Syrian Refugee camp - flickr

Sei anni di guerra in Siria. Santa Sede: "Massacro senza senso"

Mons. Jurkovič, osservatore vaticano all’Onu, auspica che le minoranze religiose del Paese siano coinvolte “in un processo negoziale trasparente e inclusivo”

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Ricorrono in questi giorni i sei anni dall’inizio della guerra in Siria, definito un “massacro senza senso” da mons. Ivan Jurkovič, osservatorio della Santa Sede all’Onu di Ginevra.
Intervenendo alla 34esima sessione del Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani, come riporta la Radio Vaticana, il presule ha espresso le preoccupazioni vaticane per una situazione in Siria “disastrosa”, tra intere città devastate, malnutrizione cure mediche inadeguate, migliaia di morti e feriti.
Di qui l’appello della Santa Sede alla comunità internazionale per soccorrere le vittime. “Sei anni di inutile strage mostrano ancora una volta l’illusione e la futilità della guerra come mezzo per risolvere le controversie”, spiega mons. Jurkovič. Il quale punta l’indice verso chi fomenta violenza e odio e chi vende armi.
Il prezzo più alto di questo conflitto – ha sottolineato – lo pagano i più piccoli. Su 13,5milioni di siriani gettati nel bisogno, la metà sono infatti bambini. “Alcuni di loro non conoscono altra vita che la guerra – spiega -. Altri sono nati sotto i bombardamenti. Soffrono enormi pressioni psicologiche … Raramente un sorriso appare sui loro volti. La sofferenza attraversa i loro occhi spaventati. Si svegliano sotto il suono delle esplosioni, di bombe e razzi”.
Mons. Jurkovič ha dunque ricordato che “i diritti del popolo siriano, indipendentemente dalla identità religiosa o etnica, devono essere protetti, perché tutti i siriani condividono le giuste aspirazioni alla giustizia e alla pace, elementi fondamentali dello sviluppo umano integrale”. A questo proposito – aggiunge – “è della massima importanza che le minoranze religiose ed etniche non diventino pedine di uno scambio geopolitico, ma siano pienamente coinvolte in un processo negoziale trasparente e inclusivo, con uguale diritti e pari responsabilità, in quanto questo è l’unico modo per costruire un futuro di pace”.
Infine il diplomatico della Santa Sede ha invitato a fare in modo che “potere e vendetta” non prevalgano sulla dignità delle persone e che “tutte le parti coinvolte” si impegnino “in un dialogo serio e a lavorare per un futuro di pace e  giustizia”.

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ZENIT Staff

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