Nei suoi ultimi anni di vita il mio papà passava dei lunghi periodi all’ospedale. Nell’ultimo periodo era ricoverato in una stanza con un altro ammalato, anche lui ottantenne.
Durante le mie visite, ascoltavo le loro conversazioni… tranquille, ma alle volte molto lagnose da parte del compagno di stanza. Lamentava dolori di ogni tipo, di ogni genere; un giorno così, un altro giorno… colà.
Mi sorprendeva invece la serenità di mio padre. Serenità nell’ascoltare i dolori dell’altro, ma in modo particolare nell’esporre l’attività degli “amici”, come lui chiamava i dolori. Quando gli domandavo: “Come vanno gli “amici?”, con un sorriso rispondeva… “passeranno; ma – aggiungeva subito – se non passano loro, passo io”.
Tra le varie battute ricordo come più interessante la risposta di mio padre alle interminabili lagne del compagno molto grave, che continuavo a ripetere: “Spero di cavarmela, spero di uscire dall’ospedale; chissà se presto guarirò. “Toni – disse mio padre con serenità – ormai par mi e par ti, da cossì a pedo” (ormai per me e per te…da così a peggio).
Nel terminare la frase, mi ha guardato col sorriso della fede. Mi sembrava di leggere nei suoi occhi le parole della Chiesa: “Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”.
A bassa voce ho commentato con un infermiere che sapevo credente: “Sono contento di questa espressione di fede; mi fa capire che, alla morte, il papà si sta preparando in piena salute”.
Medico / Pixabay CC0 - valelopardo, Public Domain
In piena salute
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont