Specialmente in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, la corruzione è un male diffuso, non solo tra gli uffici dei palazzi governativi e del potere, ma anche nelle attività economiche in cui ci siano due o più soggetti che trattano affari in maniera speculativa e utilitarista.
La corruzione sembra così diffusa da pensare che sia ineludibile e imbattibile.
In realtà non è così. La stragrande maggioranza delle attività economiche che si svolgono quotidianamente nel mondo sono condotte da soggetti onesti, liberi dalla corruzione, si tratta di attività che reggono l’urto ed i danni del malaffare e permettono all’economia mondiale ed alle opportunità di lavoro di crescere.
Ma qual è il danno morale della corruzione? Perché la Chiesa lo indica come peccato grave? Quali le ragioni che fanno cadere tante persone nella trappola del malaffare e dell’avidità? Cosa si può fare per liberare le vittime della corruzione?
Queste e altre domande le abbiamo rivolte a monsignor Costantino Di Bruno, cappellano di Sua Santità, già Penitenziere Maggiore della Cattedrale di Lamezia Terme dal 1985 al 2006, Assistente Ecclesiastico Centrale del Movimento Apostolico
Papa Francesco ha indicato la Corruzione come il più grave dei peccati, perché?
La corruzione, che è decomposizione e alterazione sostanziale dell’anima e dello spirito dell’uomo, è la madre di ogni peccato. Essa non permette che siamo mossi e guidati dallo Spirito Santo, che è Spirito di sapienza, conoscenza, consiglio, fortezza, intelletto, pietà, timore del Signore. Di conseguenza siamo governati dallo spirito del Male, che conduce l’uomo all’adorazione della materia animata e inanimata, collocata al posto di Dio e desiderata come unica sorgente di vita. Siamo chiari. La corruzione non riguarda solo il settimo comandamento, ma tutti e dieci. Non tocca una parte dell’uomo: corpo, cose, materia, ma prima di tutto anima e spirito, che a loro volta corrompono la Parola di Dio e di Gesù Signore. L’uomo rimane privo di tutta la verità rivelata che gli è stata data come purissima luce sulla quale condurre i propri passi. Essendo la corruzione il frutto dell’empietà, è anche la madre di ogni ingiustizia e iniquità. Così la Scrittura Santa: “La sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato. Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia” (Sap 1,4-5).
Chi, nella Notte di Natale, si è recato in Chiesa per partecipare alla Santa Messa, ha ascoltato queste parole dell’Apostolo Paolo: “È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone” (Tt 2,11-14). Il Vangelo è dato come luce vera, perché l’uomo conosca empietà, ingiustizia, desideri mondani, ma anche pietà, giustizia, sentimenti di Cristo Gesù. Ma cos’è l’empietà? È rinnegamento, tradimento, abbandono del vero Dio, Creatore e Signore, Salvatore e Redentore, per l’adorazione del Male. Con l’adorazione di Satana si cade nella terza tentazione vinta da Gesù Signore: “Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto»” (Mt 4,8-10). L’empietà si vince, divenendo vita, verità, luce di Cristo, in Lui, con Lui, per Lui. Al dono della luce Gesù sempre unisce quello della grazia.
Gesù Signore non è solo il Maestro, il Dottore, il Professore, il Testimone fedele e verace della verità di Dio che deve trasformarsi in verità dell’uomo. È prima di tutto il Creatore della verità di Dio nell’uomo per mezzo dello Spirito Santo, nella mediazione profetica, regale, sacerdotale della Chiesa, alla quale ha conferito ogni suo potere per la rigenerazione e la vita dell’uomo nuovo. Se l’uomo si lascia rigenerare dalla Chiesa per mezzo dei suoi sacramenti, sarà nuovo, ritornerà nella sua verità, vivrà da vero corpo di Cristo, mosso dallo Spirito Santo. Se non si lascerà immergere nelle acque della vita o uscirà dal corpo di Cristo con il peccato grave, ritornerà nella sua empietà. Sappia però che produrrà empietà e corruzione, idolatria e immoralità ancora più devastanti. Il Creatore dell’uomo ha stabilito solo Cristo Gesù nostro Salvatore, Redentore. È in Lui che lo Spirito Santo deve generarci come veri figli di Dio. È in Lui, che si attinge la vita, la verità, la luce, che sono il nutrimento del nuovo uomo, della nuova creatura. Ci separiamo dalla Chiesa, usciamo da Cristo, ritorniamo nella corruzione, commettiamo qualsiasi peccato. Fuori di Cristo, tagliati dal suo corpo, la vita eterna, vita vera, non può essere data dallo Spirito Santo e l’uomo soffoca nella corruzione senza limiti. Lo rivela Gesù nel Vangelo secondo Giovanni: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15,5-56).
Cristo Gesù non è un’appendice nella storia dell’umanità. Lui è la vita nella carne, che viene a noi dalla carne. È in Lui che la corruzione viene estirpata dal cuore, dall’anima, di conseguenza anche dal corpo. In Lui lo Spirito di Dio prende la guida dell’uomo e lo conduce di verità in verità, a condizione che sempre si nutra della verità e della grazia di Cristo Signore. L’odierna volontà di costruire una società senza Cristo, senza il suo corpo che è la Chiesa, fa sì che essa sia condannata alla corruzione, senza alcuna possibilità di salvezza. Questa è la verità della Scrittura Santa, verità rivelata. La storia ha sempre confermato ogni Parola di Dio e di Cristo Gesù. Non ha mai potuto smentirne una sola. Essendo verità rivelata, è affidata al cuore di ognuno, il quale può accoglierla o rifiutarla, mai però potrà dichiararla non vera. Se lo facesse, la storia lo accuserebbe di falsa testimonianza, menzogna, calunnia contro Dio e Cristo Gesù.
[La seconda parte dell’intervista a monsignor Costantino Di Bruno verrà pubblicata domani 28 dicembre]
Corruzione: il male più grande!
Mons. Costantino Di Bruno spiega origini e gravità del peccato di corruzione, il più pericoloso tra quelli che degradano la società civile