È il più facile ed il più pericoloso dei peccati. Viene spesso banalizzato. In alcuni casi è giustificato e si trovano mille ragioni per praticarlo. Si tratta della corruzione. In questa seconda parte dell’intervista monsignor Costantino Di Bruno, spiega la natura e l’origine di questo male diffuso, tante volte stigmatizzato da Papa Francesco.
***
Molti fedeli neanche confessano il peccato di corruzione sostenendo che si compie un illecito lieve per necessità. Lei che è confessore come risponderebbe?
Quanto è contrario ai Comandamenti di Dio, alle due tavole della Legge, è corruzione, compresa una più piccola falsità o menzogna detta ai danni del nostro prossimo, o anche un innocuo amuleto che si porta per scaramanzia: “Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio” (Dt 18,10-14).
Ogni forma di superstizione toglie a Dio la sua gloria. Lo priva della sua Signoria. Ogni senso che viene usato per il peccato, aumenta nell’uomo la corruzione della sua anima e del suo spirito. Sull’uso dei sensi Gesù parla con divina chiarezza: “Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna” (Mt 5,27-30).
Ogni violazione dei Comandamenti, compreso anche il settimo, non è peccato contro l’uomo, ma contro Dio. Si offende l’uomo, ma si pecca contro il Creatore, lo si insulta nella sua Signoria su tutto il creato. L’uomo non è più creatura, in tutto dipendente da Dio, si fa creatore di se stesso, anche servendosi del sangue del fratello per “ingrassare” la sua vita. Questa verità è stata rivelata già circa tremila anni fa da Davide dopo la sua duplice colpa di adulterio e di omicidio: “Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto: così sei giusto nella tua sentenza, sei retto nel tuo giudizio. Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro; lavami e sarò più bianco della neve. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (cfr. Sal 51,6-12).
Che dire poi dei furti del tempo e della vita operati contro il Signore? Non si consacra più a Lui il suo giorno santo. Non si donano più figli a Lui. È questa la corruzione: l’egoismo soffocante che cancella ogni volontà di Dio sulla creatura fatta da Lui a sua immagine e somiglianza. C’è da riflettere. A giustificazione di ogni egoismo, non solo si riduce la Parola di Dio a menzogna, cosa ancora più grave, si pone la nostra volontà come unico punto di riferimento e la si dichiara volontà di Dio. Oggi l’uomo non sta dichiarando volontà di Dio ogni nefandezza e abominio? Che dire ancora del furto e dell’appropriazione indebita della terra e dei suoi beni, che sono sempre e solo di Dio? A noi è stato dato l’uso e dovrà essere sempre esercitato con sapienza, intelligenza, giustizia, carità. Quanto non è strettamente necessario alla nostra vita, è degli altri per diritto divino. Va dato loro per giustizia. Se vogliamo fare l’elemosina, questa deve essere privazione del nostro necessario. Si rinuncia al nostro per dare agli altri.
Affermare o sostenere che si compie un atto illecito per necessità, già nello spirito, nel cuore, nella mente è corruzione della verità rivelata. Non rubare – ed è furto tutto ciò che si toglie agli altri, ma che non è frutto del nostro sudore – è comandamento al negativo ed obbliga semper pro semper. Non vi è alcun motivo valido per rubare, come non vi è nessun motivo giusto per commettere adulterio, per dire una falsa testimonianza, per divenire idolatri, per ammazzare.
Dobbiamo anche ricordare che al settimo comandamento è stato posto da Dio un muro di difesa. È il decimo comandamento che vieta ogni desiderio. Noi siamo chiamati a vivere con giustizia, sobrietà, pietà. La sobrietà, o temperanza, è virtù cardinale, necessaria, anzi indispensabile all’uomo. Ma questa virtù è dono e frutto in noi dello Spirito Santo. Chi vive di verità corrotta, attesta che è senza la luce e la guida dello Spirito. Leggiamo nel Libro di Tobia: “Anna lavorava a domicilio, tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare. Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei” (Tb 2,11-14).
Il profeta Abacuc dice al disonesto: “Hai decretato il disonore alla tua casa. Hai fatto del male contro te stesso” (Ab 2,10). San Giacomo ci ammonisce: “E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza” (Gc 5,1-6). Un tempo si insegnava che certi furti e frodi gridavano vendetta al cospetto di Dio. Oggi Dio è messo da parte da tutti e non ha più vigore né la sua Signoria, né la sua Legge, né tanto meno l’amore verso di Lui e il rispetto e l’onore per la sua gloria. Non solo. L’uomo si sta scrivendo oggi leggi che donano legalità ad ogni immoralità e peccato. Una società che si confeziona leggi per legalizzare ogni corruzione ed empietà, non ha futuro. Sarà consumata dal male da essa legalizzato. Ogni voto e firma che danno legalità a leggi di immoralità ci rendono responsabili di tutto il male che essi producono.
***
Ieri è stata pubblicata la prima parte dell’intervista. La terza parte sarà pubblicata domani 29 dicembre
Corruzione è un peccato lieve?
Per molti fedeli la corruzione non è un peccato “da confessione”. Il pensiero comune è che si compie un illecito lieve per necessità