Il mio amico Giuliano mi racconta che fin da giovanissimo si era arruolato nella Marina Militare. Era un tipo duro, convinto che la legge del più forte fosse l’unica.
Il mio lavoro – continua – mi facilitava a prendere una percentuale sulle merci di contrabbando che riuscivo a sequestrare. Mi ero talmente arricchito con le tangenti che il mio stipendio poteva essere riscosso e speso liberamente dai miei amici. Arricchito, temuto, rispettato da tutti; ma in realtà avevo perso tutti gli amici veri.
Per fuggire da me stesso e per avere ciò che avevo smarrito dentro di me, cercavo di stordirmi con tutti i vizi ed esperienze trasgressive. Nel frattempo mi hanno rimandato a casa. Ho scoperto che avevo anche nemici che cercavano di togliermi di mezzo.
L’incarico di capitano d’una nave mi ha dato l’opportunità di riavvicinarmi alla mia famiglia.
Ma il mio modo di fare, rude e autoritario e il mio carattere forte mi hanno portato ad una grave rottura con la figlia maggiore che, dopo uno scontro più violento degli altri, se n’è andata di casa. Era il totale fallimento nelle cose più importanti della vita.
Proprio quella mattina, alle porte della chiesa, aspettando mia moglie, mi è arrivata dal prete che predicava questa frase: “…Con i figli bisogna costruire un rapporto profondo e ideale, di amore e non di autorità.” Ho colto che la vera autorità in casa la possiede chi ama di più.
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L’autorità è di chi sa amare
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont