Ordinazioni sacerdotali - 7 maggio 2017 - Foto © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

„La parola senza l’esempio della vita non serve“

Omelia di papa Francesco nella Messa con ordinazioni sacerdotali — Testo completo

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Papa Francesco ha ordinato domenica 7 maggio — la IV Domenica di Pasqua, conosciuta come la “Domenica del Buon Pastore” — dieci nuovi sacerdoti, nella Basilica Vaticana, di un’età compresa tra 26 e 38 anni. Dei dieci neo sacerdoti sette provenivano dall’Italia, uno dal Messico, uno dal Perù e uno dall’Azerbaigian.
Hanno concelebrato il cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, il vicegerente, monsignor Filippo Iannone, i vescovi ausiliari, nonché i rettori dei seminari e i parroci dei nuovi presbiteri.
Nella sua omelia — una versione personalizzata dell’omelia “rituale” prevista dal Pontificale Romano –il Papa ha esortato i nuovi sacerdoti a rimettere i peccati. “Per favore, vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa di essere misericordiosi, sempre; di non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare, e neppure voi. Gesù rimproverò per questo i dottori della legge e li chiamò ipocriti”, ha avvertito il Pontefice.
Per questo motivo, Francesco ha sottolineato l’importanza della coerenza dello stile di vita dei nuovi presbiteri, “perché la parola senza l’esempio della vita non serve, meglio tornare indietro. La doppia vita è una malattia brutta, nella Chiesa.”

Ordinazioni sacerdotali, 7 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Ordinazioni sacerdotali, 7 maggio 2017 / © PHOTO.VA – OSSERVATORE ROMANO

In particolare, il Papa ha esortato i giovani sacerdoti a nutrirsi della Parola di Dio.  “Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato”, ha sottolineato.
Fondamentale è anche la “imitatio Christi”. “Un presbitero che ha studiato forse tanta teologia e ha fatto una, due, tre lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo, non serve”, ha osservato Francesco. “Sarà un buon accademico, un buon professore, ma non un sacerdote.”
Nel corso della sua omelia, il Papa ha chiesto quindi semplicità, anche nelle prediche. “Non fate omelie troppo intellettuali ed elaborate: parlate in modo semplice, parlate ai cuori”, ha detto Francesco, che ha invitato i neo sacerdoti a fare in particolare un’opera di carità: visitare i malati.
“Uno dei compiti – forse noioso, anche doloroso – è andare a trovare gli ammalati. Fatelo, voi. Sì, va bene che vadano i fedeli laici, i diaconi, ma non tralasciate di toccare la carne di Cristo sofferente negli ammalati: questo santifica voi, vi avvicina al Cristo”, ha esortato.
Poi un ultimo invito: essere gioiosi. “Siate gioiosi, mai tristi. Gioiosi. Con la gioia del servizio di Cristo, anche in mezzo alle sofferenze, alle incomprensioni, ai propri peccati. Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito ma per servire. Per favore, non siate ‘signori’, non siate ‘chierici di Stato’, ma pastori, pastori del Popolo di Dio”, così ha concluso. (pdm)
Riportiamo di seguito il testo completo dell’omelia del Papa.
***
Fratelli carissimi,
questi nostri figli sono stati chiamati all’ordine del presbiterato. Riflettiamo a quale ministero saranno elevati nella Chiesa. Come voi ben sapete, fratelli, il Signore Gesù è il solo Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento, ma in Lui anche tutto il popolo santo di Dio è stato costituito popolo sacerdotale. Nondimeno, tra tutti i suoi discepoli, il Signore Gesù vuole sceglierne alcuni in particolare, perché esercitando pubblicamente nella Chiesa in suo nome l’officio sacerdotale a favore di tutti gli uomini, continuassero la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore. Sono stati eletti dal Signore Gesù non per fare carriera, ma per fare questo servizio.
Come, infatti, per questo Egli era stato inviato dal Padre, così Egli inviò a sua volta nel mondo prima gli Apostoli e poi i Vescovi e i loro successori, ai quali infine furono dati come collaboratori i presbiteri, che, ad essi uniti nel ministero sacerdotale, sono chiamati al servizio del Popolo di Dio.
Dopo matura riflessione e preghiera, ora stiamo per elevare all’ordine dei presbiteri questi nostri fratelli, perché al servizio di Cristo, Maestro, Sacerdote, Pastore, cooperino ad edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa in Popolo di Dio e Tempio santo dello Spirito Santo.
Essi saranno infatti configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, saranno consacrati come veri sacerdoti del Nuovo Testamento, e a questo titolo, che li unisce nel sacerdozio al loro Vescovo, saranno predicatori del Vangelo, Pastori del Popolo di Dio, e presiederanno le azioni di culto, specialmente nella celebrazione del sacrificio del Signore.
Quanto a voi, figli e fratelli dilettissimi, che state per essere promossi all’ordine del presbiterato, considerate che esercitando il ministero della Sacra Dottrina sarete partecipi della missione di Cristo, unico Maestro. Dispensate a tutti quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia, da bambini. Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato.
Sia dunque nutrimento al Popolo di Dio la vostra dottrina, semplice, come parlava il Signore, che arrivava al cuore. Non fate omelie troppo intellettuali ed elaborate: parlate in modo semplice, parlate ai cuori. E questa predica sarà vero nutrimento. E sia gioia e sostegno ai fedeli anche il profumo della vostra vita, perché la parola senza l’esempio della vita non serve, meglio tornare indietro. La doppia vita è una malattia brutta, nella Chiesa.
Riconoscete dunque ciò che fate. Imitate ciò che celebrate perché partecipando al mistero della morte e risurrezione del Signore, portiate la morte di Cristo nelle vostre membra e camminiate con Lui in novità di vita. Un presbitero che ha studiato forse tanta teologia e ha fatto una, due, tre lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo, non serve. Sarà un buon accademico, un buon professore, ma non un sacerdote.
Con il Battesimo aggregherete nuovi fedeli al Popolo di Dio. Con il Sacramento della Penitenza rimetterete i peccati nel nome di Cristo e della Chiesa. Per favore, vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa di essere misericordiosi, sempre; di non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare, e neppure voi. Gesù rimproverò per questo i dottori della legge e li chiamò ipocriti. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi. Uno dei compiti – forse noioso, anche doloroso – è andare a trovare gli ammalati. Fatelo, voi. Sì, va bene che vadano i fedeli laici, i diaconi, ma non tralasciate di toccare la carne di Cristo sofferente negli ammalati: questo santifica voi, vi avvicina al Cristo. Celebrando i sacri riti e innalzando nelle varie ore del giorno la preghiera di lode e di supplica, vi farete voce del Popolo di Dio e dell’umanità intera.
Consapevoli di essere stati scelti fra gli uomini e costituiti in loro favore per attendere alle cose di Dio, esercitate in letizia e carità sincera l’opera sacerdotale di Cristo. Siate gioiosi, mai tristi. Gioiosi. Con la gioia del servizio di Cristo, anche in mezzo alle sofferenze, alle incomprensioni, ai propri peccati. Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito ma per servire. Per favore, non siate “signori”, non siate “chierici di Stato”, ma pastori, pastori del Popolo di Dio.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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Anita Bourdin

Journaliste française accréditée près le Saint-Siège depuis 1995. Rédactrice en chef de fr.zenit.org. Elle a lancé le service français Zenit en janvier 1999. Master en journalisme (Bruxelles). Maîtrise en lettres classiques (Paris). Habilitation au doctorat en théologie biblique (Rome). Correspondante à Rome de Radio Espérance.

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