"Making Friends" / Fonte: Screenshot The Elijah Interfaith Institute

Avere amici di altre religioni: la testimonianza di papa Francesco

Un’iniziativa del rabbi Goshen-Gottstein

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“È molto importante, perché la mia vita religiosa si è davvero molto arricchita grazie alle sue spiegazioni… e suppongo che lo stesso sia accaduto a lui”: con queste parole, pronunciate in spagnolo e rivolte al suo amico argentino, il rabbino Abraham Skorka, che ha parlato subito dopo di lui, papa Francesco ha testimoniato, in un video-messaggio nel quale sono intervenuti gli esponenti di diverse religioni, l’invito ad avere degli amici di altre religioni.
Sono intervenuti anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il grande rabbino di Israele, Lau, il grande rabbino Jonathan Sacks, il Gran Muftì d’Egitto, il Dalai Lama e alcuni dei principali leader religiosi in India.
L’iniziativa è stata presa dal rabbi Alon Goshen-Gottstein, che risiede a Gerusalemme, noto a molti lettori di ZENIT per la campagna, promossa da diversi rabbini, per il restauro della Chiesa di Tabgha, in Israele, dopo un incendio doloso.
L’Istituto interreligioso Elijah, del rabbi Goshen-Gottstein, ha pubblicato il video di questi leader religiosi e il rabbino ha voluto dare qualche dettaglio in più, per i lettori di ZENIT, su questa iniziativa chiamata semplicemente “Make Friends”. Il video può essere visualizzato sul sito di Elijah e su YouTube con sottotitoli in italiano e in altre 15 lingue.
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ZENIT: Che cosa l’ha spinta a lanciare questa iniziativa con lo slogan “make friends”, “fare amicizia”?
Rabbi Goshen-Gottstein: L’amicizia è stata alla radice della mia esperienza nel dialogo interreligioso. Se non fosse stato per l’amcizia con i capi religiosi di altre fedi, probabilmente non avrei mai fondato l’Istituto interreligioso Elijah. Nel corso degli anni, l’Istituto Elia ha sviluppato un gruppo di leader religiosi che si incontrano regolarmente per la condivisione spirituale e per i quali l’amicizia, attraverso le religioni, è un modo di essere. In realtà, abbiamo riflettuto attentamente su questo tema durante il nostro sesto incontro, quattro anni fa, ed è stato pubblicato un libro sul tema in questione. I cardinali Schonborn e Etchegeray hanno contribuito a tale incontro con delle interviste, disponibili sulla pagina “Make Friends YouTube”. Era giunto il momento di condividere la visione globale dell’amicizia che siamo riusciti a coltivare tra noi, leader religiosi del mondo. Quando sono stato contattato da Mark Woerde, presidente della pluripremiata agenzia pubblicitaria Havas-Lemz di Amsterdam, che ha cercato di consegnare un messaggio dei leader religiosi al mondo, che contribuirebbe a ridurre la tensione sociale, che ha chiesto la mia partecipazione a questo progetto, è stato naturale concentrarsi sull’amicizia come un messaggio globale e contemporaneo. Mentre tanti insegnanti parlano di pace o addirittura di armonia tra le religioni, nessuno ha suggerito la causa dell’amicizia. L’amicizia è il contributo più personale e immediato che un individuo e una comunità possono dare per far crescere le relazioni con gli altri religiosi.
Qual’è il contributo di Papa Francesco a questa iniziativa?
Rabbi Goshen-Gottstein: Ci siamo resi conto che l’amicizia di Papa Francesco con il rabbino Skorka è quella che presenta il profilo più alto tra quelle che oggi si possono trovare, tra le religioni nel mondo. Abbiamo quindi pensato di proporla come un invito, a seguirne l’esempio, da fare ad altri. Mentre le interviste di più di venti figure religiose si concentrano sul loro personale appello, nel caso del Papa e del rabbino Skorka abbiamo chiesto di parlare della loro amicizia, da presentare come modello per gli altri. Personalmente, trovo che questo video, tra tutti quelli registrati con i leader religiosi, è il più toccante. È toccante perché presentano le loro relazioni personali. E il Papa è toccante, umano e profondo, allo stesso tempo, con il suo linguaggio del corpo e la sua interazione con rabbi Skorka.
Qual’è il messaggio che questi amici porta al mondo?
Rabbi Goshen-Gottstein: Che l’amicizia tra le religioni non è semplicemente una questione di delicatezza sociale. Piuttosto, è una fonte di arricchimento spirituale personale. Entrambe le parti sono cresciute nella loro identità spirituale e nella loro vocazione attraverso il loro incontro, e, come afferma il Papa, nessuno ha sacrificato la sua identità in alcun modo.
Quali altri messaggi vengono consegnati dai leader religiosi partecipanti?
