Il giorno dopo la scomparsa di Joaquín Navarro Valls, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e all’inizio di quello di Benedetto XVI, ZENIT ha incontrato assieme con l’emittente radiofonica spagnola COPE brevemente l’attuale direttore della Sala Stampa, Greg Burke.
Alla domanda di Eva Fernandez cosa significa seguire le orme di una figura come Navarro-Valls, Burke non ha nascosto un certo imbarazzo. “È difficile, perché la verità è che Navarro-Valls era molto capace, in molte cose, come professionista, come giornalista, il fatto che parlava varie lingue e dal punto di vista umano”, dichiara l’attuale portavoce. “Da giovane lavoravo per la rivista ‘Time’ e vedevo che i miei superiori che lo nominarono Uomo dell’Anno erano proprio incantati da lui”.
“Lui è stato rivoluzionario; sapeva come gestire interessi diversi e difficili”, prosegue Burke. Il fatto che era un laico è stato senz’altro un vantaggio per il fu portavoce, che però “nei momenti difficili è stato molto abile e anche paziente”.
A differenza di Navarro-Valls, “io non rimarrò 22 anni, perché il lavoro è tantissimo” e anche “diverso, a causa dei nuovi mezzi di comunicazione e le difficoltà 24 ore su 24”, ha aggiunto Burke, il quale ammette di rimpiangere a volte i tempi di Navarro-Valls “senza cellulari e senza Internet, ma chiaramente con altre difficoltà”.
Insomma, ha detto il direttore della Sala Stampa, “era un grande uomo in molti campi.” Navarro Valls ha cambiato la Sala Stampa, “primo perché era il primo laico ad assumere in Vaticano un posto così delicato. Inoltre cambiavano i tempi, basta pensare che nel 1984 non esisteva ancora il fax. Poi è venuto il fax e tutto il resto. In altre parole lui ha vissuto questo cambio tecnologico. Non è arrivato a Instagram e a Twitter, ma la rivoluzione di internet l’ha vissuta e l’ha gestita bene”. (pdm)
Greg Burke / ZENIT - HSM, CC BY-NC-SA
"Navarro-Valls è riuscito a gestire la rivoluzione internet in Vaticano"
Greg Burke definisce il fu portavoce vaticano un “grande in molti campi”