@Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano

Un anno di viaggi papali nel segno della Misericordia

Dal Messico alla Svezia, passando per Cracovia e Assisi: tutte le trasferte di Francesco del 2016

Share this Entry

Anche il 2016 stato denso di viaggi per papa Francesco. Tutte visite pastorali profondamente segnate dallo spirito di Misericordia, che ha permeato il Giubileo straordinario, concluso lo scorso 20 novembre. Sette i paesi visitati, per un totale di 24 giorni di trasferte. A ciò si aggiungono tre brevi pellegrinaggi e visite in Italia, in due dei quali, il Santo Padre ha significativamente fatto tappa ad Assisi, località il cui patrono ha dato il nome al pontefice argentino.
L’Avana: dopo mille anni uno storico abbraccio (12 febbraio)
Fino a una settimana prima, nulla era previsto. Nemmeno i superinformati ne erano al corrente. A quasi mille anni dallo Scisma d’Oriente, il Vescovo di Roma e il Patriarca ortodosso di Mosca si sono incontrati per la prima volta. Francesco e Kirill, un abbraccio storico in ‘territorio neutro’, frutto di mezzo secolo di laborioso cammino ecumenico. Non un incontro di cortesia, né di facciata ma l’occasione per lanciare pubblicamente una sfida per il “mondo che verrà”. Il Papa e il Patriarca firmano a quattro mani una dichiarazione comune dai pochi e chiari obiettivi: no alle guerre e ai traffici d’armi che le alimentano; no alla tratta degli esseri umani; libertà religiosa per i cristiani e per ogni culto, nessuno escluso; no alla deturpazione dell’ecosistema, sì al rispetto della casa comune; sì alla vita e alla famiglia, contro ogni “colonizzazione ideologica”. A Cuba, terra simbolo di un recente epocale disgelo – quello tra America latina ed America anglosassone – i due leader religiosi iniziano di porre le basi per una nuova riconciliazione: quella tra cristiani d’oriente e d’occidente.
Il Messico accoglie il “Papa dei poveri” (12-18 febbraio)
Lo storico e sorprendente abbraccio ecumenico de L’Avana avviene durante uno scalo verso Città del Messico. Il primo pontefice latinoamericano, venuto dalla “fine del mondo”, si reca in visita nel paese latino più prossimo all’Occidente. Tante le coraggiose denunce di Bergoglio: contro la corruzione, contro il narcotraffico, contro l’economia di sfruttamento. Ovunque Francesco è ‘latinamente’ accolto con calore, lo salutano come il “papa dei poveri” e il “papa della libertà”. Nel corso di un viaggio, in cui non poteva mancare l’omaggio alla Vergine di Guadalupe, patrona delle Americhe, presso il santuario del Tepeyac, Francesco incontra le comunità indigene del Chiapas, schierandosi dalla loro parte e presiede una storica messa a Ciudad Juarez, alla frontiera con gli Stati Uniti.
Lesbo: i rifugiati, nostri fratelli (16 aprile)
È la più breve visita pastorale dell’anno ma anche quella in cui dialogo interreligioso ed ecumenismo si intrecciano nel modo più significativo e concreto. Non è solo Francesco a Lesbo: con lui l’arcivescovo ortodosso di Atene, Ieronymos II, e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, a testimonianza di quanto il tema dei profughi stia a cuore a tutte le chiese. Il Papa elogia il popolo greco, gravato più di altri dalla crisi finanziaria europea, per la sollecita accoglienza dei migranti, giunti in particolar modo dalla martoriata Siria. “Non perdete la speranza!”, dice poi ai 2500 ospiti del campo profughi di Moria. Al ritorno, porta con sé in aereo 12 di loro, di cui 6 minori: tre famiglie in totale, tutte musulmane, accolte a Roma come rifugiati politici da strutture della Comunità di Sant’Egidio.
Armenia: cent’anni dopo, per non dimenticare (24-26 giugno)
È un popolo ferito quello armeno. L’anno precedente alla sua visita, papa Francesco aveva commemorato il centenario del “primo genocidio del XX secolo”, sottolineandone la persecuzione dei cristiani insita nel tragico evento. Anche la sua visita pastorale viene accolta con ostilità dalle autorità turche ma Francesco, nei suoi tre giorni tra Erevan, Gyumri e Etchmiadzin, manifesta tutto il suo affetto per gli armeni e ne elogia la fedeltà alle proprie radici cristiane, che spiegano la grande dignità con cui hanno sopportato il genocidio. L’incontro con i rappresentanti ortodossi – a partire dal Catholicos degli Armeni, Karekin II, con il quale firma una dichiarazione comune – è nel segno di quell’“ecumenismo de sangue” che, secondo la visione di Bergoglio, è in grado di riconciliare le chiese accomunate dal martirio.
Polonia: terra di santi e culla della misericordia (27-31 luglio)
