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Papa: "Dio ci accompagna sempre, anche quando ci dimentichiamo di Lui"

Nell’Udienza generale, il Papa evoca il simbolo dell’àncora, che rappresenta il nostro legame indissolubile con l’amore di Dio

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“Il nostro non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio ‘appassionato’ dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui”. Anche nel corso dell’Udienza generale di oggi, 26 aprile 2017, Papa Francesco torna a porre l’accento sul messaggio di speranza contenuto nel Vangelo. Lo fa evocando il simbolo cristiano dell’àncora, il quale rappresenta il legame indissolubile tra noi e il Cielo.
La sua riflessione parte dalle ultime parole del Vangelo di San Matteo – “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” – le quali “richiamano l’annuncio profetico che troviamo all’inizio”, ossia che “A lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi”. Francesco rileva che intorno a queste due citazioni è racchiuso tutto il Vangelo.
Esse dimostrano – prosegue – la prossimità di Dio alle nostre vicende umane. La sua riflessione: “Noi umani siamo abili nel recidere legami e ponti. Lui invece no. Se il nostro cuore si raffredda, il suo rimane incandescente. Il nostro Dio ci accompagna sempre, anche se per sventura noi ci dimenticassimo di Lui. Sul crinale che divide l’incredulità dalla fede, decisiva è la scoperta di essere amati e accompagnati dal nostro Padre, di non essere mai lasciati soli da Lui”.
La compagnia del Padre persiste lungo tutto il nostro “pellegrinaggio”, aggiunge il Pontefice, richiamando la figura di Abramo che ubbidisce al comando divino “Vattene dalla tua terra”. Un cammino che noi cristiani – afferma Bergoglio – facciamo con Gesù al nostro fianco, perché Lui “ci assicura di non aspettarci solo al termine del nostro lungo viaggio, ma di accompagnarci in ognuno dei nostri giorni”.
Infatti – dice ancora il Santo Padre – “passeranno i cieli, passerà la terra, verranno cancellate le speranza umane, ma la Parola di Dio è più grande di tutto e non passerà”. L’invito del Papa è allora a ricordarsi che “Dio sicuramente provvederà a tutti i nostri bisogni, non ci abbandonerà nel tempo della prova e del buio”. Una certezza che chiamiamo “Provvidenza”.
Ecco allora che il Papa chiama in causa il simbolo cristiano dell’àncora. “Essa esprime che la nostra speranza non è vaga; non va confusa con il sentimento mutevole di chi vuole migliorare le cose di questo mondo in maniera velleitaria, facendo leva solo sulla propria forza di volontà”, afferma. Questo simbolo – aggiunge – “è un strumento per i navigatori, che gettano sulla spiaggia e si aggrappano alla corda per avvicinare la barca alla riva”, e dunque “la fede nostra è l’àncora al cielo, la fede ci avvicina al cielo”.
Infine il Pontefice ricorda il vecchio adagio latino “Homo viator, spe erectus”, che significa che “l’uomo è un viandante, sostenuto dalla speranza”. Non resta allora che confidare – prosegue il Papa – “che il Dio buono è già al lavoro per realizzare ciò che umanamente pare impossibile, perché l’àncora è sulla spiaggia del cielo”. Del resto – conclude – “non c’è parte del mondo che sfugga alla vittoria di Cristo Risorto, la vittoria dell’amore”.
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Qui il testo integrale della catechesi.

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Federico Cenci

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