antonio Spadaro dal suo seguitissimo profilo Twitter, nei quali Francesco ha trasmesso alle varie etnie l’abbraccio di Cristo. Anche qui alcuni frutti fin da subito evidenti:  le popolazioni si sono confrontate tra loro. Sinodalità amazzonica, anche di quei popoli che vivono in isolamento volontario, per non vedersi limitare nella proprio cultura, saggezza e tradizioni. Accompagnate poco prima dal cantico di Francesco, fatto proprio dal Papa: «Qui insieme a voi mi sgorga dal cuore il canto di San Francesco: “Laudato si’, mi’ Signore”». E all’Hogar “El Principito” di Puerto Maldonado, tra i minori poveri, orfani e disagiati.
Lì dove c’è ancora sofferenza, a Trujillo, sulla spianata costiera di Huanchaco, affacciati sul Pacifico, lì dove la popolazione è stata a lungo afflitta dalle inondazioni del “Nino costiero e poi il Giro in papamobile nel quartiere “Buenos Aires” di Lima, fra i più poveri della città. Quindi il suo sostare con gli ammalati prima della celebrazione mariana nella Plaza de Armas, dinanzi alla Virgen de la Puerta, dove ha incoronato la Vergine.
Lex operandi, si potrebbe dire, che trova alla sua origine ma anche nel suo fine quella lex orandi e dunque credendi con cui Francesco ha chiuso il suo viaggio apostolico: preghiera con  le suore di clausura e petali di rosa lanciati al suo passaggio.
In sintesi
Insomma per Francesco l’uomo è la grammatica del dirsi di Dio, cioè il Signore parla anche attraverso l’uomo. Passaggio che aiuta a riconciliare la stessa riflessione teologica con i percorsi vorticosi della storia. Interrogativi perentori emersi in particolar modo dopo Auschwitz, nel tempo della questione sul silenzio di Dio, della domanda salmica gridata e invocata da milioni di ebrei e da quanti anche oggi vivono nella sofferenza: “Dov’è Dio?”. “Eccolo: è appeso lì, a quella forca”, risponde Elie Wiesel, sopravvissuto alla shoah, ad un compagno di prigionia (cf. libro premio nobel nel 1986, La Notte). Francesco, che nella sua visita ad Auschwitz ha scelto di abitare il silenzio, con i suoi gesti sembra interpretare e sviluppare quanto è maturato nel Concilio e poi ripreso dagli insegnamenti di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: “L’uomo è la via della Chiesa”.
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Prof Giovanni Chifari è teologo biblico; docente di esegesi al NT presso Facoltà Teologica Pugliese – ISSR “San Michele Arcangelo” di Foggia; Giornalista; Docente IdR scuole secondaria di secondo grado.

@Giovanni Chifari

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Giovanni Chifari

Docente di Teologia Biblica presso l'ISSR "Giovanni Paolo II" di Foggia. Redazione rivista "La Casa Sollievo della Sofferenza" (Resp. Sez. Gruppi di Preghiera Padre Pio). Centro Gruppi di Preghiera (Sgr). Docente di Religione Cattolica. Rivista "Il diaconato in Italia". Libri: "La Parola della Croce. Via Crucis biblica con San Pio da Pietrelcina", Edizioni Paoline, 2012; "Il pensiero dei Papi su San Pio e la sua Opera", Ediz. La Casa Sollievo della Sofferenza, SGR 2014. Articoli scientifici, ambito teologico.

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