Rabbi Goshen-Gottstein: È una ricca raccolta di riflessioni teoriche e istruzioni pratiche per il mondo di oggi, espresse da diverse prospettive religiose. Uno dei temi principali è la sfida di mantenere l’amicizia, nonostante le differenze che non dovrebbero essere un ostacolo per l’amicizia. Molti leader (Swami Nicola, Khandro Rinpoche e altri) parlano di differenza come fonte di arricchimento. L’arcivescovo di Canterbury condivide le sue esperienze di amicizia e offre suggerimenti concreti su come far crescere l’amicizia attraverso i pasti, le conversazioni e altro ancora. Il Dalai Lama parla di come l’amicizia punti alla condivisione di esperienza spirituale, condividendo le sue esperienze con le personalità religiose cristiane. Il grande rabbi Sacks fa riferimento alla comune esperienza umana comune che ci lega e che scopriamo attraverso l’amicizia. E Shaykh Hamza Yusuf parla dell’amicizia tra le religioni come parte della ricerca comune della verità. Questo è un piccolo assaggio della ricchezza di questo progetto, vera occasione per un’educazione interreligiosa congiunta.
Qual’è la novità di questa iniziativa?
Rabbi Goshen-Gottstein: L’insegnamento dell’amicizia interreligiosa è di per sé una novità. Come abbiamo scoperto, quando abbiamo pubblicato la ricerca fatta sul tema, le nostre tradizioni in realtà non sviluppano questo concetto. L’amicizia è tipicamente limitata al gruppo, ai membri delle proprie religioni. Estenderlo agli altri è un progresso significativo nell’insegnamento religioso. E la nostra iniziativa unisce le voci dei leader religiosi, con diverse tradizioni, che offrono questo insegnamento per l’umanità di oggi. Anche questo è un momento significativo, un passo  nell’istruzione religiosa fatto insieme da diversi leader. Per me, questa iniziativa è la prova che coloro che considerano la religione “morta” e riciclano solo vecchie verità, sbagliano. Unire, per l’insegnamento religioso, attraverso le linee religiose è un segno di rigenerazione spirituale.
Allora, dove porta questa iniziativa?
Rabbi Goshen-Gottstein: Sono grato per la possibilità di condividere con i lettori di ZENIT il fatto che l’iniziativa non è semplicemente un video virale al quale lei ha fatto riferimento inizialmente. Questo video è un invito a imparare di più dalle interviste dei protagonisti. Abbiamo gli interventi su una pagina dedicata, su YouTube tradotto in inglese, spagnolo e arabo. Il video stesso è disponibile in 14 lingue (tra cui tutte le lingue di ZENIT). Andando oltre l’insegnamento, vogliamo ispirare alle azioni concrete. Nella nostra Home page, abbiamo creato un Toolkit per l’amicizia. C’è un Toolkit per ogni persona e uno per i leader religiosi. Essi sono progettati per far progredire le persone nella pratica dell’amicizia e guidare i leader religiosi nella condivisione di insegnamenti tra le diverse tradizioni, che noi chiamiamo “Sharing Wisdom”, “condividere la Sapienza”, nell’ambito della pratica di amicizia tra le religioni. Ci piacerebbe che i lettori di ZENIT possano scaricare il Toolkit, trovando così il modo pratico di condividere l’amicizia e condividere, con noi e gli altri, ciò che hanno fatto con un post sulla nostra pagina Facebook (istruzioni sul Toolkit) o utilizzando l’hashtag dedicato. Vorremmo che questo diventasse un movimento che segua veramente l’esempio e la teoria dell’amicizia mostrata dai capi religiosi.
Che cosa si prevede al di là di questa iniziativa di amicizia?
Rabbi Goshen-Gottstein: Se riusciamo a ispirare un movimento di amicizia tra le religioni, e soprattutto se è sostenuta dallo studio della saggezza delle religioni, allora in realtà stiamo creando un nuovo paradigma per i leader religiosi locali e per le comunità. Se Dio ci dà la grazia di raggiungere questo obiettivo, allora possiamo sognare ulteriormente di portare speranza all’umanità. Il nostro progetto guarda alla speranza che viene da Gerusalemme, con un’istituzione chiamata HOPE, acronimo di “House of Prayer and Education”, “Casa di preghiera e di istruzione”. Se le religioni del mondo possono condividere una casa a Gerusalemme, e ispirati dall’insegnamento, dalla preghiera condivisa come segno visibile di amicizia tra le religioni, possiamo contribuire a spegnere l’idea che le religioni sono in guerra e offrire una nuova visione di pace e di insegnamento spirituale, da Gerusalemme.
[Traduzione a cura di Giuseppe Cesareo]

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Anita Bourdin

Journaliste française accréditée près le Saint-Siège depuis 1995. Rédactrice en chef de fr.zenit.org. Elle a lancé le service français Zenit en janvier 1999. Master en journalisme (Bruxelles). Maîtrise en lettres classiques (Paris). Habilitation au doctorat en théologie biblique (Rome). Correspondante à Rome de Radio Espérance.

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