In piena estate, ad attendere Francesco, c’è uno dei suoi viaggi più impegnativi. In Polonia, c’è il rischio del confronto con il suo santo predecessore, Giovanni Paolo II, amatissimo e indimenticato in patria. Le occasioni del viaggio sono due: il 1050° anniversario del “battesimo” della Polonia e la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Il pontefice argentino si reca in pellegrinaggio dalla Madonna di Czestochowa, rende omaggio a Santa Faustina Kowalska, poi ancora a San Giovanni Paolo II, nel santuario a lui dedicato e di recentissima inaugurazione. Commuove poi il mondo quando siede silenzioso ad Auschwitz, in contemplazione del mistero del male provocato da mani umane. Cracovia è la città dove è nato il culto della Divina Misericordia ed è significativo che la visita del Papa avvenga proprio nell’Anno Santo della Misericordia. Misericordiosi come il Padre è anche il motto della GMG, nel cui ultimo incontro, il Papa esorta i giovani ad “alzarsi dal divano”, a diventare protagonisti attivi della nuova evangelizzazione ed impegnarsi concretamente per un mondo più cristiano.
Georgia e Azerbaigian: alle frontiere della cristianità (30 settembre –  ottobre)
Ad appena tre mesi dall’Armenia, Francesco torna a visitare due paesi caucasici. Anche stavolta l’ecumenismo è in primo piano. Di grande intensità è il pellegrinaggio alla Sacra Tunica del Signore, da lui indicata come “mistero di unità” e custodita nella cattedrale patriarcale ortodossa di Svetyskhoveli, mentre durante l’incontro con il clero, i religiosi e i laici nella chiesa dell’Assunta a Tbilisi, spicca la sua vigorosa denuncia della “guerra mondiale contro la famiglia”, innescata dall’ideologia del gender. La visita in Azerbaigian, in modo particolare, è l’abbraccio ad una comunità cattolica di ridottissime dimensioni (appena lo 0,7% della popolazione, l’equivalente di una parrocchia non troppo affollata), parte in causa in quello che il Papa descrive come un riuscito esperimento di convivenza religiosa.
Svezia: la Riforma, 500 anni dopo (31 ottobre – 1 novembre)
L’ultimo viaggio internazionale dell’anno è anche il più controverso per papa Francesco. Accettato l’invito da parte della minoritaria comunità cattolica locale, il Santo Padre incontra i leader della chiesa luterana nazionale e, assieme ad essi, il leader della Federazione Luterana Mondiale, Mubib Younan. Siamo alla vigilia del 500° anniversario della Riforma protestante: un momento doloroso di separazione tra fratelli, comunque da ricordare e su cui riflettere. Sono tuttavia anche i 50 anni dell’avvio del dialogo ecumenico catto-protestante. Un cammino difficile che, tuttavia, ha dato i suoi frutti. E durante la messa conclusiva, allo Swedbank Stadion di Malmö, nella solennità di Ognissanti, il Pontefice non lesina di parlare di due elementi contraddistintivi della cattolicità: i santi (cita due illustri canonizzate svedesi, la patrona Brigida e la convertita Maria Elisabetta Hesselblad, entrambe esempio vivente della preghiera per l’unità dei cristiani) e la Vergine Maria. Dando dimostrazione che la ricerca di “ciò che unisce”, a discapito di “ciò che divide” non passa affatto per la negazione dei fondamenti della propria identità.
Assisi e luoghi terremotati: perdono, dialogo e consolazione (4 agosto, 18 settembre, 4 ottobre)
Durante il 2016 sarebbero state sospese le visite pastorali in Italia. Nel corso dell’anno, tuttavia, il Papa ritiene di dover fare tre eccezioni. La prima riguarda l’800° anniversario della festa del perdono di Assisi, che, dopo quasi tre anni, riporta Francesco in pellegrinaggio a Santa Maria degli Angeli.
Un mese e mezzo dopo, rivediamo Bergoglio nella culla del francescanesimo, in occasione di un altro anniversario: il 30° del primo raduno interreligioso per la pace di Assisi, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Tanti i leader religiosi da tutto il mondo e, ancora una volta, tra questi spicca l’ormai fedelissimo amico Bartolomeo I. È l’occasione per ribadire un messaggio per molti versi controcorrente: ogni fede religiosa, se vissuta con autenticità, porta alla fratellanza e alla pace tra i popoli.
Per visitare i terremotati del centro Italia, il Santo Padre sceglie il giorno del suo onomastico da Papa: il 4 ottobre. “Non volevo creare fastidio”, afferma in modo disarmante, con riferimento al fatto che la sua presenza poteva sembrare inopportuna e ‘ingombrante’ nell’emergenza totale delle prime settimane immediatamente successive al sisma, scatenatosi il 24 agosto. Francesco non risparmia nessuno dei paesi più danneggiati: Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto e Norcia. Incontra la popolazione ferita, tra abbracci e lacrime di commozione. Visita una scuola allestita in un container. Ma l’immagine che rimarrà negli annali è quella del Papa che, in totale solitudine si avvicina alle macerie della cittadina distrutta. Quasi una metafora di un’umanità a pezzi, che ha bisogno della consolazione di un padre. 
 

Share this Entry

Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione