Lettura
Il capitolo 23 di Matteo è dedicato al risveglio di scribi e farisei, per guarire la loro cecità morale (vedi il segno del cieco nato in Gv 9). Come nel caso di Giona e di Salomone, predicazione e insegnamento restano al di fuori delle loro persone, non sono per loro di alcun giovamento. Da Giona prendono l’eccessiva severità: la loro interpretazione della Legge è fatta di pesi imposti, ma essi non partono mai dalle loro persone. Da Salomone prendono il gusto del primo posto, come se i titoli funzionassero a prescindere dal comportamento.
Meditazione
Accusare i farisei di fariseismo è come tacciare i preti di clericalismo: sleale e facile! I farisei condividono la patologia spirituale delle persone pie e formate spiritualmente, che credono di avere occhi sufficientemente limpidi per vedere e far vedere, ma dimenticano che solo grazie ad orecchie ben aperte si acquista nuova luce per la vista. I farisei, e quelli come loro, dalle cattedre non si accorgono dei fardelli che essi stessi si sono legati addosso, e quindi riversano su altri valutazioni, non a caso esigenti e severe, invece di compiere un lavoro di bonifica e di restauro al loro interno. Nella loro preoccupazione di persone autorevoli sono invasi da tanti pensieri, simili, secondo una immagine efficace di Massimo Recalcati, a «ventose viventi che invadono le nostre teste e i nostri corpi». Ma in questo non differiscono da persone pie e credenti di ogni posizione sociale ed ecclesiale. Si tratta di pesi molto difficili da portare e si preferisce guardarli da altra prospettiva: sulle spalle della gente. Sarebbe molto più semplice ritornare alla verità del Vangelo secondo cui ogni maestro è prima di tutto discepolo, ogni persona autorevole è prima di tutto servitore, ogni guida deve fare bene attenzione a non inciampare; chi vede qualcosa nell’occhio altrui non trascuri il proprio (Mt 7,1-5); occupa bene il primo posto nella comunità di Gesù chi si umilia invece di umiliare altri, chi si abbassa invece di abbattere. È davvero responsabile, non chi dice agli altri ciò che devono fare, ma chi fa, anche se per questo subisce incomprensioni e derisioni. Il mito greco supponeva che chi conosce il Bene sicuramente lo fa. La Scrittura insegna che solo la Luce della Legge e dei Profeti sul volto di Cristo dà luce agli occhi per vedere il Vero, il Buono e il Giusto e poi viverlo.
Preghiera
Noi veniamo a te, unico nostro Padre! Non imponi pesanti fardelli, ma vuoi che ci allontaniamo dal male; il solo sacrificio che chiedi è la lode, con la bocca e con le opere. Tu che non hai bisogno di nulla, tutto quello che chiedi è ascoltare il tuo insegnamento. Lode a te, che esalti chi si umilia!
Agire
Pensando a vestire gli ignudi, non imporrò pesi a chi mi sta vicino: invece di richieste, giudizi, eventuali rimproveri, cercherò il dialogo con attenzione e premura.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
Pixabay CC0 - PD
Unico il Padre, unico il Maestro — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Martedì 14 Marzo 2017