Santa Marta, 8 giugno 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Santa Marta: "Pensare, vedere, ringraziare Gesù obbediente e coraggioso”

Omelia nella Messa mattutina di martedì 3 ottobre 2017

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“Prendiamo oggi un po’ di tempo, pochi minuti – cinque, dieci, quindici – davanti al Crocifisso forse o con l’immaginazione vedere Gesù camminare decisamente verso Gerusalemme e chiedere la grazia di avere il coraggio di seguirlo da vicino”.
Questa l’esortazione squisitamente ignaziana lanciata oggi, martedì 3 ottobre 2017, da papa Francesco alla fine della sua meditazione nella Messa mattutina nella cappella della “Domus Sanctae Marthae”.
Nella sua omelia, il Pontefice si è soffermato infatti sull’odierno brano del Vangelo, in cui Luca (9,51-56) racconta il momento in cui Gesù decide di incamminarsi verso Gerusalemme per compiere la sua missione redentrice abbracciando la Croce.
Nell’odierna pericope Gesù fa due cose, ha osservato Francesco. La prima cosa è che “prese la ferma decisione di mettersi in cammino”, così ha detto il Papa, citando il testo di Luca. Egli quindi accetta la missione affidatagli dal Padre di compiere il disegno divino di salvezza.
Infatti, una sola volta, ha affermato Francesco, le cui parole sono state riportate dal programma italiano della Radio Vaticana, Gesù “si è permesso di chiedere al Padre di allontanare un po’ questa croce”, cioè nella notte di Giovedì Santo nell’Orto degli Ulivi. Ma anche lì è “obbediente”, pronuncia le note parole “non sia fatta la mia, ma la tua volontà” e fa “quello che il Padre vuole”.
Gesù è “deciso e obbediente e niente di più”, “fino alla fine”, ha detto il Papa. “Entra in pazienza”, diventando “un esempio di cammino, non solo morire soffrendo sulla croce, ma camminare in pazienza”.
La seconda cosa che fa Gesù nel racconto evangelico di oggi è annunciare questa sua decisione ai discepoli, ma essi — così sottolinea Francesco — “non seguono il loro Maestro”, perché “non capivano cosa volesse dire o non volevano capire, perché erano impauriti” o “cercavano un alibi per non pensare” a quanto aspettava il Signore a Gerusalemme.
Colpisce, ha suggerito papa Francesco, la “solitudine di Gesù nel cammino verso Gerusalemme”. E’ “solo”, e questo “fino alla fine”, poiché non accompagnato in questa sua decisione. “Pensiamo poi all’abbandono dei discepoli, al tradimento di Pietro”. In agonia nell’Orto degli Ulivi Gesù non ha compagnia — i discepoli più vicini si erano tranquillamente addormentati — , tranne quella di “un angelo dal cielo per confortarlo”.
Da qui l’invito rivolto dal Papa ai presenti a prendersi “un po’ di tempo per pensare” a Gesù che “tanto ci ha amato”, a “pensare”, “vedere”, “ringraziare” il Figlio per la sua obbedienza al Padre e per il suo coraggio, facendo un colloquio con Lui, “l’uomo paziente, Dio paziente”, che ha fatto “questo per me” e che “con tanta pazienza tolleri i miei peccati, i miei fallimenti”.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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