“La decisione di assumere al San Camillo di Roma medici dedicati all’interruzione di gravidanza, impedendo loro dunque l’obiezione di coscienza, snatura l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazione chiara”.
Sulla controversa decisione del direttore dell’ospedale romano intervengono anche i vescovi italiani, per bocca di don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana. “Non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l’obiezione di coscienza”, rimarca don Arice all’Ansa.
Il quale aggiunge: “Il ministero della Salute ha fatto recentemente un’indagine appurando che il numero di medici non obiettori risulta sufficiente per coprire ampiamente la domanda” di interruzioni volontarie di gravidanza. “Tutto questo fa molto dubitare sulla bontà di questo provvedimento”.
E il fatto che questa decisione possa essere un’apripista per altre strutture sanitarie “è un timore – sottolinea don Arice -. Ma io spero che i medici dicano con coscienza e con autorevolezza la loro opinione, perché sono loro i primi ad esser colpiti da questa decisione”.
Sull’anticostituzionalità di questo provvedimento le conferme giungono da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, secondo cui “un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità”. Intervistato da TV2000, Mirabelli spiega: “C’è un problema di fondo, l’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere un requisito la rinuncia a questo diritto per partecipare a concorsi pubblici. Non si può discriminare tra chi esercita questo diritto e chi non lo fa”.
Un bando di concorso, aggiunge Mirabelli, “non mi pare che possa vincolare la persona: la libertà di coscienza è inalienabile e può essere esercitata in qualsiasi momento, anche successivamente alla nomina. Questo elimina anche il rilievo che un requisito di questo tipo possa essere richiesto e imposto al momento dell’assunzione”.
Alle perplessità dei vescovi italiani fa eco il commento del prof. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani. “Nella dilagante disoccupazione medica e nella disperazione che affligge il mondo dei giovani medici disoccupati – afferma Boscia -, questa discriminazione appare come una spinta inaccettabile ad appannare le coscienze e ad accettare contratti per bisogno economico di sopravvivenza”.
I medici cattolici “di fronte a queste cosiddette assunzioni fidelizzate dirette a determinare le interruzioni di gravidanza, condannano tali atteggiamenti discriminatori nel reclutamento del personale, giudicandoli punitivi per la folta schiera dei medici in attesa di sistemazione lavorativa”.
In Parlamento c’è intanto chi lavora per regolare un bando discriminatorio come quello dell’ospedale San Camillo. Lo rivela Gian Luigi Gigli, capogruppo di ‘Democrazia Solidale – Centro Democratico’ in Commissione Affari Costituzionali della Camera e presidente del Movimento per la Vita italiano: “L’annuncio da parte di alcuni senatori del Pd di una proposta di legge per autorizzare concorsi riservati ai medici non obiettori conferma da un lato che la decisione della Giunta Zingaretti riguardante il San Camillo di Roma è quantomeno illegale al momento e, dall’altro, svela ancor più il volto illiberale dell’ideologia abortista che sembra purtroppo dominare il partito di maggioranza relativa”.
L’invito di Gigli al Governo e a Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, è “ad aiutare le donne a poter tenere i loro bambini”.
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Ospedale San Camillo Di Roma - © Romapedia
Vescovi italiani: "Bandire medici obiettori snatura la legge 194"
La Cei critica la decisione dell’ospedale San Camillo di Roma di indire un concorso per soli medici non obiettori