Lettura
Ieri abbiamo visto una folla di persone provenienti da ogni luogo che, portando con sé i propri mali, erano desiderose di incontrare e ascoltare il Maestro per accogliere la sua Parola di vita. Il brano di oggi ci presenta una folla di persone ben diverse: esse vengono da Gerusalemme, la Città Santa. Non hanno sogni né aspettative di salvezza: sono i “sani”, non li muove il desiderio di poter incontrare o di ascoltare. Portano con sé la loro autorità, il loro sapere, la dignità del loro essere arroccati nella città e nella tradizione; e vengono ad insegnare più che ad ascoltare, a correggere più che a imparare: non vogliono lasciarsi guarire.
Meditazione
Farisei e scribi vengono da Gerusalemme per verificare e capire se Gesù è uno di loro o un possibile nemico. Ascoltano e osservano il Maestro e i suoi discepoli, perché devono difendere innanzitutto il loro prestigio sul popolo e la propria autorità, esercitata attraverso l’osservanza delle regole e della tradizione. La tradizione degli antichi esigeva il rispetto di norme per poter conservare la purezza che la Legge esigeva dal pio ebreo. Una persona impura non era degna della promessa di Dio fatta ad Abramo. Gli scribi e i farisei non mancano di notare che i discepoli di Gesù trasgrediscono le norme di purità, e non perdono l’occasione per sentirsi offesi e scandalizzati. Chiedono al Maestro, ma in tono di accusa: “i tuoi discepoli”; dunque, il “tuo insegnamento” e la “tua presenza” sono da rifiutare. Gesù risponde loro non con norme e tradizioni di uomini, ma con la Parola di Dio: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Egli guarda alla purezza dell’intenzione, la quale è ciò che veramente rende degni della Benedizione del Padre e di accogliere la Parola di vita. Arroccati come sono, i farisei e gli scribi non si lasciano scuotere né dalla provocazione che viene loro proposta, né dalle parole del Maestro. Sono troppo presi dall’orgoglio di essere maestri, che non comprendono nemmeno cosa insegnano, così schiacciati dal peso dell’osservanza fine a se stessa, che ne perdono il fine, snaturando addirittura il senso del culto, che è avvicinare l’uomo a Dio, non allontanarlo sempre più fino a renderlo irraggiungibile.
Preghiera
“Se sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che al contrario tutto ha parte nella costruzione del Regno di Dio. Così, avere la fede non è soltanto alzare gli occhi verso Dio per contemplarlo, ma è pure guardare la terra, ma con gli occhi del Cristo” (M. Quoist, Preghiere).
Agire
Non essere sordo alle richieste di aiuto, ed avere il coraggio di sporcarsi le mani nell’essere di aiuto.
Meditazione del giorno a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
Pixabay CC0 - PD
La purezza dell’intenzione
Meditazione della Parola di Dio di Martedì 7 Febbraio – Feria della V settimana del T.O.