“Quando sono debole è allora che sono forte”.
“Felice colpa che hai meritato un così grande redentore”
“C’è più gioia in cielo per uno che si pente, che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza”.
“Mi glorierò delle mie infermità, perché abiti in me la potenza di Cristo” “Non mi glorierò perché sono giusto, ma mi glorierò perché sono redento”.
Non mi glorierò perché sono esente da peccati, ma mi glorierò perché i peccati mi sono stati rimessi.
Non mi glorierò perché sono stato d’aiuto, né perché Qualcuno mi è stato d’aiuto, ma perché Cristo è avvocato per me presso il Padre, perché il sangue di Cristo fu versato per me.
La mia colpa è divenuta per me il prezzo della redenzione, attraverso cui Cristo è venuto per me.
“Per me Cristo ha assaporato la morte: allora è più proficua la colpa dell’innocenza. L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile”.
“Non è perché il buon Dio, nella sua premurosa misericordia, ha preservato la mia anima dal peccato che mi innalzo a lui con fiducia e amore”.
“Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini, per sempre manterrei la stessa fiducia”. Anche la colpa più grave non è che goccia d’acqua nel Suo braciere ardente.
“Seguite il primo slancio che vi porta fra le sue braccia”.
Ciao, da padre Andrea.
© Servizio fotografico - L'Osservatore Romano
L'umiltà della colpa
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont