Lettura
Da poco Gesù ha parlato chiaramente della bellezza e dell’efficacia della preghiera, a spiegazione del Padre Nostro (11,1-13). Ora Gesù affronta l’accusa più terribile: la sua azione sarebbe satanica. Adesso lo sguardo è, però, verso l’abisso. Ciò dimostra come nel cuore dell’uomo le due dimensioni, altezza e profondità, possano facilmente confondersi e tragicamente alternarsi, se non si fa un continuo sforzo di rifondare il cuore nella verità e di unificarlo nella Parola di Dio, di raccoglierlo in Gesù. In caso contrario, la fede è sostituita dal sentimento immediato dell’emozione, porta spalancata verso la confusione e l’arroganza.
Meditazione
Torna il satana delle Tentazioni, ma ora Gesù non lo tollera e lo liquida rapidamente; non può evitare però che la gente lo accusi di possessione. Gesù risponde che purtroppo satana non è diviso in se stesso: tutta la sua forza risiede in una perversa unità. Si dà una forma malvagia di unità, forte ma distruttiva, di cui il satana è portabandiera: lo illustra Ignazio negli Esercizi Spirituali. La coesione in questo caso è una complicità nella quale ognuno prende tutto ciò che può, non varca il limite dell’altro e bada ai propri confini; l’equilibrio è nello sguardo vigile di chi sa di essere a sua volta guardato. Si dà in alternativa una unione piena di vita, nella libera scelta e nella fatica della perseveranza. Tale forma di comunione non si fonda sulla presa, ma sull’offerta di sé. Qui però il funzionamento è totalmente diverso. Nella malizia deve esserci reciprocità: io accetto che tu prenda perché so che tu accetti che anch’io abbia la mia parte e viceversa: una lettura diabolica del famoso detto unicuique suum. Invece, l’offerta unisce anche se ad essa non corrispondesse nulla, alcuna risposta: è il mistero della grazia. Se io offro me stesso, comunque creo attorno a me un mistero di comunione, anche se dall’altra parte si restasse indifferenti oppure ostili. Per questo nella Chiesa basta che Uno si sia offerto «una volta per sempre» (Eb 9,12) perché tutti siano racchiusi comunque in una economia di unità irreversibile: «chi ci separerà dall’amore di Cristo?» (Rm 8,35). Ora, questa realtà di comunione in Cristo, più che ontologica, può essere per noi condanna, se ci ostiniamo a offrire le nostre membra al peccato come strumenti di ingiustizia, oppure è salvezza se offriamo le stesse membra a Dio, risorti e riconciliati in Cristo, come strumenti di giustizia (Rm 6,13).
Preghiera
Padre, in Gesù è giunto il tuo regno, ma noi disperdiamo i tesori di grazia nell’ostinazione del cuore. I nostri occhi non vedono il bene, ti voltiamo le spalle, cerchiamo dei segni, mettiamo alla prova i profeti. Ma noi siamo tuo popolo, gregge che tu conduci, e tu sei misericordioso e pietoso.
Agire
Oggi troverò il tempo di recarmi in chiesa a pregare, rivolto al tabernacolo, per significare il ritorno al Signore.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Non indurite il vostro cuore — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Giovedì 23 Marzo 2017