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L’amore non fa mai rima con prigione

L’indipendenza stimola la propria autostima e fa diventare il partner un “dono”, e non una “necessità”

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“Prof, sono le 3 di notte e non riesco a dormire. Ripenso in continuazione alla sua domanda: ‘Sei ancora innamorata di lui?’. Certo che lo sono, inutile negarlo. Mi ha lasciata, ma io ci credevo tanto e questo mi ha fregata. Gli ultimi mesi con lui sono stati terribili ed ora cerco di convincermi che è meglio sia andata così. Perché se devo sentirmi sola da fidanzata, preferisco esserlo per conto mio.
Io ero pronta a dargli altre mille possibilità, ma lui ha preferito chiudere la porta, sia in faccia a me che a lui stesso. Ha intrapreso un altro cammino, iniziando a frequentare persone che a me non piacciono (sa di che tipo di persone parlo).
Mi ha lasciata, dicendomi ‘Sai cosa ho reiniziato a fare da quando non ci vediamo più’. Immagini cosa. Ora non fuma più le semplici sigarette.
Per non parlare del menefreghismo che mi continuava a dimostrare tutti i giorni, mentre io ero a lavoro al mare. Un ‘come stai?’, ‘com’è andata a lavoro?’, una chiamata di un minuto… sarebbe dovuto essere all’ordine del giorno. Invece, a quanto pare, chiedevo troppo. ‘Magari tra un po’ torno’, mi ha detto.
Eh no, mi dispiace. Io non sto ad aspettare te. Ho dato tutto per lui e invece è andata a finire così. Non si può dire di amare una persona e non dimostrarle affatto. A parole sono buoni tutti, ma sono i fatti che contano.
Cmq si cresce e si impara da tutto. Prima o poi si torna a sorridere, e per questo ci sono gli amici. Senza di loro penso proprio che non ce l’avrei fatta a superare questa botta. Pensavo di averli persi tutti. Li avevo trascurati come non mai nel periodo in cui ero fidanzata. Ma adesso ho la prova che gli amici restano sempre, nel bene e nel male.”
***
Carissima Manuela, che bello svegliarsi il mattino e lasciarsi sorprendere dallo scritto di un’alunna che non riesce a dormire.
Lo so…lo so…non dormire la notte non è piacevolissimo, ma è attraverso i nostri travagli interiori che veniamo raggiunti dalla rinascita. Io dico che ogni esperienza serve e che nessuna lacrima versata rimane senza senso. Il tuo cuore squarciato sta guarendo, facendo diventare le tue cicatrici come oro prezioso “oro”. Quell’oro ti renderà più attenta e vigile.
In tutta questa storia mi dispiace tanto per Marco, perché è quello che ci sta perdendo di più. Non solo…è lui stesso che si sta perdendo di più. Oltre a te, sta anche perdendo il controllo del timone della sua barca. Purtroppo.
E tu? Tu lo stai riprendendo in mano. Il futuro sta lì, davanti a te, luminoso come il tuo sorriso e pieno di nuove strade, grazie alla tua intelligenza.
E poi…e poi… ehm ehm…e poi tu gli avevi dato troppo. Mi ricordo il viaggio d’istruzione in Francia. Avremmo voluto averti un po’ anche per noi, ma tu eri presa da lui e solo lui e soltanto lui e solamente lui…
Io quasi quasi festeggio la libertà che sta tornando da te. Forse sto azzardando troppo con questa mia sincerità, ma è fondamentale capire che l’amore non fa rima con prigione.
L’“indipendenza” è l’arma vincente della coppia. L’indipendenza non va confusa con il “faccio quel che voglio”. Per “Indipendenza” di coppia intendo il rispetto verso il cammino personale dell’“Io” e del “Tu” (pur continuando a far crescere quel meraviglioso “Noi”!)
E’ spiccare il volo verso esperienze e spazi personali (ed ogni “io” ed ogni “tu” ne ha) con la voglia, poi, di condividerli insieme! Indipendenza e condivisione sono la vera forza della coppia. La dipendenza, invece, è il preludio dell’annullamento nell’altro.
Cara Manuela, sto cercando di dirti che quando tu eri con Marco, spesso avevo la sensazione di una coppia che si guardava perennemente negli occhi.
Sì, lo so. Quando si è innamorati è tipico chiudersi nel proprio mondo a due. Direi che è anche necessario all’inizio. Ed aggiungo pure eccitante. Ma non si può avere questo stile, a lungo. Prima o poi, lentamente ed inesorabilmente, l’”io” ed il “tu” andranno verso l’eutanasia. Invece il “noi”, per sopravvivere, ha bisogno della felicità che l’“io” ed il “tu” trovano nei loro cammini personali.
Un nuovo hobby, imparare a suonare uno strumento musicale, praticare uno sport, frequentare l’università… sono strade personali che ci fanno scoprire di essere bravi in qualcosa. Ci danno l’entusiasmo per migliorare noi stessi. Tutte sensazioni positive da riversare poi nel “noi”!
L’indipendenza stimola la propria autostima e fa diventare il partner un “dono”, e non una “necessità”. L’amore allora non è prigione, ma crescita, sostegno ed incoraggiamento. Alla fine si torna sempre lì: non possiamo impegnarci in una relazione con un “tu” se non ci impegniamo allo stesso modo nella relazione con il nostro “io”.
Cara Manuela, hai l’occasione di riprendere in mano la tua vita. Ama il tuo futuro studiando al massimo, ringrazia la vita per l’amore che hai sperimentato e continua a camminare girando lo sguardo a destra ed a sinistra, per non lasciarti sfuggire nessuna possibilità di crescita. Tieniti pronta perché, quando meno te l’aspetti, arriverà un ragazzo con cui varrà la pena progettare futuri insieme. Si arriva perfino ad amare la vecchiaia, quando questa è immaginata in un “noi”.
Certe volte, quando mi va di sognare, vedo l’Amore entrare nella vita di ogni persona, sorretto dalla volontà e costruito con intelligenza sopraffina. Mi immagino fidanzati consapevolmente felici di far parte del grande Canto d’Amore del mondo! Vedo far l’amore con la fantasia divina che crea e ricrea momenti eterni di sacra intimità. E vedo ogni coppia scrivere la propria storia con meraviglioso rispetto… Ed infine immagino le due anime dirsi: “Dio mi ha fatto per te …Appoggiati a me e ristorati; stiamo diventando tutt’uno!”.
***
(Tratto da “In te mi rifugio” – Editrice Shalom-)

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Maria Cristina Corvo

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