“La fede è per Dio, la Patria è per tutti”. Davanti alle autorità egiziane, davanti al presidente d’Egitto, il generale Abd al-Fattah al-Sisi, Papa Francesco cita il motto della Rivoluzione del 1952 guidata dai militari Muhammad Naguib e Gamal Abdel Nasser, con cui fu destituito il sovrano Faruq I. Un motto che secondo il Pontefice – spiega nel suo discorso nell’Hotel Al-Màsah – dimostra che si può vivere “in armonia con gli altri, condividendo con loro i valori umani fondamentali e rispettando la libertà e la fede di tutti”.
Ed è intorno alla convivenza che si snoda il suo discorso. Convivenza di cui l’Egitto è storicamente patria, afferma il Santo Padre, ricordando come la Sacra Famiglia trovò rifugio in questa terra. Questo Paese – riflette – “a motivo della sua storia e della sua particolare posizione geografica, occupa un ruolo insostituibile nel Medio Oriente”.
Ecco allora che l’Egitto è chiamato oggi a “rafforzare e consolidare anche la pace regionale, pur essendo, sul proprio suolo, ferito da violenze cieche”. In tal senso Bergoglio riconosce l’impegno del presidente al-Sisi “in favore della pace nel Paese e al di fuori di esso”.
Occorre però perseverare in questo lavoro costante e mantenere sempre alta la guardia contro gli estremismi. “Di fronte a uno scenario mondiale delicato e complesso, che fa pensare a quella che ho chiamato una ‘guerra mondiale a pezzi'” – afferma il Papa – bisogna considerare che non si “può costruire la civiltà senza ripudiare ogni ideologia del male, della violenza e ogni interpretazione estremista che pretende di annullare l’altro e di annientare le diversità manipolando e oltraggiando il Sacro Nome di Dio”.
Francesco ricorda che Dio “non vuole mai la morte dei suoi figli ma la loro vita e la loro felicità”, dunque “non può né chiedere né giustificare la violenza, anzi la detesta e la rigetta”. Ed ancora che “il vero Dio chiama all’amore incondizionato, al perdono gratuito, alla misericordia, al rispetto assoluto di ogni vita, alla fraternità tra i suoi figli, credenti e non credenti”.
Pertanto è dovere di tutti proclamare che “la storia non perdona” coloro che “proclamano la giustizia e praticano l’ingiustizia”. Al contempo egli richiama al dovere di “smascherare i venditori di illusioni circa l’aldilà, che predicano l’odio per rubare ai semplici la loro vita presente e il loro diritto di vivere con dignità, trasformandoli in legna da ardere e privandoli della capacità di scegliere con libertà e di credere con responsabilità”, nonché “di smontare le idee omicide e le ideologie estremiste, affermando l’incompatibilità tra la vera fede e la violenza, tra Dio e gli atti di morte”.
Infine il Vescovo di Roma torna ad elogiare l’Egitto, il quale ha sempre dimostrato “che si può vivere insieme, nel rispetto reciproco e nel confronto leale, trovando nella differenza una fonte di ricchezza e mai un motivo di scontro”. E rammenta: “La pace è dono di Dio ma è anche lavoro dell’uomo. È un bene da costruire e da proteggere, nel rispetto del principio che afferma la forza della legge e non la legge della forza”.
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Qui il discorso integrale.
Papa e Al-Sisi ©Servizio Fotografico L'Osservatore Romano
Papa ad autorità egiziane: "Abbiamo il dovere di smontare l'estremismo"
Francesco elogia l’impegno di al-Sisi ricordando che l’Egitto “occupa un ruolo insostituibile nel Medio Oriente”