Cardinale Tagle, Manoppello / Courtesy Santuario del Volto Santo di Manoppello

Il cardinale Tagle alla festa del Volto Santo

L’arcivescovo di Manila ha ricordato che la devozione è viva e largamente diffusa nelle Filippine

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La tradizionale festa del Volto Santo a Manoppello ha visto domenica 21 maggio 2017 la partecipazione del cardinale di Manila, Luis Antonio Tagle, tra i più giovani porporati e voce rappresentativa del cattolicesimo in Asia. Ha iniziato l’omelia con “i suoi saluti e auguri di pace dalle Filippine, dove la devozione al Santo Volto è viva, vibrante e largamente diffusa”, affermando che “con gioia partecipava alla festa del Volto Santo”.  Nello sviluppare riflessioni teologiche sul volto umano di Cristo,  Tagle ha affermato – innanzi alla sacra immagine –  che la stessa rappresenta “ una grande benedizione concessa a tutti noi”. Ha poi partecipato all’intero percorso della processione, di oltre due chilometri, nel corso della quale il Volto Santo, tra due ali di folla, viene portato alla chiesa di San Nicola, nella quale la portò nel cinquecento un misterioso pellegrino. Migliaia i pellegrini presenti, provenienti dall’Italia e dall’estero. Tra questi ultimi è stato notato un gruppo di ortodossi russi. Prima di lasciare Manoppello, il porporato ha ringraziato p. Carmine Cucinelli, rettore del Santuario, e i cappuccini per la fraterna e calorosa accoglienza, affermando che per lui “è stata una grazia celebrare la festa del Volto Santo alla presenza di tanti pellegrini, invitando infine a pregare – da Manoppello – per la pace in Siria e Venezuela e per le popolazioni che soffrono la fame in Africa”.
Riprendiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del porporato.
***
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Ringraziamo il nostro Dio, sempre colmo d’amore e di benevolenza verso di noi, per averci riuniti, come una famiglia, nella fede,   in questa solenne celebrazione del Volto Santo di Manoppello.
Vi porto i calorosi saluti e auguri di pace dalle Filippine, dove la devozione al Santo Volto è viva, vibrante e largamente diffusa.
Oggi, sesta domenica di Pasqua, è per me una grande gioia  celebrare questa Eucaristia con voi.
Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. Queste parole si realizzano, si compiono ora,  in questa nostra assemblea, nel nostro ascolto. Noi vediamo il volto di Gesù ora. Noi possiamo vederlo perché Egli è vivo ed è in mezzo a noi adesso. Noi, vedendo il suo volto, non moriamo contrariamente a quanto pensava l’antico popolo che vedere il volto di Dio avrebbe significato la loro morte. Al contrario, noi vedendo il volto santo di Gesù ne traiamo quella  vita ed energia che provengono da Lui. Questa è una grande benedizione concessa a noi, ora. Questo ci fa pregustare la  vita eterna, dove speriamo di vedere il volto di Dio in eterna  contemplazione e adorazione. Nel vedere  Gesù, noi viviamo! Vedendo Gesù, noi viviamo!
Come sarebbe stato mai  possibile per noi vedere Gesù? Come peccatori, non abbiamo né diritto né merito vedere il suo volto. Ma noi lo vediamo e viviamo! Come può accadere? La risposta ci viene da Gesù che  nel Vangelo di oggi dice: “Chi ama me, sarà amato dal Padre mio, e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parlando in maniera strettamente corretta, noi non vediamo il volto di Gesù. È più preciso dire che Egli ci rivela il suo volto. Egli, infatti,  ci mostra il suo volto, e così  lo vediamo. Questa è pura grazia. Questo è amore puro e totale da parte di Gesù. Egli manifesta il suo volto, il suo vero sé, per nessun altro motivo, ma unicamente per l’amore che Egli ha per noi. Permettetemi di condividere con voi tre punti utili per la riflessione.
Primo, quando Gesù ci mostra il suo volto, non guarda al suo proprio volto. Guarda noi.  Questo è vero anche nella nostra esperienza quotidiana: quando mostriamo il nostro volto ad altre persone,  noi guardiamo a loro, non a noi stessi. Questo è amore: nel mostrare il mio volto sto diventando qualcuno che vede gli altri, che sente gli altri, che capisce gli altri, che intuisce  gli altri. Mostrare il proprio volto vuol dire che trascorro meno tempo nel guardare il mio volto, le mie esigenze, i miei bisogni, il mio conforto o benessere, i miei interessi e invece dedico più tempo a guardare il volto degli altri, di quelli che soffrono. Questo è l’amore che il Volto Santo di Gesù ci rivela. Egli è interessato di noi, Egli  è per noi, guarda a noi più di se stesso. I devoti del Volto Santo devono essere come lui. Ė il nostro sguardo diretto solo a noi stessi, al nostro gruppo più immediato, a coloro che ci sono vicini, o stiamo imparando da Gesù a penetrare i cuori degli altri con uno  sguardo colmo d’amore?
In secondo luogo, il volto di Gesù, un volto amorevole e diretto verso gli altri è anche un volto che parla e parla molto. Anche quando le nostre labbra non pronunciano parole “udibili”, il nostro volto pronunzia parole “visibili”. Egli ha detto nel Vangelo: “Se tu mi ami, osserverai i miei comandamenti”. Il suo volto non è solo visto ma anche sentito. Il volto di Gesù è il volto umano della Parola di Dio, ora sentita e vista soprattutto nei suoi comandamenti. Nel nostro tempo, la gente vede le regole come qualcosa di negativo. Ma i comandamenti del Signore non sono pesi che rendono la vita più difficile, non sono strumenti che distruggono la nostra libertà, non meccanismi di condanna delle nostre deboli e fragili persone. I suoi comandamenti sono percorsi di pace, di libertà e di perdono. Nel volto di Gesù vediamo la persona che ha adempiuto il comandamento dell’amare Dio soprattutto e il prossimo come se stessi. I suoi comandamenti sono visibili in Lui che ci ha detto: “Venite a me … Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo  infatti è dolce e il mio carico leggero “(Matteo 11: 28-30). I devoti del Santo Volto sono chiamati ad ascoltare attentamente Gesù, che è la parola visibile della pace, della libertà, del perdono e dell’amore.
 
Infine, quello che abbiamo visto e sentito, dobbiamo condividerlo con gli altri. Nella prima lettura, Filippo proclama a Samaria il Gesù che ha visto e sentito. La sua predicazione era accompagnata da segni visibili di guarigione e liberazione. Il volto di Gesù è stato visto e ascoltato nella testimonianza di Filippo. Nella seconda lettura, Pietro dice a coloro che venivano sottoposti a processi e persecuzioni di  essere pronti a dare una spiegazione a chiunque chiede le ragioni della speranza che è in loro. La risposta è semplice: Gesù! Lui è la nostra sicura speranza. Il suo amore per noi e il trionfo sulla morte sono la ragione della nostra speranza. Ma Pietro ci ricorda di proclamare la nostra speranza con gentilezza e rispetto, con pura e chiara coscienza e integrità di vita, pronti  a soffrire nel fare il bene piuttosto che nel fare il male. In altre parole, noi proclamiamo meglio Gesù se gli altri vedono e sentono Gesù in noi.
Noi vediamo il volto di Gesù perché Egli ci rivela la Sua faccia, la faccia del Dio-Amore. Il suo è il volto di Dio rivolto a noi e non centrato su se stesso. Il suo è il volto di Colui che ha adempiuto il comandamento dell’amore. Nel vedere e sentire il Suo volto, possano i nostri volti essere trasformati nel Suo Santo Volto. Attraverso la testimonianza dei nostri volti, possano le persone sofferenti del mondo conoscere che Gesù li vede, li ascolta, si preoccupa di loro, si prende cura di loro e li ama. Amen.

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ZENIT Staff

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