Puntuale rispetto alla tabella di marcia, l’aereo Alitalia AZ A321 con a bordo Papa Francesco è partito dal Cairo alle 17 di oggi, 29 aprile 2017, per far rientro in Italia dopo la due giorni in Egitto. Tra i diciotto viaggi internazionali compiuti finora da Bergoglio, quello nel Paese nordafricano è stato tra i più brevi ma anche tra i più intensi.
Ecumenismo, dialogo interreligioso, lotta al terrorismo sono temi che in questa terra assumono un valore preminente e che hanno intriso di significato ogni sillaba pronunciata dal Vescovo di Roma nei vari incontri.
Grandi aspettative erano riposte in quello alla Conferenza Internazionale per la Pace convocata dal Grande Imam della Moschea di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayeb. Dinanzi a una platea variegata, composta da studiosi islamici di varia estrazione, il Papa non ha esitato a rivolgere l’ennesimo appello ai capi religiosi per “smascherare” la “falsa sacralità”, “denunciare” e “condannare” la violazione della dignità umana. “La violenza – ha affermato senza giri di parole – è la negazione di ogni autentica religiosità”.
Francesco ha così confermato di ritenere le religioni – almeno quelle abramitiche – non una causa, bensì un antidoto alla violenza. Non basta però condannare il male, il suo invito è anche a “promuovere il bene”.
Per farlo, nel messaggio del Pontefice si evince anche una velata ricetta politica, forse indirizzata non all’Egitto, piuttosto all’Europa. Per l’ennesima volta egli mette in guardia dai cosiddetti “populismi demagogici”, che – osserva – “non aiutano a consolidare la pace e la stabilità”.
Chissà che idea ne ha Abdel-Fattah Al-Sisi, presidente dell’Egitto, del concetto di “populismo”. Il generale alla guida del Paese dopo il golpe militare del 2013, ha accolto Papa Francesco poco dopo il suo arrivo al Cairo nel Palazzo presidenziale di Heliopolis. L’incontro tra i due ha assunto una veste privata. Il breve e conciso comunicato della presidenza egiziana non lascia trasparire nulla di più rispetto alle frasi da protocollo diplomatico. Smentito da parte del portavoce di Al-Sisi che si sia parlato di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto tra il gennaio e febbraio 2016 in circostanze ancora da chiarire. Qualche settimana fa era stato rivolto appello al Papa affinché sollevasse il caso durante la sua visita.
Più tardi, presso l’Hotel Al-Màsah, Francesco e Al-Sisi hanno invece pronunciato dei discorsi pubblici. Anche in questa occasione, il Santo Padre è tornato a rivolgere un appello – stavolta alle autorità politiche – per “smascherare i venditori di illusioni circa l’aldilà, che predicano l’odio per rubare ai semplici la loro vita presente e il loro diritto di vivere con dignità, trasformandoli in legna da ardere”.
Palese il riferimento a chi arruola kamikaze per combattere presunte “guerre sante”. Ecco allora – restando in tema – che Francesco sottolinea al suo interlocutore che abbiamo tutti il dovere “di smontare le idee omicide e le ideologie estremiste, affermando l’incompatibilità tra la vera fede e la violenza, tra Dio e gli atti di morte”. Del resto – come detto stamattina nella Messa celebrata allo stadio dell’aeronautica con una frase ad effetto destinata a scolpire il ricordo di questo viaggio – “l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità”.
Fede e violenza che tuttavia in Egitto rappresentano un connubio micidiale e concreto. La minoranza copta è il bersaglio di attentati che ne minano la serenità. Nell’incontro con Tawadros II, Patriarca della Chiesa copta-ortodossa, la questione dei martiri è emersa con tutto il suo carico di emozioni e valore spirituale.
Sia il Vescovo di Roma sia il Papa copto-ortodosso hanno dimostrato di attendere con trepidazione “il giorno – per parafrasare Tawadros II – in cui spezzeremo insieme il pane sul sacro altare”.
Questo percorso verso l’unità piena – ha riconosciuto Bergoglio – non è facile, ma è fondamentale essere consapevoli che “non siamo soli”. Infatti – ha continuato – “ci accompagna un’enorme schiera di Santi e di Martiri che, già pienamente uniti, ci spinge a essere quaggiù un’immagine vivente della ‘Gerusalemme di lassù’”.
Molto suggestivo il momento di preghiera ecumenica in ricordo dei recenti martiri cristiani egiziani, sempre all’interno del Patriarcato Copto-Ortodosso, e la processione che da questo edificio si è snodata fino alla vicina chiesa di San Pietro, dove nel dicembre scorso un attentato rivendicato dall’Isis ha provocato ventinove vittime. Papa Francesco e Tawadros II si sono raccolti di fronte a una lapide che ricorda il sangue innocente ed hanno acceso una candela.
Prima i due capi religiosi avevano firmato una dichiarazione congiunta di dodici punti. Importante soprattutto il paragrafo undicesimo, volto a sgrovigliare uno di quegli aspetti che rende ancora impervio il percorso verso la piena comunione sacramentale. “Cercheremo, in tutta sincerità – si legge -, di non ripetere il Battesimo amministrato in una delle nostre Chiese ad alcuno che desideri ascriversi all’altra”.
Quella del “ribattesimo” dei fedeli provenienti da altre confessioni cristiane è una prassi di alcune Chiese d’Oriente, tra cui quella copta-ortodossa, che si consumava soprattutto durante il periodo in cui è stato Patriarca Shenuda III, predecessore di Tawadros II. Questa promessa, se verrà seguita dai fatti, rappresenta davvero un passo storico nel cammino ecumenico.
La conclusione del suo viaggio il Papa l’ha voluta dedicare ai cattolici del Paese delle piramidi, in particolare a clero, religiosi, consacrati e seminaristi. Con loro si è intrattenuto oggi presso il Seminario Patriarcale Copto-Cattolico di Maadi, periferia a sud della capitale. Il Santo Padre ha dato sette consigli per non cedere alle tentazioni che quotidianamente incontriamo lungo la strada.
Sette indicazioni che scivolano lungo un asse ben consolidato di forte identità copta e cattolica. Il Pontefice rammenta che “senza avere un’identità chiara e solida il consacrato cammina senza orientamento e invece di guidare gli altri li disperde”, perciò è importante non vivere “con cuore diviso tra Dio e la mondanità”.
Un richiamo a vivere appieno la propria vocazione, quindi, senza compromessi. E mantenere una tale integrità in una terra di persecuzione come l’Egitto, è un messaggio di speranza e di forza che si propaga tra i cristiani di tutto il mondo. Come in tutto il mondo è giunto oggi, con la visita di Papa Francesco qui, l’annuncio che la paura del terrorismo non sconfigge la speranza e l’impegno all’unità.
©Servizio Fotografico L'Osservatore Romano
Papa in Egitto: un viaggio breve, ma carico di significato
Ecumenismo, dialogo interreligioso, lotta al terrorismo: i punti essenziali della due giorni di Bergoglio al Cairo