The Sanctuary of Our Lady of Lourdes

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Lourdes: sempre più giovani in pellegrinaggio per combattere la depressione

Dossier dell’Unitalsi sui pellegrinaggi del 2016 al Santuario mariano

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Sta cambiando negli ultimi anni il profilo del “pellegrino” e in particolare delle persone affette da patologie sanitarie che scelgono di partecipare a un pellegrinaggio a Lourdes, ma anche nei maggiori santuari europei, italiani e in Terra Santa.  L’anno scorso su 35.138 pellegrini  – che si sono affidati all’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) per partecipare a un viaggio verso i luoghi sacri e in particolare a Lourdes –  ben 8382 erano persone malate con diverse patologie.
Dato da tenere presente che sono sempre più i giovani (età compresa da 13 a 35 anni) a prendere parte ai pellegrinaggi. Nel 2016 sono stati 3942 di cui 840 si sono dichiarati malati o disabili, tra questi una buona parte con alle spalle problemi di: depressione, sindromi fobiche, dipendenze e soprattutto tanta solitudine.
Sono questi alcuni dati del dossier realizzato dall’Unitalsi che verrà presentato a Lourdes in occasione dell’iniziativa internazionale “Colloquio, il magnificat, cantico della speranza” promosso dal santuario di Lourdes per la XXV Giornata Mondiale del Malato. L’evento quest’anno viene celebrato in forma speciale proprio nel santuario francese, con una Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.
Sarà Federico Baiocco, responsabile Nazionale Medici dell’Unitalsi a presentare questo focus nell’ambito degli atelier tematici che si terranno domenica 12 febbraio. Dal dossier emerge il fatto che tra gli 840 giovani che si sono dichiarati malati o disabili il 33,5% soffre di depressione, il 10% da psicosi, il 3% da schizofrenia, il 2,5% da disturbi generalizzati dello sviluppo, il 2% da sindromi fobiche, l’1,5% da disturbi del comportamento alimentare e lo 0,5% da dipendenza da droghe. Il resto è legato a patologie neurologiche di queste ben il 34% legato al ritardo mentale.
Dal focus Unitalsi si evidenzia anche il fatto che sul campione complessivo di malati (8382) sono state riscontrate 10.737 patologie. Le più diffuse sono quelle del sistema cardiovascolare (52,9%), del tessuto connettivo (36,2 %), neurologiche (38,4%), psichiatriche (27,5%). In molti casi un malato presenta più di una patologia.
Inoltre, il 74% sono donne e il 36% maschi. Dal campione risulta anche che il 70% dei malati è deambulante, 14% è su carrozzina, il 14 % usa le stampelle mentre solo il 2 % è in barella. I medici che si sono recati come volontari in pellegrinaggio nel 2016 sono stati 598.
“Il nostro dossier – dichiara Antonio Diella, presidente nazionale dell’Unitalsi – ci dice che i pellegrini prima delle cure mediche hanno bisogno di un solido sostegno umano e spirituale. Solitudine, depressione e dipendenze sono queste le nuove frontiere della sofferenza umana che spesso ritroviamo nei nostri pellegrinaggi. La presenza a Lourdes delle persone disabili e malate è una costante nella nostra storia, ma oggi l’Unitalsi è chiamata ad affrontare nuove sfide per essere uno “strumento” di consolazione non solo per malattie del corpo, ma soprattutto dell’anima. Questa è un’importante responsabilità per tutta la grande famiglia unitalsiana”.
“Il dato sui giovani – spiega Federico Baiocco, responsabile nazionale medici Unitalsi – è veramente significativo perché ci indica il fatto che le nuove generazioni sono sempre più alla ricerca di punti di riferimento solidi e duraturi. Nel pellegrinaggio i ragazzi vedono una chance importante per fuggire dalla depressione, dalla solitudine ed anche dalle dipendenze. Non chiedono un miracolo, ma solo di potere fare un viaggio che è prima di tutto un percorso spirituale ed umano”.
“Questo aspetto – aggiunge Baiocco – legato anche a quello delle altre patologie riscontrate tra i pellegrini che sono arrivati a Lourdes ci ha portato con sempre maggiore attenzione a coniugare all’aspetto medico-sanitario quello spirituale ed umano. Un metodo vincente per promuovere una vera cultura della vita”.

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ZENIT Staff

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