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Te Deum: il Papa spezza una lancia in favore dei giovani

Durante i Vespri dell’ultimo dell’anno, Francesco denuncia la cultura della “speculazione”, che condanna molti ragazzi a rimanere senza lavoro o a emigrare

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Se Dio ha rinunciato ai privilegi della sua divinità, altrettanto dovranno fare gli uomini se vorranno incontrarlo. Questo lo spirito dell’omelia pronunciata oggi pomeriggio da papa Francesco per i Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.
Per la quarta volta nel suo pontificato, Bergoglio ha celebrato nella basilica vaticana il Te Deum di ringraziamento per l’anno appena trascorso, attingendo alla freschezza della gioia per Gesù appena venuto al mondo.
“Tutta la storia della salvezza – ha detto il Santo Padre – trova eco qui: colui che non era soggetto alla legge decise, per amore, di perdere ogni tipo di privilegio (privus legis) ed entrare attraverso il luogo meno atteso per liberare noi che, sì, eravamo sotto la legge”.
Venendo al mondo “nella piccolezza e nella fragilità di un neonato”, Dio abbraccia “nella sua carne la nostra carne” e “nella sua debolezza la nostra debolezza”. Egli “si è fatto uomo”, non si è “mascherato da uomo”, quindi “ha condiviso in tutto la nostra condizione”, specie nella “lontananza” e nella “solitudine”, “affinché il peccato, la vergogna, le ferite, lo sconforto, l’esclusione non abbiano l’ultima parola nella vita dei suoi figli”.
Nel presepe, quindi, viviamo una “logica divina” non incentrata sul “privilegio”, sulle “concessioni”, sui “favoritismi”, bensì sull’“incontro”, sulla “vicinanza” e sulla “prossimità”. Mentre il privilegio crea “esclusione”, Dio, con la sua “carezza della compassione”, genera “inclusione” e “fa splendere in ogni persona la dignità per la quale è stata creata”.
Allora, ha aggiunto il Papa, è opportuno ammettere che “da varie parti siamo tentati di vivere in questa logica del privilegio che ci separa-separando, che ci esclude-escludendo, che ci rinchiude-rinchiudendo i sogni e la vita di tanti nostri fratelli”. Siamo, inoltre, troppo spesso “miopi” o “prigionieri di un atteggiamento marcatamente integrazionista di chi vuole per forza far entrare gli altri nei propri schemi”.
Sostare davanti al presepe, contemplare Dio che si fa bambino, al contrario, ci aiuta ad “imparare dai nostri stessi errori e tentativi al fine di migliorarci e superarci” e, al tempo stesso, ad essere grati per la “generosità divina”, senza alcuna “nostalgia sterile o vano ricordo del passato idealizzato e disincarnato”, bensì con una “memoria viva” a sostegno della “creatività personale e comunitaria perché sappiamo che Dio è con noi”.
Guardando il presepe, riusciamo a “trovare la forza di prendere il nostro posto nella storia senza lamentarci e amareggiarci, senza chiuderci o evadere, senza cercare scorciatoie che ci privilegino”; ci aiuta, inoltre, a comprendere che “il tempo che ci attende richiede iniziative piene di audacia e di speranza, come pure di rinunciare a vani protagonismi o a lotte interminabili per apparire”.
In merito alla conclusione dell’anno, il Santo Padre ha sollecitato una riflessione su “come ci stiamo interessando al posto che i giovani hanno nella nostra società”. E ha formulato una denuncia di carattere sociale: “Abbiamo creato una cultura che, da una parte, idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani” all’emarginazione dalla “vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani”.
Si è privilegiata una “speculazione” a scapito di “lavori dignitosi e genuini” che permettano ai giovani di essere “protagonisti attivi nella vita della nostra società”, condannandoli a “bussare a porte che per lo più rimangono chiuse”. Davanti a loro, la società si comporta “come il locandiere di Betlemme che davanti alla giovane coppia diceva: qui non c’è posto”. Invece, essi vanno aiutati a “ritrovare, qui nella loro terra, nella loro patria, orizzonti concreti di un futuro da costruire”.
“Non priviamoci della forza delle loro mani, delle loro menti, delle loro capacità di profetizzare i sogni dei loro anziani (cfr Gl 3,1) – ha proseguito Francesco -. Se vogliamo puntare a un futuro che sia degno di loro, potremo raggiungerlo solo scommettendo su una vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale”.
In conclusione, il Pontefice ha esortato nuovamente a “guardare il presepe”, per raccogliere la sfida ad “aiutare i nostri giovani” a non lasciarsi “disilludere davanti alle nostre immaturità, e stimolarli affinché siano capaci di sognare e di lottare per i loro sogni. Capaci di crescere e diventare padri e madri del nostro popolo”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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