Il cristiano, qualunque sia il tempo in cui vive, non può far cadere la sua specialissima relazione con Cristo Gesù. Non c’è altro che possa abitare il suo cuore, prima di questo rapporto essenziale e assoluto con il principio di ogni cosa, se non dopo la Parola e i comandamenti. L’uomo può raggiungere solo il terzo posto sul podio universale dell’esistenza umana. Una medaglia di bronzo che, se ben connessa con l’oro e l’argento che abitano il cielo, può trasformarsi anch’essa nel metallo più prezioso durante la corsa quotidiana per i sentieri di fede della vita terrena.
Si può immaginare un mondo senza la memoria storica e spirituale del Figlio dell’Uomo? Un buon cristiano sa che il suo patto eterno lo ha redatto con il Signore Gesù. Leggo in alcuni appunti del mio parroco: “È Cristo che ci dona il Padre e lo Spirito Santo. È in Cristo che avviene per noi l’incontro con il Padre e lo Spirito Santo. È in Cristo che avviene il vero incontro con gli uomini. Si rompe il patto con Cristo, diveniamo senza veri legami di religione e di fede”. Stralciando Cristo dal cuore si perde l’annuncio della venuta del Salvatore che il vecchio testamento per secoli ha garantito al mondo, attraverso la voce dei profeti scelti dal Creatore.
Perché allora il nuovo discepolo preferisce spesse volte citare il pensiero degli uomini e si vergogna di ricordare a sé stesso e agli altri quello di Gesù? La risposta, nonostante i risolini beffardi confezionati di solito da reiterati atteggiamenti ipocriti, non può che evidenziare l’azione quotidiana di Satana sull’uomo che crede. Ma cosa suggerisce il principe del male alla mente che decide di ascoltarlo? Il suo perfido ragionamento lo estrapolo sempre dagli appunti teologici del religioso a cui faccio abitualmente riferimento:
“Se tu, cristiano, metti Cristo al centro dei tuoi discorsi e delle tue relazioni, non puoi dialogare con il mondo ateo. Se vuoi dialogare con esso, devi diventare religioso a modo mio. Togli Cristo dal tuo cuore e dalla tua mente, e io ti farò dialogare con ogni uomo. Anche i nemici di Cristo renderò tuoi amici”. Nascono di riflesso rapporti personali e di gruppo senza alcun valore e si assecondano parole e azioni di chi ogni giorno distrugge la figura del Signore. Il credente, attratto dalla disinformazione demoniaca, non fa altro che mettere Cristo fuori dalla storia, privandosi di fatto della possibilità di giovare alla salvezza del mondo che lo circonda.
Prendono quota alla lunga la stoltezza, l’insipienza, l’idolatria e si rimaneggia in negativo l’animo dell’umanità. Una cosa è il sommo rispetto delle altrui confessioni religiose, con le quali lo stesso Papa Francesco ha avviato un proficuo dialogo sulle questioni più centrali della società odierna; altra cosa è l’abbondono della fede in Cristo, responsabile del più grave peccato di omissione che impedisce, per la parte di ognuno, la redenzione dell’intera comunità umana. Se il cristiano si addormenta con facilità sotto i potenti sonniferi di satana, non farà altro che supportare la deforme moda spirituale che attraversa oggi il pensiero dell’uomo.
È di fatto ormai una gioiosa tendenza pensare che ci si possa salvare mettendo all’angolo l’opera messianica di Cristo, sicuri dell’inesistenza della dannazione eterna. Fa comodo convincersi che comunque la salvezza sia per tutti, al di là del bene o del male, dell’onestà o della corruzione, del vero o del falso, ecc. Cosa serve perciò Cristo? Potrebbe essere utile soltanto un Dio istituzionale unico che consenta su richiesta o meno di deliberare la salvezza del singolo. La risposta più incisiva nelle parole del mio maestro spirituale:
“Se tutti sono salvi, se l’inferno non esiste, se il Paradiso è per tutti, allora ogni Dio è uguale ad ogni altro Dio, ogni libro ad ogni altro libro, bene e male non incidono nel futuro eterno. Se non serve Cristo, neanche Dio serve. Il Dio unico è solo la manifestazione della più grande idolatria che l’umanità sta costruendo. O rimettiamo Cristo al centro della fede, della salvezza, della storia, del tempo, dell’eternità, della religione, della vita, della morte, di tutta la realtà umana, o per l’umanità non ci sarà alcuna vita né oggi e né domani”.
Il riferimento del sacerdote è alla vita vera per l’uomo eterno e non ad una presenza terrena che esalti la figura del moderno ricco Epulone; schiacci il povero e il disperato; faccia risorgere una religione di potere e di morte. Quasi fosse un sofisticato e pericoloso “sponsor” per rilanciare l’azione menzognera di quei farisei che aspettavano un Messia a loro e proprio “consumo”, mettendo in croce quel Cristo a cui oggi, all’ombra di un nuovo e paradossale Sinedrio, Gli viene riservata la stessa sorte.
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