Lettura
Buone sono le lacrime, che lavano la colpa. Piangono coloro che Gesù guarda. Pietro ha negato una prima volta e non ha pianto, perché il Signore non lo aveva guardato. Ha negato una seconda volta, e di nuovo non ha pianto, perché ancora il Signore non aveva rivolto il suo sguardo verso di lui. Nega una terza volta: Gesù lo guarda, ed egli piange amaramente (cfr. Lc 22,61-62). Guardaci, Signore Gesù, affinché noi sappiamo piangere i nostri peccati.
Meditazione
Quest’oggi la Parola di Dio sottopone alla nostra attenzione ancora un episodio doloroso. Gesù, che Giovanni presenta come colui che ama, è stretto fra due tradimenti: uno attuale, quello di Giuda; e uno prossimo, quello di Pietro. Forse la vicenda di Giuda, considerata da tutti come il paradigma del tradimento, distoglie la nostra attenzione da un fatto che non è marginale: Pietro, il discepolo cui sono state affidate le chiavi della Chiesa, non può e non deve ritenersi giusto di fronte a Giuda. Se quest’ultimo, infatti tradirà fra poco il Figlio di Dio, a Pietro Gesù profetizza un tradimento che si ripeterà per ben tre volte. Ad entrambi, però, Cristo annuncia la sua glorificazione per mezzo della sua passione: Egli ha amato Giuda nonostante il suo tradimento; egli ama Pietro benché lo tradirà tre volte. L’epilogo certamente è diverso: Giuda muore suicida; Pietro verserà le sue lacrime per ciò che ha fatto. La passione di Cristo ci invita a confrontarci con questi due peccatori: per quanto grande possa essere il nostro peccato, ancora più grande, anzi – come dice san Paolo – ancora più sovrabbondante è la grazia di Cristo (cfr. Rm 5,20). Spogliamoci dell’uomo che dispera della salvezza (Giuda), e impariamo a piangere sui nostri peccati, attendendo con passione e desiderio profondo e sincero, il perdono della Pasqua (Pietro). È utile comprendere, a questo proposito, il ruolo del canto del gallo: esso è il simbolo di colui che veglia contro l’intruso. Pietro tradisce, ma – con il canto del gallo – è come risvegliato nella sua coscienza a far riemergere in se stesso tutti i gesti di amore con cui Cristo lo ha conquistato a sé. Non vi è solo il peso della colpa all’origine del suo pianto, ma vi è anche il modo incommensurabile dell’amore divino che lo ha fatto essere discepolo. Abbandoniamoci a questo amore che ci ha fatto essere cristiani.
Preghiera:
Donaci, o Dio di misericordia, la grazia di spogliarci completamente dell’uomo vecchio per rivestirci dell’uomo nuovo attraverso il pianto che lava interiormente. Le nostre lacrime purifichino ciò che c’è internamente, preparandoci a fare di noi stessi il luogo della tua dimora.
Agire:
Impariamo da Dio a dare valore alle lacrime altrui: consoliamo chi è nella disperazione, assistiamo chi è nel bisogno e portiamo sorrisi di grazia nella vita altrui.
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Il turbamento di Cristo
Meditazione quotidiana della Parola di Dio