Udienza generale, 3 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa sul G20: no ad “Alleanze pericolose” contro “gli immigrati”

La preoccupazione di Francesco in un’intervista a “La Repubblica”

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C’è preoccupazione per quelle “alleanze assai pericolose” contro “l’immigrazione”, contro “i poveri” che sono attratti, per un futuro migliore, dai paesi di “antica ricchezza”, come l’Europa.
Questa preoccupazione il Papa l’ha affidata a Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano “La Repubblica”, in un’intervista di giovedì 6 luglio 2017 e pubblicata ieri, sabato 8 luglio 2017, dalla stessa testata giornalistica.
Il Papa si è detto non poco preoccupato per i lavori del G20 ad Amburgo, in Germania, che si sono tenuti il 7 e l’8 luglio 2017, perché potrebbero nascere “alleanze assai pericolose tra potenti che hanno una visione distorta del mondo”.
Questo pericolo riguarda in particolare “l’immigrazione” e “gli immigrati” che rientrano nel problema attuale e “crescente” dei “poveri, dei deboli, degli esclusi”, che per “la maggioranza” non provengono da “correnti migratorie ma dalle calamità sociali”, senza tralasciare il fatto che chi ha “poveri locali” teme “l’invasione dei migranti”. Pertanto, Francesco esprime la sua preoccupazione perché il G20 “colpisce soprattutto gli immigrati di Paesi di mezzo mondo e li colpisce ancora di più con il passare del tempo”.
“I popoli poveri”, continua il Papa, sono attratti da quei paesi di “antica ricchezza” come l’Europa che è stata pioniera del “colonialismo”, fenomeno che ha portato sia “aspetti positivi” che “negativi”.
“I Paesi si muoveranno — dice Francesco, incalzato da Scalfari — se si renderanno conto di una verità: o l’Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo”.
Poi il dialogo tra Francesco e Scalfari si è mosso su altri argomenti.
Il Papa chiedendo al fondatore de La Repubblica quali sono i “pregi” e i “difetti”dei giornalisti rileva che “non è un difetto” che “un giornalista abbia le proprie idee e le applichi alla realtà”, “ma che si attribuisca idee altrui per ottenere maggior prestigio, questo è certamente un difetto grave”.
A questo punto è Scalfari a proporre due domande, su due temi a lui molto cari: la scomunica di Spinoza e la beatificazione di Pascal.
Baruch Spinoza (1632 – 1677), filosofo olandese, venne scomunicato perché sosteneva che Dio fosse immanente e non trascendente perché è in tutte le creature viventi. Tale scomunica, dice Francesco, è giustificata dal fatto che “il nostro Dio unico è trascendente. Anche noi diciamo che una scintilla divina è dovunque, ma resta immune la trascendenza”.
L’altra questione, posta da Scalfari, è stata l’eventuale beatificazione di Blaise Pascal (1623 – 1662), matematico, fisico, filosofo e teologo francese, che voleva morire nell’ospedale dei poveri e non a casa sua, ma questa eventualità gli fu negata dal medico. Allora, Pascal chiese di portare  un povero a casa sua, dall’ospedale, per donare a questo la possibilità di un letto confortevole come il suo, ma morì prima di vedere esaudito il suo desiderio. Francesco, condividendo l’analisi di Scalfari, si attiverà personalmente affinché “la pratica necessaria” venga istruita e per chiedere il parere “degli organi vaticani preposti a tali questioni”.
Scalfari infine ha proposto uno schema, un disegno, che al Papa “piace moltissimo”, della Chiesa sinodale a forma di croce: la linea orizzontale rappresenta tutti i vescovi che hanno titolo e funzione uguale; la linea verticale parte dal Papa, il Vescovo di Roma, che sta sopra il Sinodo per essere una guida, e termina con il popolo dei fedeli, affidati a loro volta alla cura dei vescovi.
Al termine del suo articolo, Scalfari, 13 anni più grande del Papa, propone delle parole che ben fanno comprendere la stima e l’affetto che c’è tra lui, “non credente”, ma estimatore della predicazione di Gesù, e Francesco, le riportiamo: “Ho scritto spesso che Francesco è un rivoluzionario. Pensa di beatificare Pascal, pensa ai poveri e agli immigrati, auspica un’Europa federata e — ultimo ma non ultimo — mi mette in macchina con le sue braccia. Un Papa come questo non l’abbiamo mai avuto.”

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Giuseppe Cesareo

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