Abramo e gli angeli, Francesco Zugno - Wikimedia Commons

Santa Marta: "Noi cristiani non siamo soli, siamo un popolo sognato da Dio"

Nella Messa mattutina, il Papa invita a riflettere su Abramo e sulla sua discendenza, di cui facciamo parte

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Bisogna avere speranza in Dio, la sua promessa si realizza anche “in mezzo alle cose brutte” della nostra vita. È di nuovo la vicenda di Abramo e di sua moglie sterile Sara, ad ispirare l’omelia di Papa Francesco stamattina, 6 aprile 2017, nella Messa di Casa Santa Marta.
Nella Prima Lettura di oggi, si narra dell’alleanza che Dio fa con Abramo, colui che – spiega il Santo Padre – iniziò a generare “questo popolo che oggi è la Chiesa”.
Egli “credette contro ogni speranza”, fidandosi della promessa che avrebbe avuto un figlio a cento anni. Un senso di affidamento nei confronti del Signore, che Abramo mantenne anche dopo la nascita del figlio. “Messo alla prova, dopo avere avuto il figlio, figlio ragazzo, adolescente, gli viene chiesto di offrirlo in sacrificio: obbedì e andò avanti contro ogni speranza”. E questo – riflette Bergoglio – “è nostro padre Abramo, che va avanti, avanti, avanti”.
Il patto da parte di Abramo – prosegue il Papa – consiste nell’aver obbedito “sempre”. E oggi, un frutto di quel patto, è la presenza dei cristiani. Francesco dice a tal proposito che nel libro della Genesi, Dio gli dice che la sua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo e la sabbia che è sulla riva del mare. E oggi noi “possiamo dire”: “Io sono una di quelle stelle. Io sono un granello della sabbia”.
Ecco allora che la liturgia oggi invita a fermarsi e a guardare le “nostre radici”, “nostro padre” che “ci ha fatto popolo, cielo pieno di stelle, spiagge piene di granelli di sabbia”. Per il Pontefice è una consolazione contro la solitudine, il fatto che “io non sono solo, sono un popolo (…) sognato da Dio, un popolo che ha dato un padre sulla Terra che obbedì, e abbiamo un fratello che ha dato la sua vita per noi, per farci popolo”.
Di qui l’appello del Papa per la giornata odierna: “Vi invito a prendere, oggi, cinque minuti, dieci minuti, seduti, senza radio, senza tv; seduti, e pensare alla propria storia: le benedizioni e i guai, tutto. Le grazie e i peccati: tutto. E guardare lì la fedeltà di quel Dio che è rimasto fedele alla sua alleanza, è rimasto fedele alla promessa che aveva fatto ad Abramo, è rimasto fedele alla salvezza che aveva promesso in suo Figlio Gesù. Sono sicuro che in mezzo alle cose forse brutte – perché tutti ne abbiamo, tante cose brutte, nella vita – se oggi facciamo questo, scopriremo la bellezza dell’amore di Dio, la bellezza della sua misericordia, la bellezza della speranza. E sono sicuro che tutti noi saremo pieni di gioia”.

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Federico Cenci

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