Daily meditation on the Gospel

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Venite benedetti del Padre mio — Meditazione quotidiana

Meditazione della Parola di Dio di Lunedì 6 Marzo 2017

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Lettura
La parabola del Giudizio è l’ultima di tre (Mt 25) collegate in modo inscindibile: vergini in attesa dello sposo, servi che ricevono i talenti e un raduno di tutti i popoli davanti al Figlio dell’uomo. Ciascuna si chiude sull’esclusione di qualcuno, le prime due però sono accomunate dalla immagine di una assenza non prevista: perché lo sposo dovrebbe tardare così tanto? Perché il padrone decide di andarsene? La condotta durante questo tempo decide la sorte finale. La terza parabola compie il percorso: rinvia alla quotidianità, alla considerazione normale di situazioni penose, ma davanti agli occhi di tutti.
Meditazione
Il satana agisce anche come contrabbandiere, immettendo clandestinamente nei cuori semi di corruzione che «soffocano la verità nell’ingiustizia» (Rm 1,18). Uno di essi è una certa necessità del fare, che inavvertitamente degenera in primato assoluto e proclama la superiorità morale di chi fa rispetto a chi prega. Non si tratta certo di rinunciare alle opere di carità, ma di ricondurle alla loro sorgente: la fede. Mi sembra frutto di sapienza che la Chiesa abbia inserito nella moralità del credente le frasi del Giudizio Finale, e le abbia definite “opere di misericordia corporale”. Innanzitutto opere, cioè non gesti o fatti, compiuti in un modo qualsiasi. L’opera è azione condotta dall’inizio al compimento, in umiltà e perseveranza; è, poi, opera di Dio: non può restare mai priva di preghiera, di occhi rivolti alla Sua Volontà. Inoltre, è in gioco la misericordia. Qui occorre fare attenzione ad una grossa e banale confusione. La misericordia non è alternativa alla giustizia, né viceversa: ciascuna prevede e completa l’altra. Dare a chi non ha è giustizia, non benevola concessione. Nello stesso tempo è misericordia, se muove da un cuore totalmente aperto al bene, dimentico di sé, attento ad ogni aspetto e sfumatura, disposto a farsi ultimo con gli ultimi. Dio è misericordioso poiché, pur essendo totalmente solidale con noi, resta però tutto estraneo al nostro male. Infine, la corporeità. Il corpo è tutto ciò che abbiamo, che portiamo, che ci permette di relazionarci con la Creazione, è la nostra storia e il fardello; chiamato a risorgere, è già promessa di Vita. L’attenzione al corpo, quindi, non è servizio unidimensionale al benessere, ma promozione della persona, nei suoi bisogni fondamentali: cibo, bevanda, abito, casa, malattia, prigionia, morte. In queste nostre oscure regioni abita Gesù ed è là che desidera essere riconosciuto.
Preghiera
Signore, rendici santi come tu sei Santo. Infondi saggezza e semplicità perché non condanniamo noi stessi, profanando il tuo Nome con inganno o menzogna verso il prossimo.
Agire
Oggi è già detto che cosa fare o non fare: è un programma per la vita. Magari possiamo aggiungere l’attenzione verso chi, pur avendo tutto, è rimasto solo ed è infelice.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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