Mosque in Iraq

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Iraq, stanziati primi fondi per ricostruire case e chiese della Piana di Ninive

Ieri la visita di una delegazione della Chiesa caldea guidata dal patriarca Sako nel luogo da poco riconquistato dall’esercito governativo

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Nella giornata di ieri, giovedì 26 gennaio, una delegazione della Chiesa caldea guidata dal patriarca Louis Raphael I Sako ha visitato l’area della Piana di Ninive da poco riconquistata dall’esercito governativo, accolta anche da rappresentanti politici locali. Come spiega l’agenzia Fides, a Telkaif, nella chiesa del Sacro Cuore – dove è stata anche ricollocata la croce sulla cupola, in precedenza divelta dai jihadisti – il Patriarca caldeo ha guidato un momento di preghiera per invocare il dono della pace in tutta la regione e il sollecito ritorno dei rifugiati alle proprie case.
Il Patriarcato caldeo riferisce che sono stati costituiti dei comitati e stanziati i primi fondi – messi a disposizione dallo stesso Patriarcato e dalle singole diocesi caldee in Iraq – per un ammontare di quasi 500 milioni di dinari iracheni (pari a più di 380mila euro), per accelerare il ripristino di abitazioni e chiese danneggiate o distrutte durante gli anni di occupazione jihadista, e così consentire il rientro di quanti desiderano tornare alle proprie case, abbandonate tra il giugno e l’agosto 2014 davanti all’avanzata delle milizie dell’auto-proclamato Califfato Islamico.
In un messaggio diffuso ieri attraverso i media del Patriarcato – e rilanciato da Fides – si fa appello alla generosità delle parrocchie e alle comunità caldee sparse in tutto il mondo affinchè si facciano carico del sostegno finanziario ai progetti di ricostruzione e ripristino delle condizioni di vivibilità nelle città liberate della Piana di Ninive. Secondo dati forniti dallo stesso Patriarcato, e pervenuti all’Agenzia Fides, le prime ricognizioni hanno mostrato che Batnaya è la cittadina più devastata durante l’occupazione jihadista, e poi durante gli scontri che hanno portato all’espulsione delle milizie del califfato. Altre città, come Tesqopa e la stessa Telkaif, hanno subito meno danni.
Proprio a Telkaif le truppe governative, quando hanno ripreso il controllo della città, hanno trovato una donna cristiana di 60 anni, Georgette Hanna, che nell’agosto 2014 non era riuscita a fuggire insieme agli altri membri della sua famiglia, e da allora aveva trovato rifugio presso una famiglia di vicini musulmani, che per tutto questo tempo l’hanno accudita, tenendola nascosta presso la propria abitazione.

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ZENIT Staff

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