Card. Pietro Parolin / Fonte: Holy See Mission

Messaggio del card. Parolin ai cattolici russi: la vicinanza della Chiesa universale

“Fondamentalmente sono un sacerdote”

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“Avanti, non abbiate paura”, ha dichiarato il cardinale Pietro Parolin, “sappiate che siete vicini al Papa, alla Chiesa universale, e cercate di dare una eccelsa testimonianza di fede e di amore nella vostra società”.
Con questo incoraggiamento il segretario di Stato vaticano si è rivolto ai cattolici russi in un’intervista rilasciata martedì 22 agosto scorso ai sacerdoti cattolici Kirill Gorbunov e Mikhail Fateev dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca in occasione del suo viaggio nel Paese (21-24 agosto), durante il quale ha incontrato tra gli altri Vladimir Putin e Sergei Lavrov, rispettivamente presidente e ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, e il patriarca di Mosca e di Tutte le Russie, Kirill I.
“Voglio trasmettere qualcosa che potrebbe sembrare evidente, ma che […] resta sempre importante”, ha detto il porporato. “Cercate di non avere paura e di mai perdersi d’animo di fronte alle difficoltà. Ecco cosa vorrei dire. Se aspiriamo ad essere fedeli al Signore, ad amarlo e ad amarci gli uni gli altri, allora il Signore sarà con noi e ci aiuterà”, ha proseguito.
“Se siamo felici della nostra fede, del nostro incontro con Cristo, allora questo aiuterà molta gente a trovare delle risposte alle loro domande e ai problemi della loro vita”, così ha aggiunto.
Il porporato ha anche sottolineato che è “importante” di “sviluppare la capacità di testimoniare”. “Infatti — ha spiegato –, bisogna mostrare agli altri la gioia, come ha detto papa Francesco, la gioia dell’incontro con Cristo. E’ un incontro che può veramente trasformare tutta la nostra vita, darle un significato profondo. Nonostante tutti i problemi, tutte le sofferenze che ognuno di noi affronta in questa vita. Essere testimoni in questa società, dove l’eredità del passato recente è ancora conservata: l’ateismo, l’indifferenza religiosa.”
Nell’intervista il cardinale ha risposto anche ad una domanda sulla sua vita sacerdotale. “Ho sempre cercato di dare un carattere pastorale all’attività diplomatica”, ha detto Parolin, che si è dichiarato dispiaciuto di non poter dedicare più tempo alla pastorale.
“E’ ovvio che ricevendo sempre più responsabilità nella Curia Romana, al servizio del Papa, la possibilità di dedicare del tempo direttamente al lavoro pastorale è diventata sempre meno. Anche se ho sempre cercato di fare questo, perché fondamentalmente sono un sacerdote”, ha proseguito il “numero 2” vaticano.
“Il fatto che ho iniziato a lavorare nella diplomazia della Chiesa è stato una coincidenza di circostanze, e non qualche scelta cosciente, come la scelta di diventare sacerdote, servitore del Signore, pastore della comunità”, ha spiegato Parolin.
Il porporato italiano, nato nel 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, ha dichiarato di fare “tanti sforzi” per dedicare “ogni settimana, ogni mese un certo tempo” alle attività pastorali. “Quando questo accade, lo faccio molto volentieri.”
“Ad esempio, ho trascorso di recente dieci giorni in montagna per avere un po’ di riposo, di essere in vacanza, e lì vicino c’era una chiesa senza prete, e per qualche tempo ho svolto le sue funzioni.”
Per quanto riguarda la spiritualità, il cardinale ha raccontato di non avere molto tempo per la lettura. “Adesso sto leggendo, ad esempio, gli scritti di san Bernardo. E mi aiutano nel mio ministero.” (pdm)

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Marina Droujinina

Giornalismo (Mosca & Bruxelles). Teologia (Bruxelles, IET).

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